SCHLEIN, LA NUOVA ‘DEA’ DEMOCRATICA

SCHLEIN, LA NUOVA ‘DEA’ DEMOCRATICA

di Giuseppe Buttà

Sebbene non sia una Venere, soprattutto perché non sente alcun trasporto per Marte, la nuova segretaria del PD, Schlein, sembra avere tutte le qualità di questa dea nata dalla schiuma del mare: un fenomeno improvviso e inatteso, che alcuni dicono straordinario ed ‘epocale’, un cambiamento radicale che vendica la secolare discriminazione della ‘donna’.
Non sono come mi disegnate”, si schernisce la Segretaria ai detrattori dentro e fuori del suo partito. Ma questo ‘warning’ vale anche per chi (New York Times) la presenta addirittura come una «persona che sta plasmando il mondo»?

Andiamo con ordine: dopo essersi fatta eleggere deputata nelle liste del PD nelle elezioni del 25 settembre, la Schlein ne ha ripreso la tessera solo a dicembre scorso pare all’unico scopo di partecipare alle primarie per l’elezione a Segretario.

Le grandi manovre, che hanno mobilitato forze esterne al Pd in favore della Schlein, preludono a una grande stagione di movimentismo e preoccupano Carlo Cottarelli, eletto al Senato come indipendente nelle liste PD, per il fatto che, a votare per la Schlein nelle primarie dei ‘gazebi’ siano stati moltissimi grillini, non per adesione al PD ma solo per condizionarne la linea politica: «I sondaggi suggeriscono che il nuovo segretario del Pd sia stato scelto in parte decisiva anche con il voto di elettori grillini. Senza l’intervento dei non iscritti nelle primarie il nuovo segretario del Pd oggi sarebbe Stefano Bonaccini, che era stato indicato dai tesserati del partito».

Stando così le cose, potremmo dire che quello della Schlein sia stato un colpo di partito molto simile al colpo di stato di Luigi Napoleone, che prima si fece eleggere presidente della Repubblica e, dopo, si proclamò imperatore e restauratore dell’impero dello zio più famoso.

Cottarelli poi vuole capire il come e il perché si cambia e, soprattutto, se il cambiamento sia utile o no: «Io non sono iscritto ai DEM, ma resto un po’ perplesso … Il cambiamento non è una cosa di per sé sempre positiva, bisogna vedere come si cambia».

Vediamo un po’.

A botta calda, subito dopo l’ufficializzazione del risultato del voto, la Schlein ha gridato: «Saremo un bel problema per il governo Meloni. Da subito, il partito organizzerà l’opposizione in parlamento e nel paese in difesa di quei poveri che il governo colpisce e che non vuole vedere, di lavoratrici e lavoratori precari e sfruttati, per alzare i salari e le loro tutele».

Evidentemente, la Schlein ha una concezione piuttosto distorta della funzione dell’opposizione in un governo parlamentare: pensa di dover costituire un problema per il governo piuttosto che di dover contribuire a risolvere i problemi dell’Italia. Insomma, avremo un PD pronto a cogliere ogni pretesto per tenere il paese sotto pressione nel disordine permanente.

In realtà, a parte la gloriosa cantata di ‘Bella ciao’, il primo atto compiuto dalla Schlein nel suo nuovo ruolo è stato la richiesta di dimissioni del ministro Piantedosi (ma, sotto sotto, voleva colpire Salvini e scatenare una crisi che portasse alla caduta del governo) accusandolo di avere usato un “linguaggio disumano e indegno di un ministro”; il secondo è stato la sponsorizzazione della cosiddetta manifestazione antifascista e antisquadrista di Firenze, indetta come risposta alla rissa tra studenti di destra e studenti di sinistra. In verità non si è capito se, tenuto conto che sono stati gli studenti di sinistra a provocare la rissa quando hanno cercato di impedire a quelli di destra di distribuire volantini, sia stata una manifestazione contro lo squadrismo di destra o contro lo squadrismo di sinistra.

