
IL PAPA INVOCA LA PACE MENTRE INFURIANO DOVUNQUE LE GUERRE
di Giuseppe Gullo
L’elezione del nuovo Papa ha polarizzato l’interesse dell’opinione pubblica mondiale ed ha posto il Vaticano e Roma al centro del Pianeta. Vedremo molto presto quale sarà la strada che Leone XIV indicherà alla Chiesa universale e quanto essa sarà in continuità con il Magistero di Francesco e in quale misura invece percorrerà vie nuove per dare risposte alle grandi questioni della dottrina e della politica.
L’elezione del 267 successore di Pietro non ha però né fermato né rallentato le guerre che insanguinano i continenti e i conflitti politici che vedono contrapposte le potenze mondiali. Anzi, altri fronti si sono aggiunti a quelli già aperti con il conflitto tra India e Pakistan che coinvolge quasi due miliardi di persone. In Ucraina, mentre le armi continuano a uccidere, due eventi di natura non militare meritano di essere sottolineati. A Mosca la parata sulla Piazza Rossa, che celebra l’anniversario della vittoria sul nazifascismo, ha visto uno accanto all’altro Putin e XI per mostrare all’Occidente e agli US la perfetta sintonia tra Russia e Cina.
La risposta occidentale è stata la riunione dei più grandi paesi europei dei c.d. volenterosi nella capitale ucraina, con Meloni collegata solo on line e con l’ovvia assenza di Trump. Presenze e assenze, invero, molto significative e purtroppo negative per l’UE. La freddezza degli USA e il loro preannunciato disimpegno dal pieno e concreto sostegno al Governo del Paese invaso, da un lato, e la solidarietà della Cina alla Russia nel suo sforzo militare ed economico, dall’altro, chiaramente pregiudicano l’azione politica e militare in difesa dell’Ucraina occupata dall’armata rossa. Putin persegue il suo obiettivo di annessione territoriale di un Paese europeo o di parte di esso approfittando di incertezze e sostegni, palesi e nascosti, di chi finge di non capire che i precedenti costituiscono elementi di debolezza che saranno utilizzati in futuro con cinismo spietato.
Altrettanto grave, probabilmente in misura maggiore, quanto accade in tutto l’Occidente, America compresa, in relazione alla guerra tra Israele e Hamas. Dopo l’annuncio della decisione di Israele di occupare ed evacuare parte di Gaza, i movimenti contrari a Israele si sono mobilitati chiedendo il blocco di ogni iniziativa militare con manifestazioni nelle quali abbiamo assistito ad accuse violente contro Israele, a cori dal contenuto apertamente antisionista e a bandiere ebree date alle fiamme nelle piazze di mezzo mondo. In nome della Pace e del cessate il fuoco, invocati anche da Leone XIV nel suo primo discorso domenicale dalla Loggia di San Pietro, i movimenti filopalestinesi danno vigore a un mai scomparso sentimento di avversione nei confronti del mondo ebraico e dello Stato che lo rappresenta per decisione delle Nazioni Unite. Su questo piano così divisivo, sul quale l’intellighentia dell’Occidente ricco ed evoluto sembra schierarsi al fianco del popolo palestinese di fede musulmana, ha il dovere della chiarezza proprio chi ha a cuore i valori della cultura e della civiltà del mondo di cui siamo parte integrante.
Chi non vuole accettare il principio di due popoli-due Stati? Chi ha sempre operato per eliminare anche fisicamente coloro che ritiene usurpatori e invasori della sua patria? Chi fomenta l’odio contro l’Occidente e ciò che esso rappresenta? Chi invoca la guerra di religione per imporre l’oscurantismo islamico? Chi ha colpito con ferocia Israele per distruggerlo? Con i limiti e le diversità che conosciamo, la cultura ebraica è parte importante del nostro mondo e con noi condivide i principi delle democrazie liberali. Centinaia di ebrei scienziati, pittori, letterati, musicisti, luminari della medicina e della ricerca hanno contribuito a fare dell’Occidente una terra ricca e progredita nella quale si vive meglio che altrove e dove l’ingiustizia, che c’è e che ci sarà sempre, è minore che in ogni altra parte del mondo.
Nessuno sano di mente e sinceramente democratico accetta la guerra, le morti e le distruzioni che essa porta con sé. Se tuttavia la scelta che viene imposta dagli altri è soccombere o sopravvivere, abbiamo il dovere di agire per difendere la nostra civiltà insieme alle famiglie nelle quali siamo cresciuti e in quelle che abbiamo creato.
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