A parer mio, meno male che c’è Papa Francesco!

A parer mio, meno male che c’è Papa Francesco!

di Roberto Tumbarello

Né gli italiani né cristiani e cattolici s’interessano di ciò che sta accadendo nella Chiesa di Roma e che ci riguarda da vicino. Non sono affari nostri, dicono in tanti pensando erroneamente che siano solo beghe tra preti. Invece, interessano la società intera perché, indipendentemente dalla fede, la morale che dal cattolicesimo proviene condiziona credenti e miscredenti. La nostra religione, che non obbliga nessuno a credere, come, invece, le altre monoteiste, detta da due millenni le regole di comportamento della società civile. Quindi, la guerra, che è scoppiata sin dal primo giorno delle sua elezione al soglio di San Pietro, tra Papa Francesco e alcuni cardinali, coinvolge la morale, che, infatti, è in regressione continua. Queste polemiche sull’interpretazione del Vangelo e altre questioni teologiche sono una sorta di ammutinamento alle regole basilari della fede. Il Papa è vicario di Cristo e viene scelto in conclave dai cardinali, ispirati dallo Spirito Santo.

Teologi dissidenti contro Papa Francesco.
Se i teologi dissidenti contestano il pontificato di Francesco vuol dire che non credono più neppure nella verginità della Madonna, né in nessun altro dogma pronunciato nel corso dei duemila anni da molti dei 266 pontefici. Se lo Spirito Santo si è distratto nel giorno della sua elezione, il 29 giugno 2013, non gli si può più dare fiducia. Non è infallibile, quindi, non esistono neppure loro che dal Papa vengono insigniti della porpora cardinalizia. È una lotta per un potere che non esiste se lo svuotano loro stessi, contestando il rappresentante di Cristo in terra.

Eppure Papa Francesco sta interpretando il messaggio evangelico che predica una Chiesa povera e sana.
Ci voleva, per questo adeguamento, un pontefice progressista che ha tolto privilegi superflui al clero, cominciando da sé stesso. Infatti, usa un’auto utilitaria, anziché la berlina di lusso con autista in livrea, che ha la stessa funzione. Come pure la Croce di un metallo comune può sostituire degnamente quella di argento o d’oro. Arcivescovi e cardinali possono vivere comodamente in alloggi normali anziché in appartamenti di 700 metri quadrati.

Fare voto di castità non significa per Papa Francesco profittare dei giovinetti.
E neppure aggredire conventi di clausura. Seppure qualcuno vuole celebrare la Messa in latino, lo faccia senza dovere coinvolgere tutti i fedeli cui il concilio Vaticano II concesse la più facile e comprensibile Messa nella lingua che ognuno parla.
Quello che sorprende è che, come del resto in politica, nessuno tiene conto dell’opinione dei fedeli. Il solo ad avere questa sensibilità è Francesco che, infatti, viene contestato dalla Curia, cui non importa ciò che pensa la gente. Padre George, segretario di Benedetto XVI, alimenta le polemiche riferendo lamentele che Francesco non merita, perché bisogna almeno riconoscergli di avere subìto in silenzio, come una penitenza, l’ingombro in Vaticano di un Papa emerito che avrebbe potuto trascorrere altrove il suo pensionamento, condizionando continuamente, con la sua presenza e vari interventi, il pontificato di Francesco.

I meriti eppure c’è chi lo attacca.
Adesso che non c’è più interviene il suo segretario che lo tiene in vita assecondando le critiche di alcuni cardinali che sarebbero stati, secondo loro, pontefici migliori seppure lo Spirito Santo non li abbia ritenuti degni. Nessuno tiene conto della popolarità di questo grand’uomo che, col suo carisma, ha annullato persino l’intolleranza del fondamentalismo islamico. E che il PD, composto in gran parte da ex comunisti miscredenti, vorrebbe come suo leader se per caso dovesse abdicare come il suo predecessore. Francesco ha ridato prestigio alla Chiesa che era ridotta peggio del PD, e dignità ai prelati e sacerdoti.

Fino a Papa Francesco le scuole cattoliche erano disertate in tutto il mondo.
I fedeli temevano di iscrivervi i figli che venivano spesso molestati. In termini laici un tale pontefice è definito progressista, cioè considerato un Papa moderno ed evoluto, quindi più umano. E, stranamente, i conservatori, che sono più credenti, gli sono contrari. Non sanno perché. Sono gli anacronismi italici. Gli atei sono ammiratori di Francesco, mentre i credenti ne diffidano. Dovremmo essere favoriti dalla vicinanza della Chiesa che ha sempre saputo adeguarsi ai tempi e all’evoluzione sociale, pur mantenendo fermi i principi fondamentali.

