
PERCHÉ NON SE NE PARLA?
di Guido Di Massimo
Si parla molto in questo periodo della necessità di metterci in condizioni – tutta la Comunità Europea – di difenderci da possibili aggressioni, ovviamente dalla Russia. E si è deciso di aumentare le spese per la difesa al 5% (3,5 + 1,5) nel giro di una decina d’anni. Purtroppo, la decisione è stata presa sotto la spinta e le minacce dell’ineffabile imprevedibile “putibondo” Trump invece che in modo autonomo come sarebbe stato opportuno e dignitoso.
Siccome il tempo per arrivare al 5% è molto lungo si può benissimo malignare: passato Trump, dopo una auspicabile pace tra Russia e Ucraina, con un Putin che si mostrerà con un ipocrita volto pacifico e suadente, con in casa filo putiniani e “pacifisti” in quantità, il 5% sarà difficilmente raggiungibile, a meno di fatti gravi e nuovi. Altrettanto malignamente, si può pensare quello che già ora appare chiaro, e cioè quell’1,5% parte integrante del 5% sarà annacquato da spese che con la difesa avranno poco a che fare: basta un po’ di fantasia per dire che anche una migliore illuminazione delle strade o la manutenzione di un acquedotto possono essere ricondotte a “spese per la difesa”.
Si è detto anche – giustamente – che se ognuno dei paesi dell’UE agirà per conto proprio, magari preoccupato innanzitutto di favorire le proprie industrie, l’efficienza delle spese per la difesa non sarà certamente al massimo. Questo anche con accordi tra paesi che potrebbero ridurre questo inconveniente.
Ma perché in tutto questo gran parlare non è stata detta – mi sembra – una sola parola sulla vecchia C.E.D. (Comunità Europea di Difesa), ipotesi di esercito comune nata agli albori dei primi trattati tra paesi europei e morta nel 1954? Perché non riprendere il vecchio progetto ripartendo per quanto possibile da là? Era tutto da buttar via? Se quel progetto fosse stato attuato avremmo fatto molti passi avanti sulla via della necessaria unione politica dell’Europa.
Quando i singoli Stati riusciranno ad avere una visione aperta e lungimirante? Quando riusciranno a rinunciare ai loro miopi egoismi e sovranismi per un futuro fatto da un’Europa “unità nella diversità” e forte di un proprio esercito? Un esercito che ci sottragga dall’umiliante bisogno di un imprevedibile inaffidabile Trump o di un America che, Trump o non Trump, la tendenza all’isolazionismo lo ha nel DNA?