SI PUÒ DARE UNA MANO A VLADIMIR PUTIN?

SI PUÒ DARE UNA MANO A VLADIMIR PUTIN?

di Roberto Tumbarello

Non possiamo fingere che non ci sia una guerra a pochi chilometri da casa nostra né che in prima linea ci siano solo gli eserciti. Purtroppo ormai sono contrapposte anche le popolazioni civili. Quando gli innocenti sono coinvolti direttamente nei conflitti vuol dire che la crudeltà ha superato ogni limite disumano. Ma i nostri problemi più immediati sembrano essere il Ponte sullo Stretto, l’aumento dell’uso del contante, il ripristino delle province, l’autonomia regionale differenziata, il blocco dei porti, l’abolizione del reddito di cittadinanza, la chiusura dei rave party. Mentre Vladimir Putin sta decidendo come reagire alle figuracce che sta collezionando. Magari distruggendo un paio di città ucraine con un minuscolo ordigno nucleare, intanto, la natura lo precede e se la prende con Casamicciola. È la prima destinazione di una fatalità che è diventata abitudine in un paese il cui suolo è talmente dissetato da agevolare le catastrofi che ora sono periodiche. Non solo perché, pur di raccattare qualche voto, consentiamo di costruire abusivamente su costoni pericolanti e su greti di fiumi in secca che qualche acquazzone travolge, ma perché ormai la vita umana non ha più il valore che merita per la sua unicità e irripetibilità.

 Oltre a Vladimir Putin i furti in Europea
Ma la gente continua a rubare. Tanto da esportare delinquenza – politici facoltosi non ladri per fame, i corrotti del Parlamento Europeo – dando prove maldestre della nostra stupida avidità e ci facciamo subito scoprire, avendo come complici persino moglie e figli. Molto peggio delle mafie, la cui morale impone di rispettare la famiglia e tenerla sempre al di fuori dei loro loschi affari. Questa volta a delinquere è la sinistra, altre volte la destra. Di bipartisan c’è solo la malevolenza. Se no, siamo continuamente uno contro l’altro, che accusiamo di fomentare l’odio pur coscienti di averglielo insegnato noi.

 Giuseppe Conte e Vladimir Putin
Non mandiamo più armi all’Ucraina è una provocazione di Giuseppe Conte che purtroppo finisce nei social tra pubblicità ingannevole, insulti e maldicenza. come qualsiasi dibattito, dove non è l’intelligenza e la saggezza ad emergere e che, quindi pochi capiscono, L’analfabetismo di ritorno coinvolge il 66% degli italiani, che, pur sapendo leggere, scrivere e fare di conto, non capiscono ciò che leggono se, oltre alla proposizione principale ce n’è anche qualcuna coordinata. Figuriamoci capire l’ironia o il paradosso e meno ancora la provocazione di Conte che, per di più, è il capo dei Cinque Stelle, quelli dalla parte della povera gente e del reddito di cittadinanza, che bisogna abolire perché qualcuno, che non ne ha diritto, ne approfitta. In un paese di ladri non ci si dovrebbe scandalizzare se qualche furbacchione, che vede tutti gli altri rubare, si spaccia per bisognoso e lucra sette o ottocento euro al mese.

È che a rubare bisogna essere autorizzati dall’appartenenza a una casta che non si sa ancora se fa parte di quel calzino che vogliamo finalmente rivoltare. Conte, che è un neofita della politica e quindi viene guardato in cagnesco, sembra una persona perbene, non un cinico insensibile che vuole privare gli ucraini, proditoriamente aggrediti, degli strumenti per difendersi. Tanto più che stanno difendendo anche le nostre frontiere rendendo più difficile, quasi impossibile, l’impresa di Vladimir Putin. Infatti, dopo l’esperienza in Ucraina, si guarderà bene dall’aggredire altri stati sovrani.