I pontefici non si sono sempre occupati delle anime.
Hanno gestito per più di un millennio anche il potere temporale. Cioè furono capi dello Stato pontificio, dal 752 al 1870. Ora, da Paolo VI in poi, a 75 anni debbono presentare le dimissioni dai loro incarichi e dopo gli 80 non possono nemmeno partecipare al Conclave. Perché al di là di quelle età è pericoloso assumere responsabilità di governo.

La politica politicizza anche Papa Francesco.
Ma la Chiesa, nonostante l’esperienza e la capacità di adeguarsi a tutte le situazioni, dal potere all’obbedienza, non è di esempio. Perché i politici sono presuntuosi e credono di non avere bisogno di emulare chi ne sa di più. Anzi, allo stesso modo di certi cardinali, contestano il comportamento del Papa, svuotandolo dell’infallibilità che lo Spirito Santo gli conferisce. Siamo capaci di politicizzare persino la fede, dove per ora s’incontravano tutti i cittadini. Ora, invece, si cerca di stabilire se Gesù era di destra o di sinistra.

Ci manca solo l’intervento del terzo polo.
Chissà se interverranno nel dibattito anche quelli del cosiddetto terzo polo, che forse vorranno dire la loro, anche se è ormai assodato che vi aderiscono prevalentemente transfughi. Tranne per la parentesi delle elezioni regionali della prossima settimana. Infatti, per sfidare la destra, la Moratti non poteva scegliere altra lista. Se, quindi, Azione sembra essere cresciuta nelle ultime settimane è perché chi ci voterà vuole vedere la vedova al posto del deludente Presidente Fontana.

Elezioni cartina tornasole?
Queste elezioni riveleranno la posizione di Forza Italia, che ufficialmente sostiene la destra e Fontana, ma si sospetta che complice occulto della vedova ci sia anche Berlusconi, che vuole togliersi tutti i sassolini che La Russa e Meloni gli hanno messo nella scarpa. Curiosa e incerta è anche la situazione romana, dove il PD non ha ancora trovato un accordo col M5S, come se ci fosse un’alternativa. L’hanno trovato, invece, col terzo polo, che, come al solito, creerà problemi anche a

I DEM continuano a farsi male
Bonaccini, credendo di ampliare la possibilità di successo per la conquista della segreteria del partito, accoglie fra le sue braccia un personaggio che ha fatto carriera denigrando il PD. Si conferma, così, la tendenza dei dirigenti DEM di continuare nella demolizione del partito. Anche le piattaforme sociali si sono scatenate contro l’acquisto di un voltagabbana del M5S e minacciano di non votare più per il PD. Giarrusso, ex iena ed europarlamentare del M5S, è l’uomo che accusava dirigenti ed elettori del PD di puzzare più della merda. I commenti negativi di Parlamentari e dirigenti sono stati immediati. Persino quelli di altri partiti.

I più accomodanti pretendono almeno delle scuse, come se bastassero per le volgarità e le accuse che quell’individuo ha diffuso. Renzi annuncia la fine dell’accordo politico con Bonaccini, che, anziché accordarsi con Conte, accoglie un transfuga, chiudendo qualsiasi alleanza possibile.

Le parole di Bonaccini e le repliche.
Seppure di provenienza comunista, Bonaccini, che si definisce il più moderato dei quattro pretendenti – Schlein, De Micheli e Cuperlo – fa il gioco della destra, come Letta. C’è una continuità nella dabbenaggine del PD. Il fatto quotidiano ricorda che qualche messe fa Giarrusso si candidò in Sicilia nella lista di Cateno De Luca. Alludendo alla disonestà della sinistra chiedeva “Chi c’è al dipartimento tangenti?”. Si legge su Facebook una serie di “Sono allibito”, “Non ci posso credere”. “Se è uno scherzo è di pessimo gusto”.

Molte le critiche all’interno del PD. Scrive la Madia: “Grave errore politico l’entrata trionfale di Giarrusso dal palco di una Convention congressuale”. Provenzano: “Non si doveva andare in cerca di elettori perduti?”. Persino la pagina satirica “Le frasi di Osho” ironizza sull’ultimo acquisto del PD: “Il definitivo salto di qualità”. Il commento generale di parlamentari: “Con l’ingresso di questo voltagabbana, non ci rimane neppure un briciolo di dignità”. “Con Bonaccini andremo sempre peggio”. “Com’è possibile che tanti maggiorenti del partito lo sostengano?”. “L’arrivo di un personaggio squalificato, come Giarrusso, decreta il crollo definitivo del PD”.

