L’INVASIONE DEI VOLTAGABBANA

L’INVASIONE DEI VOLTAGABBANA

di Roberto Tumbarello

Avete fatto caso come sono viscidi e melliflui i transfughi quando cercano di spiegare i motivi del loro tradimento? Più disgustosi ancora, però, sono quelli che gli spalancano le porte, pur sapendo che prima o poi si comporteranno allo stesso modo anche con loro. In questo momento il polo di attrazione più ambito dai voltagabbana è quello dei Fratelli d’Italia, che un tempo era una cerchia ristretta che non accettava gentaglia. O forse nessuno ambiva ad aggregarvisi perché considerati nostalgici di un periodo storico nefasto e ormai sconfitti. Oggi, invece, molti sono in fila, come alla Caritas. Mendicanti di privilegi e prebende, però senza dignità, a bussare a quella porta, che, purtroppo si apre con altrettanta mancanza di amor proprio e anche dabbenaggine. Perché questi transfughi non portano neppure voti né, tanto meno, prestigio. Anzi, disprezzo.

Ancora non ci sono segnali di fughe nella sinistra benché sia un partito sconfitto in malo modo
Chi è tentato di andarsene aspetta la nuova dirigenza che uscirà dal congresso. Se non ci sarà un segnale di ripresa con una nuova e solida alleanza con Conte, anche da quella parte ci saranno fughe. Dovranno pure sperare, però, che Conte li accetti, dopo la performance di alcuni di loro a Bruxelles. Seppure il fidanzato italiano, da grande gentiluomo, protegge la sua donna, il cui padre fuggiva con le valigie piene di soldi, e dice ai giudici belgi “liberate l’eurodeputata greca. È tutta colpa mia”.

Per ora è sorprendentemente più serio il M5S perché da accozzaglia di disoccupati sprovveduti e presuntuosi oggi è un partito con un programma, un obiettivo con idee valide. E soprattutto con un presidente che, come un domatore, ha saputo creare la disciplina e un clima politico in cui tutti si trovano a proprio agio. Invece con Grillo e le sue avidi propaggini non c’era buona creanza. Sembravano una scolaresca indisciplinata alla vigilia delle lunghe vacanze estive. Speriamo che i neofiti, che hanno sostituito chi con due mandati alle spalle non si è potuto candidare, non riservino sorprese e non si comportino come i loro litigiosi predecessori.

I voltagabbana di oggi
Pur essendone disgustati è bene seguire con attenzione il mutamento parlamentare, appena iniziato, che alla fine della legislatura coinvolge abitualmente più di un terzo dei deputati e senatori. Non è un vizio di quest’epoca. È sempre stato così. A fine Ottocento la politica italiana era condizionata dal “trasformismo”. E forse anche prima del ventennio fascista quando l’Italia faceva i primi passi e i politici si camuffavano da eroi, ma, poi, smascherati, risultarono una banda di malfattori. Nel dopoguerra, si riprese a cambiare gabbana. Non con la frequenza odierna perché ci volle un po’ di tempo per adeguarsi alla libertà che la democrazia concede anche ai transfughi. Il passaggio dal PCI, che non aveva potere – per di più ognuno doveva dare metà dello stipendio al partito – all’opulenta DC era complicato perché da estremisti blasfemi a credenti vicini alla Chiesa non era facile addurre motivazioni.
Quindi i voltagabbana di quella parte procedevano a tappe.
Prima diventavano socialisti dove dovevano parcheggiare per qualche mese poi, da bravi voltagabbana, passavano in un partito laico, solitamente i socialdemocratici. Infine, con ammirevole pazienza approdavano alla DC. Oggi il salto è più facile. Infatti, tra i post fascisti ci sono anche alcuni post comunisti, oltre che ladri espulsi da diverse istituzioni. Anzi, questi sono un po’ dappertutto perché erano tanti. Sperando nella giustizia sociale, quasi la metà del popolo italiano auspicava l’avvento di Baffone. A da venì, speravano. Per fortuna, non venne. Mandò, però, Baffetto e molti come lui che sopravvivono sotto diverse sigle, ma sempre con la stessa mentalità. Bisogna riconoscere che non c’è il percorso inverso e oggi sono premiati dall’elettore quelli che aspettavano da 77 anni che arrivasse il loro turno di potere. Non grazie alla coerenza, ma per la curiosità di provarli degli elettori che li credono una novità.

