Speriamo che la pacchia non finisca mai!

Speriamo che la pacchia non finisca mai!

di Roberto Tumbarello

I comandamenti laici del buon politici
Più che un vademecum il buon politico ha dei comandamenti laici, che, però, pochi rispettano perché da un po’ di tempo sono quasi tutti laicamente blasfemi. Ma non è tutta colpa loro. È un deficit atavico. Già nel V secolo a. C. Socrate sentiva il bisogno di predicare nell’agorà che per fare politica sono necessarie competenza e un alto profilo morale. Perché sin da allora c’erano infiltrazioni d’ignoranti e disonesti. Solo qualche immediato successore – Platone, Aristotele e pochi altri – ribadirono questo concetto. I successori tornarono al vecchio comportamento, tanto da condannare il saggio filosofo alla cicuta per toglierselo di mezzo. Anche Confucio, addirittura un secolo prima e dall’altra parte del mondo, aveva ribadito le necessità di cultura e moralità in politica. Ma poi tutto fu dimenticato perché è lo stesso potere a indurre gli uomini – ora purtroppo anche le donne, che un tempo erano il volano della civiltà – a trasgredire. Quindi la disonestà è comprensibile, seppure biasimata.

 Se a regnare è l’ignoranza
Inspiegabile, invece, è l’ignoranza che si è inserita soprattutto in era moderna, con l’avvento della democrazia, che oltre a tante qualità, ha portato pure una falsa interpretazione della libertà. Purtroppo ognuno si appropria di questo concetto come più gli conviene. Con l’abitudine l’elettore non fa più caso all’ignoranza, e neppure alla disonestà. Anzi, è un comportamento che sembra attrarre. Forse perché vorremmo esserlo tutti e ammiriamo chi è disonesto e gode d’impunità.
Tra poco lo saremo tutti dato che, ampliandosi la schiera di corruttori e corrotti, non sarà più possibile individuare i trasgressori. C’è, però, chi ha ricevuto un’educazione che glielo impedisce, chi non è in contatto col denaro e chi si vergogna di rubare. Ma la schiera si è andata sempre più allargando. È come un’evoluzione genetica. Se no, non si spiega come mai per questi ladri votino milioni di persone, anche se poi qualcuno li critica e molti se ne lamentano. Eppure sono stati democraticamente eletti. “Sono tutti gli stessi”, è la giustificazione dell’elettore. Non è vero. C’è ancora tanta gente perbene in Italia e altrove, ma non sono in grado di fermare la corruzione dilagante, né sono ammessi alla casta politica. Quando scoppia uno scandalo si narcotizza l’elettorato con qualche altra accusa che distolga l’opinione pubblica.

 C’era una volta il calcio
Una volta, da noi era il Calcio, che adesso appassiona solo una fetta sempre più sottile di tifosi che frequentano gli stadi. La maggior parte ormai sono tifosi da salotto che seguono le partite da casa in poltrona grazie alla Pay-Tv. In certi paesi il Calcio è ancora un potente narcotico. Il governo argentino ha goduto di una boccata di ossigeno con la vittoria di Messi & C. in Qatar. Eppure il popolo, che muore di fame, ha trovato le energie per esultare, anche a lungo per le strade, dimenticando che a casa non c’è nulla da mangiare. Mentre Mbappé non si consolava dalla disperazione di avere perso la coppa nonostante avesse segnato tre reti. Nemmeno le coccole del presidente Macron, che era sceso in campo proprio per ricordare al campione che la sconfitta della Francia – e soprattutto la sua – era stata più che onorevole. Anzi, ha impressionato l’esagerata delusione di un ragazzo che, a 23 anni, vale già 300 milioni. Di solito, quando il conto in banca sale così vertiginosamente, si perde la sensibilità e tanti altri valori che la povera gente ancora mantiene e grazie alla quale i paesi continuano a progredire, seppure a fatica. Era addirittura imbarazzante vedere, grazie alla diretta TV, questo grande uomo di stato accarezzare e baciare Mbappé, che rimaneva assolutamente indifferente e quasi infastidito, confermando, così, di essere un vero campione, che, a parte il valore in denaro, rimarrà nella storia del Calcio mentre il Capo dello Stato probabilmente dopo il mandato sarà dimenticato.

