IL DOLORE PER LA STRAGE DI CUTRO, E LA SOLUZIONE CHE NON C’È

IL DOLORE PER LA STRAGE DI CUTRO, E LA SOLUZIONE CHE NON C’È

di Giuseppe Gullo

La strage di migranti davanti alle coste della Calabria ha giustamente colpito l’opinione pubblica ferendo il sentimento di solidarietà umana che è molto profondo in tutto il popolo. In questa tragica vicenda il comportamento del Governo è stato criticabile da molti punti di vista. Il Ministro dell’Interno ha mostrato i limiti che sono quasi fisiologici nella maggior parte dei tecnici che assumono incarichi ministeriali senza avere le qualità e le sensibilità dei politici. Non è la prima volta che ciò accade. Basti pensare all’esperienza del ministro precedente, il prefetto Lamorgese, che si è distinta per una gestione deficitaria di un dicastero importantissimo.
La regola secondo cui un buon tecnico normalmente non riesce a diventare un buon ministro trova conferma nella disastrosa gestione del tragico evento da parte del prefetto Piantedosi. Questo è un aspetto del problema e sicuramente non il più rilevante. La questione immigrazione è complessa e investe questioni umanitarie, etiche, di diritto internazionale e naturale di grande spessore. Pone un problema di rapporti politici all’interno dell’UE che sono annosi, mai affrontati seriamente e di fatto evitati da molti dei paesi dell’Unione. Per gli Stati di frontiera è un problema drammatico e per noi ancora di più per la collocazione geografica del nostro Paese.
Il Governo Meloni annaspa senza avere la forza e le relazioni europee necessarie per affrontare positivamente il problema. Gli appelli continui del Papa all’accoglienza e la pressione delle imprese che hanno bisogno di almeno duecentomila addetti prima dell’estate, su versanti diversi, amplificano i termini del problema. In realtà nessuno sa cosa fare e la confusione regna sovrana. Per obiettività è necessario dire che nessuno dei Governi che si sono succeduti dal momento in cui la miope scelta franco-anglo-americana eliminò Gheddafi – senza che vi fosse una seria alternativa e fece così della Libia un campo di battaglia nel quale di fatto comandano i trafficanti di uomini – ha avuto una politica chiara e mirata a risolvere il problema, forse con l’eccezione del periodo in cui il Ministro dell’Interno Minniti ha messo in atto una reale inversione rispetto al passato. Si è tornati indietro e di molto con Lamorgese ed oggi siamo davvero in mani incerte e confuse. Non c’è da aspettarsi nulla di buono!
Ciò detto, va rilevato che su questo nervo scoperto giocano le loro carte i “doppio pesisti” i quali sono pronti a lanciare accuse, invocare l’intervento della magistratura, denunciare omissioni e ritardi in parte reali, come detto, ignorando deliberatamente i comportamenti non meno gravi di altri Governi su questioni analoghe.
Un amico mi ricordava che nel 1997 nel mare Adriatico morirono 81 migranti albanesi a seguito dello speronamento di una carretta del mare albanese da parte di una corvetta italiana in missione di controllo della acque territoriali italiane. Dopo le contrite dichiarazioni di fronte a una strage immane, la questione venne archiviata senza che vi fossero conseguenze di alcun genere né per i responsabili politici, né per gli esecutori materiali. La questione albanese venne risolta da quel popolo che oggi vive un periodo di ripresa economica. All’epoca dei fatti di cui parliamo, tanto per chiamare le cose col loro nome, Presidente del Consiglio era Prodi e ministro dell ‘interno Napolitano.
Il fatto è che davanti a questioni di grande complessità come quella dell’immigrazione d’intere popolazioni spinte dalla fame e dalla disperazione, le possibilità sono due: o il Governo ha pronto un piano preciso e realizzabile da mettere subito in atto per fronteggiare la situazione o andrà avanti con provvedimenti estemporanei, privi di una strategia complessiva e pertanto sicuramente destinati a essere inadeguati ad affrontare efficacemente le situazioni spesso drammatiche che si presentano.    Questa seconda ipotesi è quella che si è verificata nel Belpaese nel quale i governi che si sono succeduti non sono stati in grado di mettere le premesse per la soluzione della questione.
