Considerazioni su una vicenda ‘Amara’
Avevo pensato di non scrivere altro sull’incredibile vicenda Amara, Loggia Ungheria, Storari, Davigo, Greco e c.
Contavo di tornare sull’argomento al momento del processo. Alcuni fatti, con conseguenti riflessioni, mi hanno fatto cambiare idea.
La prima considerazione è stata che con ogni probabilità non ci sarà alcun processo. La Procura di Brescia, che si è trovata questa brutta gatta da pelare, sta procedendo con la tecnica del carciofo.
Poco a poco, foglia dopo foglia, sta eliminando dalla scena molti possibili protagonisti svuotando di fatto il cuore dell’ortaggio-inchiesta lasciando, se non dovesse poterlo evitare, la parte meno gustosa e appetibile.
Escono così di scena il Procuratore Generale della Cassazione in carica e il Procuratore capo di Milano appena andato in pensione.
La Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione non avendo sufficienti elementi per sostenere l’accusa nel dibattimento.
Fin qui nulla di particolare. La sorpresa viene allorché si scopre la motivazione principale della richiesta.
Sostiene il Procuratore capo di Brescia che non è stato possibile avere riscontro delle differenti versioni dei fatti riferiti dai due alti magistrati in quanto entrambi hanno smarrito il cellulare dal quale avevano inviato e/o ricevuto i messaggi che riguardavano il caso Amara/Ungheria.
Gli inquirenti avevano accertato che lo scambio di messaggi vi era stato e che alcuni di essi erano lunghi ma in mancanza dei cellulari non era possibile conoscerne il contenuto.
In tali condizioni le contrastanti versioni del PG e del Procuratore di Milano non avrebbero potuto essere confutate. Ciò che è certo è che una delle due versioni è in tutto o in parte falsa con l’ovvia conseguenza che chi l’ha riferita ha mentito. Può anche essere accaduto che solo una parte sia vera con il necessario corollario che entrambi i protagonisti della vicenda avrebbero accomodato i fatti alle loro necessità.
Inquieta sicuramente il fatto che queste considerazioni riguardino dichiarazioni rese da due tra i più importanti magistrati dell’ordine giudiziario in occasione di interrogatori resi davanti al PM nel corso di un’inchiesta delicatissima che vede coinvolti personaggi di gran nome.
Ma quello che sbalordisce è la singolare coincidenza dello smarrimento dei cellulari utilizzati in questa occasione da parte di entrambi i magistrati. Per carità, può capitare e quando avviene è una iattura. Ciascuno di noi, credo, davanti ad un’eventualità così tragica qualche precauzione la prende. Per non perdere rubriche telefoniche, agende, contatti, messaggi etc, periodicamente ognuno trasferisce tutto su una penna e sa che in caso di furto o smarrimento del telefono, in qualche modo, può rimediare. Questo lo pensa e lo fa un comune mortale ma sicuramente non passa nemmeno nell’anticamera del cervello a chi ha in mano i destini di milioni di persone. Non solo, i magistrati di cui parliamo non hanno un telefono di servizio? sicuramente si. I messaggi relativi ad un’ indagine che riguardava l’attività dei loro Uffici non avrebbero dovuto essere inviati da quel telefono? Se quello in dotazione viene perso, poiché è di proprietà dello Stato, non deve essere oggetto di denuncia? Non risulta che sia accaduto nulla di simile. È plausibile quindi che siano stati usati telefoni personali da entrambi i protagonisti. Se fosse vero sarebbe un peccato veniale benché fosse corretto usare il telefono di servizio per attività istituzionale. Si capisce però. Talvolta capita che un certo numero sia registrato in un telefono e non nell’altro, che ne stai usando uno e non pensi a cambiarlo per scrivere una cosa che ti è venuta in mente. Se lo perdi, però, e non hai salvato da nessuna parte i contenuti, la scheda la blocchi, la denuncia la fai soprattutto se hai memorizzato file delicati e numeri riservati di persone importanti. È stato fatto? Non risulta. In effetti di tutto questo sono pochi a parlarne e a pubblicare resoconti dettagliati con la pregevole eccezione del Riformista che alcune domande le pone senza ottenere risposte.
I due telefoni cellulari sono scomparsi nel nulla lasciando una scia di cattivi pensieri. Sempre che non siano in qualche caveau inespugnabile come salvacondotto speciale.
Alla fine potrebbe risolversi tutto con qualche trasferimento d’ufficio come accadde per lo scontro Bruti-Robledo in attesa dell’Apocalisse e che l’Angelo Vendicatore faccia Giustizia.
Peppino Gullo