
RECENSIONE AL LIBRO “IL POTERE DEI PAPI” DI RUDOLF LILL*
di Guido Di Massimo
Domani si apre il Conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco e ci sembra il momento giusto per pubblicare la recensione al Libro “Il Potere dei Papi” di Rudolf Lill, che il nostro editorialista Guido Di Massimo ha scritto per la prestigiosa storica rivista liberale “Libro Aperto” del dicembre 2023. Rudolf Lill (1934-2020) è stato uno storico tedesco di grande rilievo, specializzato in storia moderna e contemporanea, e ha dedicato buona parte della sua opera allo studio dei rapporti tra Stato e Chiesa, e in particolare alla storia del papato.
Aperto da una prefazione di Alberto Melloni, il libro è una storia critica del “potere dei papi” nel fluire dei secoli. Ma è anche storia della tensione tra una Chiesa aperta e conciliare e una Chiesa clericalizzata e centralizzata sul potere papale.
Inizia facendo riferimento alle affermazioni di superiorità del potere papale su quello temporale espresse da Gregorio VII e si sviluppa fino a Benedetto XVI. Particolarmente focalizzati Pio IX e la contrapposizione tra il suo concilio Vaticano I del 1868 e il concilio Vaticano II di Giovanni XXIII.
Del concilio di Costanza del 1414-18 si riporta che stabiliva che all’interno della Chiesa la suprema autorità non spettava al pontefice ma al concilio, che il papa avrebbe dovuto convocare ogni dieci anni, decisione poi ignorata. Di Pio IX si sottolinea l’assolutismo e la chiusura al mondo moderno che culminò nell’enciclica “Quanta Cura” del 1864, nell’annesso “Syllabus Errorum” e nel dogma dell’infallibilità papale quando decideva “ex cathedra”, dogma che si aggiungeva a quello dell’Immacolata Concezione dell’otto dicembre 1854. Giudica il periodo che segue sostanzialmente in linea con lo spirito assolutista del Vaticano I, in particolare con Pio XII.
Del Vaticano II si sottolinea la spinta all’apertura della Chiesa al mondo e alle riforme, di come questo concilio fu continuato pur con meno decisione da Paolo VI e poi ignorato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, che tornarono alla centralizzazione.
Le posizioni della Chiesa nel tempo sono necessariamente conseguenza del suo essere, delle congiunture storiche e del carattere dei pontefici del momento, e l’assolutismo papale può essere una difesa della sua continuità. Ma il problema che pone Rudolf Lill è di come la Chiesa si pone nel mondo: chiudersi reagendo ai cambiamenti e facendo riferimento ai soli suoi principi o tentare di capire il mondo e le ragioni dei cambiamenti per meglio agire in base a questi principi? La Chiesa si identifica ed è del papa o del papa insieme con i vescovi oppure di tutto il clero o di tutto il popolo dei credenti? Come si può raggiungere l’ecumenismo? Come potrà essere superata la scissione nata con Lutero? Quale il futuro delle donne nella chiesa? Come affrontare il problema del celibato? Come rispondere alle richieste di sacerdozio da parte di persone sposate? Come risolvere i problemi legati ad una procreazione responsabile? …..
La società si evolve in modo rapido e imprevedibile, come imprevedibili sono i problemi che si porranno. Quello di un equilibrio tra accentramento e “apertura al mondo” rimarrà aperto nei secoli a venire: fa parte dei problemi per i quali non esistono soluzioni ma solo aggiustamenti successivi, sui quali si gioca però il crescere o l’appassire.
*Tratto da “Libro Aperto”, n. 115, dicembre 2023
Fonte Foto: Wikimedia Commons – Josef Wabinski – Licenza