L’embargo è pura follia da tutti i punti di vista. Penso che ne siano consapevoli anche coloro che lo sostengono e che ultimamente usano toni molto meno aggressivi rispetto a qualche anno fa. La soluzione europea di fatto non è accettata dai nostri partner e soprattutto da Germania e Francia. È vero che la Germania accoglie ogni anno oltre 500 mila immigrati che utilizza come mano d’opera per le sue industrie ma fino a oggi non ha inteso dare sostegno a una soluzione condivisa sulla ripartizione delle quote tra i Paesi membri. La Francia ha una posizione ancora più rigida. Ha chiuso la frontiera di Ventimiglia e non accetta le quote nazionali. Gli altri Paesi dell’Unione o praticano la linea della chiusura totale, come l’Ungheria, o seguono quella Franco-tedesca.
Tranne Draghi, nessun Primo Ministro italiano ha avuto e ha il credito in Europa per chiedere e ottenere una modifica della situazione attuale nelle direzione auspicata. L’instabilità politica dei Paesi nord africani aumenta la volatilità delle soluzioni di volta in volta tentate. Ne consegue che chiunque vada al Governo non è in grado di fare nulla di diverso dal predecessore, non avendo preparato alcuna strada alternativa all’attuale. Si succedono così provvedimenti che modificano solo formalmente i precedenti, in senso più restrittivo o permissivo sull’onda emozionale dell’ultima strage in ordine di tempo, oggi Cutro, ieri a poche miglia da Lampedusa e così via.
È ciò che sta facendo chi oggi è al senza preoccuparsi di smentire le solenni dichiarazioni di ben altro tenore e contenuto fatte quando stava all’opposizione. È l’eterno ripetersi del principio del predicare in un modo e comportarsi in modo del tutto diverso nel momento in cui si ha la responsabilità della guida di un grande Paese che ha, come tutti gli altri, i vincoli e i condizionamenti interni e internazionali, che non si hanno quando si parla dai banchi dell’opposizione.
A questo punto entrano in azione i doppio pesisti, i quali non si limitano a denunciare le insufficienze e le improvvisazioni del Governo, evidenti e criticabili, ma vanno ben oltre sostenendo che con un diverso Governo non sarebbe accaduto il dramma che abbiamo vissuto al largo della Calabria. Costoro hanno la memoria corta, mistificano senza dare alcun contributo alla soluzione del problema, intendono raffigurare una realtà che non c’è, perché la soluzione è difficile. la strada della solidarietà europea è in salita, quella dell’embargo è impraticabile e, se percorsa, ci isolerebbe ancora di più e creerebbe le condizioni per altre stragi ancora più cruente.
La strada obbligata è quella di trovare una soluzione con i Paesi che organizzano queste spedizioni di essere umani disperati che sono consapevoli di rischiare la vita e che sono disposti a correre il rischio per raggiungere l’obiettivo di una migliore condizione di vita per sé e per i propri figli. Il problema del grande esodo dal centro e dal nord dell’Africa è esploso nel momento in cui i regimi che governavano quei Paesi sono stati abbattuti manu militari senza che vi fosse pronta una soluzione neppure lontanamente vicina alle aspettative dei Paesi occidentali. Se non si è in grado di fermare le partenze limitandole a un numero programmato di cui noi stessi abbiamo necessità, non si va da nessuna parte e periodicamente dovremo ascoltare le terribili notizie di migliaia di vite perdute mentre cercavano di fuggire dalla miseria, dalla guerra e dalla schiavitù, qualunque sia il Governo che “regge” pro-tempore le sorti del Paese.   Nessuno ha le carte in regola per assumere il ruolo di censore degli altri. Questa è la realtà. Le smentite non hanno fondamento, sono solo tentativi di attribuirsi ruoli del tutto inventati.
Nel caso della tragedia di Cutro sono stati pubblicati alcuni rilievi tecnici da parte di esperti in navigazione. Secondo chi li ha formulati, dati alla mano, se realmente il porto di partenza fosse stato in Turchia, come si sostiene, tecnicamente non sarebbe stato possibile per un’imbarcazione con la caratteristiche di quella affondata raggiungere il luogo del naufragio. Gli sventurati sarebbero stati trasportati da una nave molto più grande e successivamente trasbordati sulla carretta affondata. Se così fosse bisognerebbe pensare a connivenze ben più vaste se nessuno si è accorto di nulla durante una navigazione di circa 11 giorni. Si resta sconcertati e confusi oltre che addolorati per le decine di morti.

Fonte foto: https://immigration-portal.ec.europa.eu/general-information/what-category-do-i-fit_en

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