Il sistema Giustizia non funziona, sorteggio per il Csm!

Il sistema Giustizia non funziona, sorteggio per il Csm!

Di Peppino Gullo

Il discorso di insediamento del Presidente della Repubblica davanti al Parlamento in seduta comune ha impresso un impulso per la soluzione di alcune delicate riforme già in discussione da tempo. la riforma del CSM è una di queste, forse la più complicata in quanto si scontra con forti resistenze provenienti dall’interno dell’ordine giudiziario.

L’anno appena trascorso e’ stato horribilis per la magistratura, segnato da scandali in successione continua e tutti a livelli di coinvolgimento assolutamente inimmaginabili.

Ne è venuto fuori un quadro allarmante che ha discreditato l’esercizio della funzione giurisdizionale, incrinato il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, descritto

un sistema di conferimento degli incarichi direttivi clientelare e sganciato dal merito, narrato guerre per bande fino ad arrivare a veri e propri fenomeni di corruzione e di favoritismo. In tutte queste vicende il Presidente del CSM non aveva, prima d’ora, fatto sentire in modo chiaro ed inequivocabile le sue indicazioni dando l’impressione di non volere intervenire per correggere e modificare.

Adesso sembra che la musica sia cambiata anche perché il tempo stringe poiché a luglio prossimo il CSM dovrà essere rinnovato.  Gli scandali hanno interessato prevalentemente il settore penale per il grande impatto mediatico che esso ha sull’opinione pubblica. Anche il settore civile e quello amministrativo, però, non godono di buona salute, anzi. La lentezza del settore civile , secondo studi attendibili, grava sul Paese per circa due punti del PIL e costituisce una delle ragioni per le quali gli imprenditori evitano di investire.

Le riforme del codice di rito sono state numerosissime e, tranne qualche eccezione, inefficaci. I dirigenti degli Uffici e i singoli magistrati si giustificano prevalentemente con i vuoti di organico che comportano un elevato carico per ciascun magistrato che non gli consentirebbe di definire rapidamente i giudizi.

Il Ministero ritiene che la figura dell’assistente del giudice possa risolvere il problema. A mio giudizio la soluzione è diversa. Vi è anzitutto una questione organizzativa degli uffici che grava sui dirigenti.

L’enorme differenza tra un Tribunale virtuoso ed uno che non lo è non dipende quasi mai dell’organico bensì dal modo in cui esso è organizzato.  Il Tribunale civile di Torino definisce il primo grado nella metà del tempo occorrente ad altri Tribunali, quasi tutti del sud. Il Tribunale del Lavoro di Milano non ha arretrato mentre lo stesso ufficio giudiziario di Messina impiega quattro anni per emettere una sentenza. I Presidenti di Tribunale e/o di sezione debbono avere capacità manageriali e sorvegliare e sollecitare i componenti della sezione. Non possono limitarsi a fare le statistiche e assegnare i giudizi.

Il magistrato che non ha parametri di produttività accettabili deve avere una progressione Di carriera più lenta del collega che invece lavora di più.  In anni abbastanza lontani venne introdotta con buoni risultati la sezione stralcio nella quale confluirono i giudizi incardinati ad una certa data ad eccezione di quelli che riguardavano materie particolarmente delicate .

Vennero reclutati con contratti temporanei ex magistrati, avvocati, ex cancellieri, funzionari direttivi per smaltire l’arretrato e consentire al magistrato ordinario di istruire e decidere rapidamente le cause nuove. L’esperimento diede buoni risultati.

L’arretrato però si riformò per l’incapacità di mantenere standard accettabili di produttività. Varrebbe la pena ripetere quella esperienza curando però che i tempi di decisione del nuovo contenzioso siano rispettati.

Non è possibile che con un numero più alto di magistrati in Italia il settore civile abbia tempi di definizione del contenzioso maggiori di Francia, Inghilterra e Spagna.

Anche sulla Giustizia amministrativa gravano ombre inquietanti legate soprattutto al grande affare dei corsi di preparazione agli esami per accedere in magistratura e agli arbitrati. Un giro d’affari di molti milioni di euro gestiti dalle mogli di alcuni importanti e influenti Consiglieri di Stato, uno dei quali attualmente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per quanto riguarda i corsi, e incarichi milionari per ciò che è relativo agli arbitrati.

Non credo che questo possa essere consentito se non imponendo a chi vuole fare l’imprenditore o il consulente di lasciare il posto ricoperto. Altrimenti ogni dubbio è ragionevole sull’imparzialità e la trasparenza di alcune decisioni.

Ma Il vero terreno di scontro non sono questi sebbene vi siano anche per questi settori forti resistenze. Il vero nodo è la riforma del CSM e tutto ciò che essa sottende. Il Dr Palamara nel suo libro intervista diventato il più letto tra le pubblicazioni di saggistica, ha scritto che un Procuratore della Repubblica di un Tribunale importante che disponga di aggiunti in gamba e di un paio di Ufficiali di polizia giudiziaria svegli, è il padrone d’Italia.

Affermazioni che fanno tremare i polsi. Ancora di più se si legge la vicenda De Magistris, Governo Prodi, Procura di S. Maria Capua Vetere e ciò che essa ha significato è come si è conclusa.

Sulla riforma del CSM si gioca la credibilità della Magistratura e di conseguenza del Paese.I magistrati che hanno partecipato al referendum consultivo dell’ANM si sono pronunciati a maggioranza per il mantenimento dell’attuale sistema mentre il 42 per cento è per il sorteggio. Pochissimi approvano la proposta del Guardasigilli.  La notizia di oggi è che il Presidente del Consiglio avrebbe dato ssicurazioni circa l’introduzione del divieto per i magistrati che scendono in politica di rientrare nell’ordine giudiziario.

Lo scontro sarà duro se la volontà del Governo e del Parlamento sarà quella di fare una riforma seria e tale da annullare o limitare lo strapotere correntizio.  Il sistema uninominale a doppio turno proposto dal Governo non convince nessuno. È impraticabile qualunque ipotesi di riforma che preveda la necessità di modificare la Costituzione. Occorre intervenire con legge ordinaria prevedendo un meccanismo elettorale che sganci l’eletto dalla corrente che lo ha espresso.

E’ difficile pensare che il Parlamento che non riesce a varare una legge elettorale valida per la sua elezione sia in condizione di farlo per il CSM. Il sorteggio tra magistrati con una certa anzianità e una data esperienza, nell’affidare al caso la scelta, fa correre il rischio di nomine di persone caratterialmente o professionalmente non adeguate.

Tutto considerato, mi sembra il danno minore rispetto a quello che ha creato al Paese il metodo Palamara-Cascini e& C.. Meglio di gran lunga e meno pericoloso. Non sono ottimista, ma ciascuno deve fare la sua parte per fare pulizia.