Il lupo pacifista

Il lupo pacifista

di Guido Di Massimo

Si era messo al collo una fascetta rosa con campanellino e alla coda aveva appeso una bandierina multicolore che sventolava agitando la coda. Sulle spalle si era messo una pelle di agnellino che diceva di aver avuto in regalo da un agnello morto di vecchiaia che glielo aveva lasciato in eredità in segno di affetto.

La sua missione era propagandare la pace; i suoi interlocutori preferiti erano le pecore e i suoi peggiori nemici i cani-pastore. Sosteneva che i cani-pastore erano violenti e aggressivi: non ci si poteva avvicinare a una pecora che subito questa pessima razza di cani arrivava di corsa abbaiando, digrignando i denti e pronti ad avventarsi anche contro il più pacifico dei lupi per morderlo senza la minima ragione.

Come si può vivere in pace se ci sono esseri così aggressivi che in una società giustamente multirazziale impediscono i contatti tra razze diverse? I cani-pastore erano degli attaccabrighe al servizio di ladri che rubavano la lana alle pecore; quindi oltre che servi erano ladri anch’essi. Ma innanzi tutto erano violenti. Andavano isolati. Ma come fare?

Il lupo suggerì alle pecore di spiegare a quelli che gli rubavano la lana che loro dei cani-pastore avevano paura, e che per la paura e lo stare continuamente in tensione facevano poca lana. Senza cani pastore ne avrebbero fatta molto di più. E poi dovevano spiegare, sempre a quelli che gli rubavano la lana, che a loro non conveniva mantenere cani-pastore: mangiano molto e la carne costa; e poi se non mangiano abbastanza c’è sempre il pericolo che si mangino qualche pecora o qualche agnello. Il lupo aveva anche detto alle pecore che lui era diventato vegetariano e questo doveva dirlo anche ai ladri di lana: ora lui mangiava solo zucchine e insalata.

Le pecore parlarono con i ladri di lana che si mostrarono molto interessati sia all’idea – quasi una promessa – che senza la tensione provocata dai cani pastore le pecore avrebbero prodotto più lana, sia al fatto che senza cani pastore, che mangiavano molto, avrebbero risparmiato una quantità di denaro. E poi le pecore avevano anche sostenuto che i lupi erano diventati tutti vegetariani e amanti di zucchine e insalata. E se lo dicevano le pecore che erano le dirette interessate, era certamente vero.

I ladri di lana, allettati dal risparmio del non dover dar da mangiare ai cani-pastore, dal possibile guadagno per una maggior produzione di lana e dal fatto che – come dicevano le pecore – i lupi erano diventati vegetariani, licenziarono i cani-pastore con grande felicità delle pecore che finalmente avrebbero potuto farsi ogni tanto una bella chiacchierata con quei bei lupi senza che nessuno lo impedisse.

Ma avvenne una cosa strana: il giorno dopo non c’erano più pecore in giro. Tutte sparite. I ladri di lana si misero a cercarle ovunque, e le cercano ancora.

Adesso – disperati – si sono rivolti alla trasmissione “chi le ha viste?”.

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