I voltagabbana della seconda Repubblica
Nella seconda repubblica il passaggio è stato facilitato dalla presenza di Forza Italia, che raccattava chiunque. Ci sono rimasti finché c’era da mungere, scodinzolando ai piedi del padrone. Man mano che si assottigliavano i posti se ne andavano. Sono rimasti i fedelissimi. Lui, però, è invecchiato e prima o poi dovrà abdicare. Ma a favore di chi? Quand’era in auge avrebbe dovuto trovare il braccio destro che sarebbe stato la sua continuità. Ma – come tutti i leader, anche quelli del passato – temeva di essere scalzato dalla vipera presa in seno. Invece, non si rese conto di essere l’unico a poterlo fare perché, a differenza dei suoi predecessori, lui è insostituibile. Non perché unto dal Signore, ma perché il partito è lui.

In passato si riprodussero solo De Gasperi – da cui discendono Moro, Andreotti, Fanfani e altri, però tutti sterili – e Togliatti da cui discende Berlinguer, più sterile di tutti. In Forza Italia, che superò di gran lunga la popolarità della DC, non c’è un successore, anche se sono in molti a illudersi di poter ambire a quel ruolo. C’è un consigliere affidabile, Gianni Letta, che però non si occupa di politica e, poi, è coetaneo del capo. Peccato. Non è possibile che ci sia un successore in un partito padronale. E poi, che padrone! Non basta un congresso, come nel PD, per decidere il leader, che non può essere altri che Berlusconi stesso, non essendoci l’uguale. Senza di lui Forza Italia non può funzionare. Purtroppo si scioglierà. Tutti l’hanno capito, persino Renzi, che fino a poco tempo fa si credeva il successore più qualificato.

Adesso, dai giochi che sta facendo, la sola a ostinarsi sembra la Moratti, che in effetti è la più vicina come posizione politica e forse capacità. È di destra per censo e stato sociale, ma non sovranista. Potrebbe essere persino simpatica alla sinistra – c’era, infatti, un gruppetto di parlamentari che sollecitava Letta a votarla – essendo figlia di un partigiano. Quindi, Forza Italia è la sua collocazione ideale, anche se adesso finge di essere ribelle, ma molto probabilmente col consenso del padrone. Per ora si è parcheggiata nel cosiddetto terzo polo, che non ha senso in periodo di maggioritario.

Terzo polo partito dei voltagabbana per eccellenza
Infatti, è il partito dei transfughi e dei voltagabbana a cominciare dai due leader. Lei questo lo sa bene essendo una donna intelligente, ma si sta servendo di loro. Il suo progetto di occupare la poltrona che è della Lega in Lombardia è comprensibile, ma molti sono convinti che lei lo consideri il primo passo verso un più ampio successo. Perché non è detto che non miri più in alto, ambiziosa com’è.
Non è normale, invece, che né Meloni, né Salvini e neppure Berlusconi reagiscano data la gravità della situazione, se davvero la vedova riuscisse a scardinare la destra. In questo momento, infatti, la Signora sta facendo una campagna acquisti molto intensa, sfruttando la perdita di consensi della Lega che non è più leader nel Nord, ma anche di Forza Italia. Tutti tacciono, forse perché convinti che raccattare parlamentari e consiglieri regionali e comunali, non vuol dire altrettanti voti. Ma non si sa mai. Gli italiani sono sempre disposti a fare un dispetto al potere. È come se ci fosse la convinzione tra i partiti di maggioranza che non ce la possa fare, quindi è inutile fasciarsi la testa prima che si rompa. Ma fanno male.
Anche la dichiarazione della Ronzulli – unica vera persona di fiducia del capo – di non approvare la manovra sta passando sotto silenzio. Anche questo è un fatto grave. È una piccola crepa nella coalizione che può allargarsi e creare seri problemi. Come la sfida della vedova, c’è una scarsa valutazione politica degli equilibri necessari a far durare un governo. Nessuno se ne meraviglia, né interviene per chiederne le ragioni e neppure tentare di convincerla. Né si chiede perché Berlusconi taccia, essendo certamente d’accordo e addirittura il suggeritore.
È uno strano gioco dei silenzi, interrotto ogni tanto da un ex fedelissimo che annuncia le dimissioni per un periodo di riflessione. Non si capisce se l’ammutinamento della Ronzulli è un omaggio al suo Pigmalione per seminare un po’ di panico tra gli alleati. Come l’ingaggio di Sgarbi nel governo essendoci come ministro della Cultura un competentissimo Gennaro Sangiuliano, che forse Forza Italia vuole tenere sotto controllo.