Da Papa Francesco a Zelensky.
Tanto per polemizzare e aggiungere casini a quelli che già esistono e ingarbugliano ulteriormente la politica, l’Italia affronta un grosso problema che coinvolge il Festival di Sanremo. Può Zelensky intervenire con un video di due minuti alla serata finale che metta al corrente il grosso pubblico della tragedia di un popolo aggredito, come potrebbe accadere a chiunque, noi compresi, data l’aggressività della Russia? Il dilemma è bipartisan. È una circostanza unica, dato che solitamente qualsiasi avvenimento è di destra o di sinistra. Quindi, è benvenuta questa ridicola polemica.
Nessuno pone la domanda: qual è il danno per i 15 milioni di telespettatori che amano le canzonette e non leggono giornali né ascoltano notiziari, quindi non sanno nulla dell’aggressione subita dall’Ucraina? È immorale, ridicolo, dannoso, di cattivo gusto che Zelensky intervenga in una manifestazione canora? Secondo molti italiani i problemi di Zelensky, burattino in mano agli USA, sono due argomenti differenti. Certo, uno è musicale, l’altro micidiale. La polemica sarebbe stata meno violenta se il Festival avesse invitato Messina Denaro. Nessuno avrebbe contestato l’occasione di sapere perché si delinque e si fanno stragi. l’Italia per ora è fatta così. Si rischia la guerra nucleare. Ed è vero. Potrebbe scoppiare da un momento all’altro.

La memoria di Martin Niemöller.
Ma non perché Zelensky interviene al Festival per due minuti, né perché agli italiani non interessa se un paese indipendente viene bombardato da missili, se muoiono tanti innocenti, se il bersaglio non sono più solo obiettivi militari, ma asili, ospedali, abitazioni civili e colonne di profughi. Come recita la poesia di Martin Niemöller, che molti attribuiscono erroneamente a Bertold Brecht. “Prima vennero a prendere gli zingari e ne fui contento….. Poi gli omosessuali…. e i comunisti….. Infine gli ebrei e io non intervenni mai perché non mi interessava. Quando vennero a prendere me non c’era più nessuno a difendermi”.

Se poi da quanto di buono fa Papa Francesco si passa a Cospito, siamo alla frutta
Dibattito acceso sul caso dell’anarchico abruzzese Alfredo Cospito, 56 anni, in prigione da 10 anni per avere gambizzato l’amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare. Mentre era in carcere fu accusato dell’attentato alla Scuola Carabinieri di Fossano, dove esplosero due ordigni nei cassonetti davanti all’ingresso. E fu condannato a 20 anni in primo grado e in appello per strage (non compiuta) contro la sicurezza dello Stato. La Cassazione, anziché confermare la pena, l’ha respinta perché giudicata inferiore alla gravità del reato, che merita l’ergastolo ostativo. Invece secondo la Corte d’Appello non gli sono state concesse le attenuanti per la lieve entità del danno.
Siccome è al 41-bis – situazione carceraria riservata a chi commette reati di mafia – da più di tre mesi, Cospito fa lo sciopero della fame ritenendo che la pena sia esagerata in rapporto ai reati commessi, ed è ridotto in condizioni disperate. La difesa chiede che non sia più sottoposto al carcere duro, ma il governo annuncia fermezza. Qualche giorno fa cinque auto della Telecom sono state incendiate a Roma e due della polizia locale a Milano. Anche la catena di attentati che hanno colpito le nostre sedi diplomatiche a Barcellona, Berlino e Atene sono attribuite ai collegamenti italiani del movimento anarchico di Cospito.

C’è differenza tra Cospito e gli oppositori di Putin.
Nel frattempo è dimagrito 50 chili. In tre mesi e mezzo è sceso dai 120 chili a 70. Ed è stato trasferito dal carcere di massima sicurezza di Sassari a quello di Opera a Milano perché collegato con l’ospedale San Paolo, in caso di urgenza. Intanto, persino la sua prima vittima gambizzata chiede allo stato un atto di clemenza per le condizioni del detenuto. Mentre il suo avvocato invoca addirittura l’abolizione del 41-bis, che definisce istituto incivile.
Tutti questi reati vengono attribuiti a Cospito  come capo dell’organizzazione terroristica. Mentre gli storici fanno notare che gli anarchici non hanno gerarchie. Sono gruppuscoli isolati che sorgono spontaneamente e non sono legati a nessuna organizzazione. Mattia Feltri sulla Stampa scrive: «Se per disgrazia Cospito morisse, sarebbe il disastro per tutto il sistema. Infatti, gli oppositori muoiono in carcere nella Russia di Putin nell’Iran di Alì Khamenei, non nelle democrazie liberali occidentali».

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