 Il pensiero di Conte
Mi permetto di tradurre in termini più chiari, per chi avesse capito male, il pensiero del Professore Conte. Preferisco usare questo nobile appellativo, come facevo con Vedovato e Spadolini che furono miei maestri di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze, anche quando poi divennero parlamentari e capi di governo. Perché per arrivare a fare il docente ci vogliono diversi anni di studio e sacrifici. Mentre essere onorevole dipende il più delle volte dal caso. A Zelensky le armi, secondo Conte, può mandarle la NATO, ma la politica deve rimanere neutrale, non schierarsi, per potere mediare, che è il suo compito specifico.

Se l’ONU, l’UE, gli USA e tutti i governi vogliono fare da arbitro non possono essere tifosi. Chi è di parte abdica alla primaria funzione di proteggere gli interessi, la salute e la sicurezza dei cittadini. Il Papa, come Conte, prega per la pace, ma non giudica Vladimir Putin. Io che scrivo e voi che leggete possiamo criticarlo e biasimarlo. Il nostro e gli altri governi non debbono accusarlo di criminalità, anche se lo merita. Chi cerca responsabilità anziché soluzioni è un politico inutile e dannoso.

 

La via di fuga di Vladimir Putin
Anche Vladimir Putin sta cercando una via di fuga e non la trova. Finge di fare la tattica del terrore, ma, dopo tante figuracce, maledice certamente il giorno in cui ebbe l’idea di aggredire l’Ucraina. Ne spiegò i motivi sostenendo che Zelensky proteggeva infiltrazioni naziste, che lui voleva estirpare. Realtà improbabile per un intellettuale ebreo eletto democraticamente a capo dello stato e sostenuto oggi da tutto il popolo. Il solo stato a non avere preso posizione contro o a favore della Russia è la Turchia, il solo uomo politico Conte. Seppure sia un paese aderente alla NATO, la Turchia è di fatto una dittatura, che Erdogan gestisce per conto dei Fratelli musulmani. Ha ospitato alcuni incontri tra le due delegazioni, l’ucraina e la russa, però, senza alcun risultato concreto.

All’inizio di ogni incontro i delegati si stringono la mano, ma a conclusione si lasciano da nemici. Mentre Salvini, pur dichiarando la sua simpatia per Vladimir Putin, ha la dignità di tacere, la spiegazione di Berlusconi è addirittura romantica. Qualche anno fa lo definiva l’uomo della Provvidenza. Oggi, dimenticando di sostenere un governo atlantista, afferma che l’intenzione era di agire a fin di bene perché voleva esautorare il governo Zelensky per mettere al loro posto persone perbene. Ma la guerra, che doveva esser lampo, continua. Distrugge le abitazioni civili e uccide la popolazione. A Natale compirà 10 mesi con la benedizione dell’arcivescovo Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Per fortuna non è stata un’aggressione a sorpresa come i russi ritenevano. Infatti, i servizi segreti americani avendo capito che la Russia si apprestava a invadere l’Ucraina, rifornirono Zelensky delle armi necessarie a una strenua difesa.

 

Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky come Davide e Golia
Comunque è un conflitto impari tra le modeste possibilità di una piccola nazione, in confronto a un paese sterminato e alla sua potente armata, che, però, dopo le prime settimane di occupazione è stata respinta fino ai suoi confini. Tanto che, se l’esercito ucraino potesse invadere il territorio russo ne occuperebbe una buona parte. Sono gli USA a impedirglielo per evitare che la guerra si estenda oltre la battaglia locale. Quindi, l’Ucraina può solo difendersi. C’è una strana somiglianza con l’episodio biblico di Davide e Golia, il pastorello che con la fionda uccide il gigante, narrato nel primo libro di Samuele. I Filistei tentano di cacciare gli ebrei dalla Palestina. La guerra va per le lunghe e propongono al re Saul, che sta avendo la peggio, uno scontro definitivo tra il più valoroso eroe ebreo e il loro gigante che incute terrore a tutti e fino ad allora era ritenuto invincibile. Il solo ai farsi avanti e accettare la sfida è un ragazzino che spiega al re di avere acquisito una particolare abilità con la fionda per affrontare le belve feroci in cui spesso s’imbatte quando porta il gregge del padre al pascolo. È grazie a quell’arma, apparentemente un giocattolo innocuo, che protegge il gregge dalle tante insidie quotidiane. Allo stesso modo, con un po’ di fortuna, può abbattere il gigante. Dopo avere tagliato la testa a Golia, Davide (1040-970 a.C.) eredita il trono da Saul e diventa il secondo re di Israele. Secondo la Bibbia è un antenato di Giuseppe, padre putativo di Gesù.