Il pigmalione
Nella mitologia greca narrata dal poeta latino Ovidio (43 a.C.-18 a.D.) nel libro delle Metamorfosi, Pigmalione è un artista che scolpì una statua d’avorio di donna talmente bella che se ne innamorò follemente come se fosse una creatura viva in carne e ossa. In era moderna per Pigmalione s’intende una persona che crea, istruisce e protegge una donna di cui raffina il comportamento e le capacità sia dal punto di vista culturale che sociale. Il drammaturgo irlandese George Bernard Show (1856-1950) ha scritto un’opera che racconta la storia della fioraia che un professore di fonetica trasforma in raffinata signora della buona società.
Da lì nacque la commedia musicale My fair lady. L’epiteto calza perfetto per Berlusconi, che ha plasmato diverse donne, trasformandole dal niente – è che noi purtroppo ricordiamo solo le “olgettine” – in valide parlamentari e addirittura ministre. Quella che ha più istruito e raffinato è la Ronzulli, che, da infermiera ha fatto diventare europarlamentare, senatrice e ora persino capogruppo parlamentare, quindi di una politica di grado elevato e dalle competenze complete.
Però, non è riuscito a farla nominare ministro, nonostante la signora abbia più talento di tanti altri.
Ecco perché è rimasta la ruggine tra Berlusconi e Meloni. Forse non tanto da parte della Ronzulli, che sembra una donna soddisfatta del ruolo che occupa nel cerchio magico, quanto del capo, alle cui capacità si deve il successo della destra, senza, però, che qualcuno gli sia riconoscente, perché ognuno crede che sia stato determinante il proprio ruolo. La caratteristica comune delle confessioni dei voltagabbana – tanta gente senza avvenire diventati deputati, senatori, consiglieri regionali, sindaci, imprenditori, cioè dal nulla in persone famose, spesso grazie a Berlusconi – è la falsa gratitudine.

La caratteristica dei voltagabbana
La dimostrano lasciando il loro benefattore per andare in un posto che è più conveniente. Fa male la Meloni o chi per lei ad accogliere questi transfughi nel partito egemone. Chi tradisce una volta lo farà ancora. Avete notato il loro modo innaturale di strisciare da servi fedeli?  La loro arma invincibile è l’adulazione cui gli italiani di qualsiasi livello sociale non sanno resistere. Ne sono tutti dipendenti, di destra o di sinistra, quelli di oggi come di ieri. Gli adulatori riescono sempre a convincere chi vogliono conquistare, tornando poi al livello originario, cioè nel nulla.
A Berlusconi non importa molto delle trasmigrazioni di mediocri che vanno a inquinare altri partiti.
Vuole che la destra gli riconosca – cosa che l’intera società ha già fatto da tanto tempo – che se ora la destra è al potere il merito è solo suo, non dei co-fondatori di Fratelli d’Italia. Se non la riconoscenza, che non gli serve, pretende il rispetto. È vero che ormai è un uomo anziano e non ha l’energia per reagire. Però ha ancora il potere necessario e le iniziative per farlo capire a chi non glielo riconosce. Tanto più che, con Forza Italia, Fratelli d’Italia si trova nel centro-destra, non solo nella destra sovranista.
È un simpatico imbonitore, un po’ ciarlatano e molto vanesio, ma anche un romantico che ha sofferto per la sottovalutazione della Ronzulli da parte di Fratelli d’Italia e soprattutto della richiesta di voti al terzo polo per sostituire quelli che Forza Italia negava per una votazione a La Russa per essere eletto al primo scrutinio Presidente del Senato. Per di più La Russa ringraziò l’opposizione, mentre sapeva che i voti che aveva elemosinato provenivano dal terzo polo.

Mai fidarsi di chi se ne va
Chi se ne va è inaffidabile, essendo in politica la fiducia una qualità indispensabile. Quindi, fa male chi li accoglie. Per di più, Meloni non ha interesse di svuotare la Lega – tanto, voti ne ha più che a sufficienza – che incattivendosi impone, poi, condizioni impopolari, come la maggiorazione del contante, il Ponte sullo Stretto, con la cui spesa si potrebbero fare opere più necessarie che l’elettore apprezzerebbe, e l’autonomia regionale differenziata. È mai possibile che nessuno ricordi che Giorgio Almirante ne chiedeva l’abolizione? Infatti, considerava le regioni, tra l’altro, una diminuzione di prestigio dello stato centrale.
Non è giusto esultare dicendo la bugia che l’Europa ha approvato la manovra.
Invece, ha criticato duramente la mancanza di una valida azione contro l’evasione fiscale ed è delusa della mancata riforma delle pensioni, come del resto Berlusconi, che insisteva per aumentarne la quota minima. Le stesse perplessità dell’Europa ce l’hanno il sindacato e la Confindustria, oltre alle opposizioni. Così come il ripristino della naia e la libertà di cacciare anche nelle zone riservate, per incrementare l’uso delle armi. La Meloni ha dovuto annullare l’aumento a 60 euro del POS. La premier sbaglia a dovere accettare le condizioni della Lega perché non fa una bella figura con l’Europa e con l’elettorato che simpatizza con lei pur non essendo sovranista.

