LA LIBERTÀ, QUAND’È MINACCIATA, VA DIFESA CON LE ARMI

LA LIBERTÀ, QUAND’È MINACCIATA, VA DIFESA CON LE ARMI

di Giuseppe Gullo

La scomparsa di Papa Francesco ha monopolizzato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale e italiana in particolare. Senza entrare nel merito specifico del Pontificato di Bergoglio, il cui giudizio spetta agli storici nei tempi che sono necessari per fornire valutazioni approfondite, non vi è dubbio che l’operato del Papa scomparso sia controverso e suscettibile di diverse letture. Come sempre accade, tra pochi giorni l’attenzione di tutto il mondo sarà assorbita dal Conclave e dalla figura del nuovo Papa e dalle conseguenze che il suo magistero porterà nel mondo. I problemi internazionali, tuttavia, restano interamente nella loro gravità, con le enormi difficoltà che presentano anche soltanto di confronto e di trattativa per arrivare a soluzioni diplomatiche.
Per quanto riguarda i temi politici di grande rilievo che l’Italia e l’Europa stanno affrontando, il c.d. programma per il riarmo (ReArm Europe, poi ribattezzato Readiness 2030), recentemente deliberato dal Parlamento europeo, è tale da produrre un vero e proprio terremoto tra i Partiti di maggioranza e di opposizione. Le posizioni sono molto diverse, sia a destra che a sinistra, e la divergenza è destinata ad aumentare a misura che la scadenza delle decisioni si avvicinerà e la gran quantità di denaro necessaria (800 miliardi) che gli stati membri dell’UE potranno spendere sino al 2030 in deroga al Patto di Stabilità.
Il fronte contrario al riarmo non ha perso l’occasione della grande eco mediatica della morte del Papa per rilanciare la sua posizione nettamente contraria alla spesa militare. In effetti Francesco è stato fortemente e tenacemente contrario, in nome della Pace, a spendere le enormi cifre necessarie a finanziare le guerre in corso in Ucraina e a Gaza e quelle destinate a spese militari.
Giustissimo se il quesito viene posto in questi termini. Se invece si dovesse rispondere al quesito posto da molti cattolici e laici, la risposta probabilmente sarebbe diversa. Se Papa Francesco, anzi l’uomo Jorge Mario Bergoglio, fosse stato il Presidente dell’Ucraina invasa dalla Russia di Putin, cosa avrebbe detto a proposito delle armi? E se non le avesse richieste e avesse mantenuto il proposito di non usarle mai e poi mai, come avrebbe potuto difendere la sua patria e i suoi cittadini? Le domande che pone a tutti Vito Mancuso, teologo cattolico, sono quelle che centrano il cuore del problema. Ovviamente le risposte riferite al Papa defunto, non le sapremo mai. Gli interrogativi, tuttavia, si pongono alla coscienza di ciascuno e richiedono una risposta.
Se i fatti sono questi e se gli Stati Uniti, che si sono fatti carico della maggior parte dei costi per la difesa necessari al mantenimento della Nato, dichiarano di non essere più disposti a farlo, sebbene abbiano in Europa decine di basi, migliaia di soldati e adeguati mezzi militari; se vi è la prova certa che la Russia persegue una politica imperialista e intende ricostituire l’impero caduto nel 1991; se la sicurezza dei popoli europei è in pericolo, quali sono le risposte più giuste da dare a queste domande?
Ogni cittadino in buona fede di fronte alla domanda se preferirebbe che 800 miliardi di euro vengano spesi per migliorare la sanità pubblica, la qualità dell’istruzione e la ricerca scientifica, le infrastrutture, i trasporti, la green economy, o invece per creare un esercito europeo, sicuramente risponderebbe che la sua scelta sarebbe per la spesa sociale e non per quella militare. Se a quello stesso cittadino si chiedesse quale dovrebbe essere la risposta dell’Europa e dell’Italia nel caso di invasione dei territori nazionali da parte di uno Stato straniero, probabilmente risponderebbe che si dovrebbe combattere come fecero i partigiani per riconquistare quella libertà che festeggiamo il 25 Aprile come valore fondante della Repubblica.
Un mondo senza armi e senza guerre è un’aspirazione alla quale non possiamo rinunciare. Così come non possiamo permetterci di non essere in grado di difendere i confini e il popolo ove fossero attaccati con la forza. Chi governa ha il dovere di fare scelte difficili talvolta dolorose, ma deve sempre privilegiare ciò che serve a mantenere il bene più grande che un popolo possiede: la Libertà, il diritto di vivere nel pieno rispetto dei diritti riconosciuti dalla propria Costituzione.

Fonte Foto: Wikimedia CommonsFiat 500eLicenza

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