 

Anche in Russia tutti si chiedono come mai sia cominciata la guerra che Vladimir Putin chiamava operazione speciale.

Perché rischiare la vita dei suoi uomini e sprecare tanto armamento per ambire ad annettere un paio di province ucraine, avendo già ottenuto la Crimea, annessa nel 2014 e strategicamente molto più importante del Donbass? Forse ha fatto male i conti e, comunque vada a finire, passerà alla storia come un politico sprovveduto e inutilmente crudele. Oggi è un uomo disperato e quindi pericoloso perché è andato tutto a rovescio secondo i suoi piani. Adesso – ed è proprio un comportamento medievale da assedio, che lo squalifica – coinvolge la popolazione civile e, per terrorizzarla, bombarda le fonti di energia, privando milioni d’innocenti di luce elettrica e riscaldamento.
A quella latitudine in inverno equivale a un tentativo di genocidio per bambini, anziani e ammalati, anche se la NATO ha subito inviato migliaia di generatori di calore. Se Putin accusa gli Stati Uniti di avere provocato l’invasione è perché Zelensky, che ha una cultura più occidentale che slava, si è avvicinato all’Europa, anziché alla grande madre Russia, come, invece, ha fatto Lukashenko, da 28 anni Presidente della Bielorussia, quindi il dittatore.

 

La situazione di Cina
Intanto la Cina, che da un po’ di tempo è tentata di invadere Taiwan per annettere la Repubblica di Cina alla Cina popolare comunista, sembrava disposta ad aiutare la Russia a superare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa per isolarla dalle attività internazionali di scambi commerciali. Ma la guerra in Ucraina sta durando troppo e si ripercuote anche sull’economia cinese le cui variazioni dipendono dalle esportazioni verso i mercati occidentali in questo momento in sofferenza per la crisi provocata da Putin. Ecco perché da un po’ di tempo Xi Jinping sollecita un accordo per cessare il fuoco e le condizioni per una pace duratura.

Ma, al punto in cui sono le relazioni diplomatiche con i paesi occidentali, non è facile. Biden gli dà del macellaio. Zelensky è disposto a trattare dopo il ritiro delle truppe russe dal proprio territorio. l’Europa vuole processarlo per crimini contro l’umanità, l’ONU lo tempesta di ammonimenti che la Cina, grazie al suo diritto di veto, blocca. Lo hanno messo all’angolo, e lui soffre della perdita di prestigio. La società degli uomini probi è schierata in maggioranza contro di lui, e hanno ragione. Però, fino a poco tempo fa grandi paesi come l’India e il Brasile di Bolsonaro erano solidali con la Russia. Forse – ma non si sa ancora – sarà diversa la posizione di Lula, il nuovo presidente brasiliano appena eletto. Sono dalla stessa parte alcuni paesi africani e mediorientali, ma per motivi assistenziali, e stranamente alcuni musulmani, mentre la Russia di Putin è cristiana ortodossa.

 La diplomazia
La diplomazia dovrebbe operare su questi paesi e indurli a fare pressione su Putin per facilitare la trattativa di pace di cui anche loro sarebbero beneficiari. Intanto, si è scoperto che l’esercito russo, ritenuto invincibile, è costituito da una truppa di ufficiali e militari immotivati e impreparati. Ne sono morti a migliaia, e Putin si è dovuto rivolgere alla riserva, svelando la debolezza della sua armata. Ecco perché sono costretti a retrocedere agli attacchi ucraini. In Russia non trapelano informazioni, essendo la stampa controllata dal regime, così come i messaggi WhatsApp, i social e qualsiasi altra forma di comunicazione. Però, seppure non informata, la gente comincia a capire che Putin è nei guai, non essendo l’uomo forte che vuole apparire. Del resto, anche negli anni verdi era un modesto funzionario del famigerato KGB. Anche se ha bloccato le frontiere ed è difficile espatriare, chi è in età di richiamo alle armi cerca qualsiasi mezzo pur di lasciare la Russia. Ne va della vita.