Quanti danni potrebbero fare i voltagabbana
Non accetti la proposta di Calderoli che, come nel 2008, vorrà trasferire alcuni ministeri a Milano. Gli ricordi che la capitale d’Italia è Roma e che la crisi dell’Alitalia raggiunse il suo culmine quando trasferirono l’hub da Fiumicino alla Malpensa. Ma soprattutto protegga Forza Italia che le garantisce di appartenere, come abbiamo visto, al centro-destra e non all’estrema destra. Comunque, chi non è di sinistra né della destra post fascista vota per Forza Italia. Se non la trova più sulla scheda o la ritiene ininfluente non saprà per chi votare.
Non esiste un paese più volubile del nostro.
È vero che il salto sul cocchio del vincitore è lo sport nazionale e quello in cui eccelliamo. Ma lo è anche il lancio delle monetine. Il nostro purtroppo – inutile nasconderlo – è un paese d’ingrati, che per una promessa cambia gabbana senza pensarci due volte, come possiamo controllare dando uno sguardo alla storia. C’è chi si stupì della naturalezza con cui gli italiani buttarono nel primo tombino incontrato il fascio che tutti avevano all’occhiello della giacca.

I voltagabbana comunisti
Quarantacinque anni dopo è bastato a Occhetto un colpo di spugna per cancellare il comunismo in Italia, cambiare nome al PCI in PDS e farlo accettare da tutti. Mentre in Spagna e in Francia i sostenitori dei due partiti comunisti scomparvero da un giorno all’altro. Di Georges Marchais e di Santiago Carrillo non si sentì più parlare, né dei parlamentari che in Spagna avevano rischiato la garrota per fare l’opposizione clandestina al dittatore Francisco Franco. Altra gente! Altri elettori! Mentre la metà degli italiani (da buoni voltagabbana) al crollo del Muro di Berlino dimenticarono di essere stati comunisti e si sistemarono in altri partiti. Eppure L’Unità! aveva un milione di lettori al giorno e il PCI prendeva quasi gli stessi voti della DC. Improvvisamente gli italiani diventarono tutti berlusconiani, come prima fascisti e subito dopo comunisti e democristiani. Tutti veloci voltagabbana.
Ricordate per chi votarono i parlamentari di Forza Italia nel 2006 e nel 2013 al Quirinale?
Per Giorgio Napolitano, comunista ortodosso che durante l’invasione dell’Armata Rossa in Ungheria, che massacrò gli intellettuali e i dissidenti, disse che l’URSS era andata a liberare il paese dai reazionari. Lo votarono due volte perché, nonostante comunista, promulgava tutte le leggi ad personam che deputati e senatori tributavano al fondatore del centro destra. Poi la Consulta ovviamente le bocciava tutte perché anticostituzionali. Agli atti parlamentari c’è persino la legittimità della parentela tra Ruby e nonno Mubarak. Però Bella ciao è una canzone ancora di moda e chi la canta è orgoglioso di comunicare che è stata persino esportata e adottata in vari paesi del mondo. Si sente cantare ogni tanto anche Bandiera Rossa che nel refrain esulta evviva il comunismo e la libertà.

Quei voltagabbana di sinistra che rischiano di portare all’estinzione il PD
Recentemente – incredibile – persino il presidente della regione Emilia Romagna, Bonaccini, candidato alla segreteria del PD, ha ammesso che ogni tanto il motivo gli torna in mente ed è probabile che ce lo troveremo alla guida del PD facendoci rimpiangere Letta, che, con tutti i difetti che aveva, almeno non era comunista. Mentre la sua concorrente, Elly Schlein, che a differenza di Bonaccini sa sorridere e non è nemmeno calva, ha meno successo perché essendo donna, e per di più nata a Lugano, molti si chiedono se può mai essere di sinistra. Inoltre sarebbe più adeguata all’antagonismo con la Meloni. Ma finché il PD non capisce che gli ex comunisti hanno fatto il loro tempo e che siamo in epoca maggioritaria, quindi è necessario aggregarsi ad altri partiti, la sinistra starà all’angolo fino a estinzione.

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