Pare che il progetto della neo segretaria – oltre a quello di prendersi i voti andati finora ai 5S (ma ci riuscirà? o sarà suonata come i ‘pifferi di montagna’?) – sia quello di aggregare i mille rivoli di quel mondo transnazionale e variegato della sinistra antimilitarista, ambientalista ed ecologista estremista, dei No-Tav, etc., dagli spagnoli ai greci agli antagonisti di varia ispirazione – compresi gli anarchici seguaci di Cospito che si battono contro il 41 bis – contro la NATO, per la pace in Ucraina, contro la guerra americana, a favore della statalizzazione delle imprese, della patrimoniale, della tassazione punitiva, dell’immigrazione illimitata, etc.. In tema di immigrazione poi, oltre all’attacco missilistico-putiniano contro il governo per la faccenda di Cutro, Elly Schlein pare abbia il seguente progetto rivelato dalla sua firma alla proposta di legge, dal titolo poetico ‘Ero straniero’, che prevede: voto agli immigrati, abolizione del reato di clandestinità, maxi-sanatoria degli irregolari, reintroduzione del sistema dello sponsor, originariamente previsto dalla legge Turco-Napolitano, e permessi di soggiorno a tutti, senza valutazione, per 12 mesi. Un piano che intende superare il sistema di concessione dei visti e del permesso di soggiorno subordinandoli a un contratto di lavoro che garantisca l’integrazione del nuovo immigrato, e che, riattivando tutto il circuito delle coop (specialmente rosse) e associazioni no profit (specialmente bianche) ma finanziate dallo Stato, prospetta un maxi-sistema di assistenzialismo permanente.

«Non avrò pace» – ha affermato la Schlein – finché non avremo posto un limite ai contratti a tempo determinato, abolito gli stage gratuiti, lavorato per portare a casa il salario minimo». Il PD della nuova segretaria sarà inoltre impegnato anche nella difesa della scuola pubblica «come primo grande strumento di emancipazione sociale, nel momento in cui il governo tace di fronte ad aggressioni squadriste davanti alle scuole». E, promette Schlein, il Pd farà «le barricate contro ogni taglio della sanità pubblica, così come sarà al fianco di chi lotta per la giustizia climatica, accanto a quella sociale».

La sua testa – la Schlein lo ha detto nell’intervista rilasciata al ‘New York Times’ – è come un bazar disordinato di idee e “soluzioni ambientaliste e femministe” per demolire “un paese chiaramente patriarcale” e per promuovere insieme i diritti LGBT dei migranti in quanto, a suo dire, «diritti civili e diritti sociali sono strettamente interconnessi». Qui la Schlein non è tanto innovativa e originale perché scimmiotta la vecchia sinistra che unificava la ‘lotta di classe’ con quella contro la ‘morale tradizionale’, come se fossero indissolubili.

Insomma, tale enorme carico di preoccupazioni e di battaglie rischia di fare della segretaria del PD una persona insonne, oltre che agitata.

Non sappiamo se questa insonne agitazione e questa maschera identitaria che la Schlein imporrà al PD sarà un bene per il Paese, ma siamo sicuri che non lo sarà per il suo partito, nato come un’organizzazione di gestione del potere, costruita su cordate e correnti di ex comunisti ed ex catto-comunisti che controllavano già importanti sacche del potere statuale e sociale. È chiaro che questi intenti programmatici – condivisibili o no che siano – rappresentano un atto d’accusa non tanto contro il governo della destra, attualmente in carica, quanto contro il Partito democratico che, essendo stato ininterrottamente al governo per più di dieci anni, non ne ha realizzato alcuno, nemmeno l’abrogazione della legge Bossi-Fini che a parole ha attaccato fin dal suo nascere come discriminatoria e disumana. In fondo era questo il motivo per il quale la Schlein era uscita otto anni fa dal PD.

Incoronata segretaria nella ‘Nuvola’ di Fuksas, la Schlein potrebbe risentire di qualche postumo dei traumi provocati da quelle aeree altitudini in un volo alla cieca. Il suo discorso d’insediamento – indirizzato a «care tutte e cari tutti», ma ha dimenticato l’asterisco* – nel quale ha ripetuto, con grande coerenza ‘conservatrice’ e senza alcuna variante, le medesime parole pronunciate a ‘botta calda’: «Saremo un bel problema per il governo Meloni. Da subito, il partito organizzerà l’opposizione in parlamento e nel paese …», ha riscosso i più deliranti applausi quando gridava NO PASARAN piuttosto che quando enunciava qualche ‘straccio’ di programma politico riassunto nella formula fumosa «La sinistra non può che essere ecologista, femminista, inclusiva e di governo».

Tutto fa temere che il PD tornerà a rinchiudersi in una scatola di ‘sardine’, a flirtare con Conte nella speranza di prima sedurlo e poi fregarlo, a battersi contro i mulini a vento, a vagare nel deserto ideologico in cui è disperso.

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