Intere famiglie si recano in macchina fino al confine con l’Estonia, la Finlandia, la Lettonia e la Norvegia. Lasciano le auto e proseguono a piedi per la campagna incustodita con le valigie in mano e i bambini in braccio. Anche dalla parte orientale e meridionale dell’enorme paese si cercano percorsi di frontiere meno controllate o varchi incustoditi. Georgia, Azerbaijan, Kazakistan e persino la Mongolia sono vie di fuga più facili. La gente sa che l’arruolamento e l’invio in prima linea in Ucraina è una morte sicura, soprattutto per militari di una certa età e senza preparazione. Dati gli antichi rapporti di amicizia tra Russia, Ucraina e Bielorussia, dove i tre popoli sono legati dalla lingua, dalla religione e anche dalle tradizioni, la guerra è stata una sorpresa. Al confine russo-ucraino c’è più di una famiglia di militari in cui due fratelli – uno ufficiale dell’esercito russo, l’altro di quello ucraino – si trovano a dover combattere uno contro l’altro nonostante i rapporti affettuosi tra loro, le cognate e i cugini.

 Gli orrori della guerra non finiscono mai di angosciare e non ci si deve scandalizzare delle atrocità, che spesso non avvengono per crudeltà ma per la paura di morire
L’Occidente, dove alla guerra non si pensava più ormai da tanti anni, è inorridito e raccapricciato dai missili che uccidono soprattutto i civili. Un tempo l’occupazione di territori nemici poteva essere fonte di ricchezza, ricavata dalla dominazione e dalla schiavitù che s’imponeva alle popolazioni soggiogate. Oggi è un ingombro. Avevamo addirittura dimenticato la guerra. Infatti, nessun paese ha più la leva militare. Ci sono solo le forze armate di protezione indispensabile, ma non più confini. Le frontiere si passano come se il territorio estero fosse una continuità di quello nazionale. I tradizionali posti di blocco si attivano solo quando c’è da bloccare latitanti o contrabbandieri.

 Il Papa, Vladimir Putin e il nucleare
Nessuno, però, tranne il Papa si rende conto che Putin è un uomo la cui ultima risorsa è la minaccia del nucleare. Possiede il più grande arsenale di ordigni micidiali, molto più numeroso di quello degli Stati Uniti. Ora minaccia di usarli. Magari di piccole dimensioni che, però, possono distruggere un’intera città e dintorni. L’intelligence americana esclude questa possibilità perché significherebbe la terza guerra mondiale e buona parte del mondo abitato sarebbe distrutto. Ecco perché la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo e, anziché giudicare, condannare e insultare Putin, si renda conto della gravità della situazione. Un uomo disperato è come una belva ferita e inferocita di cui non si possono prevedere le reazioni. Può farla finita suicidandosi oppure sganciando un ordigno nucleare.

È più probabile la seconda ipotesi perché Putin ha scoperto il ricatto sul prezzo del gas ai paesi che non gli sono amici. Mentre noi stiamo scoprendo quanto sciocche sono state le sanzioni dell’Occidente. Stiamo attraversando un periodo storico molto critico per la crudeltà di qualcuno e la mediocrità di altri. Può succedere di tutto, persino la scomparsa di una buona parte di umanità, mentre Salvini, come Pollinico, è sulle tracce dei voti perduti e la Moratti crede di potere accedere prima alla guida della Lombardia e poi del Paese. Mentre Nordio, notando che al governo c’è chi è condannato in appello per peculato, anziché cercare la pista dell’odio, per tutelare i diritti umani di tutti vuole rivedere la legge Severino per rendere eleggibili altri condannati. Purtroppo non è un momento favorevole per il saggio, che ha la fedina penale pulita e non è tra i primi in graduatoria.

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