Dialogo immaginario, ma non troppo: questo è mio
di Guido Di Massimo
Spinto dalla brama di spazio e possesso, un tizio allunga le braccia e afferra dicendo “questo è mio”.
– Perché ?
– Perché ho bisogno di spazio vitale.
– Non ti basta lo spazio che hai? È molto per viverci in pace. E poi per vivere ancor meglio ci sono i commerci e gli scambi. Tu fai quello che sai fare meglio, noi facciamo lo stesso e poi ci scambiamo i nostri prodotti come vogliamo.
– No, non mi basta.
– Perché?
– Perché mi debbo difendere.
– Ma da chi ti devi difendere?
– Dai vicini.
– Perché?
– Non mi fido dei vicini.
– Ma avrai sempre dei vicini.
– È proprio questo che mi preoccupa. I vicini sono sempre pericolosi. E più sono vicini più sono pericolosi. Io i vicini li voglio lontani. Per questo ne afferro lo spazio, me li prendo e li metto dove so io, dove non possono nuocere …
– Ma, dopo che avrai afferrato e preso un vicino, quello che era prima il vicino del tuo vicino, diventerà vicino tuo, quindi un vicino lo avrai sempre. Anzi, più t’ingrandisci più vicini avrai.
– Ti sbagli. Non hai capito. È questione di tempo. Il mondo non è infinito, e un giorno i vicini finiranno.
– Ma sei pazzo? Come fanno a finire?
– Quando sarà tutto mio, non ci saranno più vicini e allora io e tutto il mondo saremo finalmente in pace. Tutto sarà pace e tutto sarà silenzio.
– E dopo?
– Dopo c’è lo spazio. Anche quello è mio.