La pacchia
Se si guarda alla vita brutalmente, la pacchia, prima o poi, finisce per tutti coloro che sono di passaggio sul palcoscenico della vita e del successo. Viene dal verbo “pacchiare” che, infatti, significa mangiare smoderatamente, in modo esagerato e volgare. A un certo punto ti tolgono la scodella e si rimane con la forchetta in mano e lo stomaco vuoto. Fu riesumata durante la campagna elettorale dai neofiti del potere quando dalle intenzioni di voto si prevedeva la vittoria della destra, fino a poco tempo fa euroscettica.
È un’espressione popolare che non si sentiva da tanto tempo, come pure “Non c’è trippa per gatti”, cioè si è raschiato il fondo del barile e non c’è più nulla da scroccare. Da un po’ di tempo si sentono ripetere per la strada, nei battibecchi tra popolani da chi crede di avere ragione o che le cose si siano messe male per gli altri. Lo dicevano fino a qualche giorno fa gli esercenti che cercano di usare il POS il meno possibile, soprattutto i tassisti che non ce l’hanno. Come tutti i detti popolari non è proprio raffinato, ma rende l’idea della fine dell’abuso. Quindi, i politici non dovrebbero usarli perché oltretutto sono di dileggio. E non è giusto.

 

Le recenti elezioni
Dal 25 settembre 2022 l’Italia avrebbe difeso i propri interessi, fino ad allora nelle mani di incapaci che consentivano all’Europa di agire come le pareva. Cioè, controllando come venivano spesi i soldi che ci danno. Il cosiddetto PNRR si sta realizzando coi 220 miliardi che l’Europa concesse al Governo Conte tra prestiti a tasso zero e contributi a fondo perduto.
Nel 2020 l’Italia ottenne undici miliardi e mezzo di euro attraverso i vari fondi agricoli e strutturali. Mentre il nostro contributo all’Unione Europea è di un miliardo e 400 milioni l’anno. Controllare le spese è una regola comunitaria istituita da noi stessi, essendo il nostro uno dei sei paesi fondatori, per evitare che la cattiva amministrazione porti alla svalutazione della moneta comune, Ma non siamo i soli a esser controllati. Lo sono anche gli altri. Ed è un’assicurazione per tutti. Quindi, non possiamo prendere provvedimenti che agevolino l’evasione fiscale o non pensare alla povera gente che non arriva alla fine del mese. E spesso la politica non se ne rende conto.

Il gioco delle coppie
In questo momento ci sono tre coppie di marito e moglie – anzi due se consideriamo Berlusconi e la Fascina al di sopra delle parti – contemporaneamente in Parlamento. Franceschini, cinque legislature da deputato e in questa è senatore del PD, con la moglie candidata in una lista protetta alla Camera del Deputati, mentre era consigliera regionale. Ma il caso che più stupisce è la coppia Fratoianni e signora, entrambi deputati della sinistra nostalgica. Sposato il 3 settembre con Betta Piccolotti, il segretario di Sinistra italiana non poteva fare un regalo più bello, ma inopportuno, alla mogliettina che farla eleggere deputata qualche giorno dopo, il 25 settembre.
Durante la prima repubblica era un’usanza dei parlamentari comunisti, che, però, incontravano il coniuge nella militanza, non lo portavano dietro. Quindi la moglie aveva lo stesso diritto del marito di essere eletta. Alcuni amori nascevano incontrandosi già in Parlamento, per di più c’era nel PCI l’obbligo di versare nelle casse del partito – allora non c’era il finanziamento pubblico – la metà dello stipendio, che, oltretutto, non era generoso come quello di oggi.
Nascevano alla Camera – ma anche al Senato dove i membri erano più attempati – amori illeciti, cioè tra maschi comunisti sposati e donne missine o viceversa. Era l’epoca in cui ci si rispettava, indipendentemente dal partito di appartenenza, quando Almirante e Berlinguer erano amici. La politica era come una competizione sportiva. Non c’era l’esagerata esultanza di oggi, quando la capolista segna una rete all’ultima in classifica. Ci si abbracciava anche tra avversari. Credo che la società fosse migliore, non solo in Italia, ma nel mondo intero. Adesso c’è troppo denaro in circolazione, ma è mal diviso. In qualche paese, soprattutto in Occidente, ce n’è troppo, mentre altrove ce n’è troppo poco.

Non è necessario cercare le identità perdute della sinistra
Basta cambiare il comportamento di chi la gestisce (molto male). Inoltre, con l’inflazione che ha quasi raddoppiato i generi di consumo indispensabili e l’aumento dell’energia e delle fonti di calore, la gente – anche quella che lavora – non arriva alla fine del mese. Chi ha doppi stipendi parlamentari, come le coppie d’oro citate, non può immedesimarsi nei problemi della povera gente.
Nessuno vuole ridurgli l’emolumento, ma sarebbe più decoroso rinunciare ai privilegi. Quindi, l’opposizione sarà debole e sterile. Per di più, Bonelli rimprovera al socio di avere candidato Soumahoro, un sindacalista con una famiglia ingombrante, anziché suggerirgli di trovare un’altra attività per la moglie.
I problemi del nostro paese sono tanti e di difficile soluzione, seppure ognuno si senta in grado di risolverli
La corruzione, nel recente caso dell’Europarlamento, è di sinistra, ma in passato la destra non è stata da meno. Anzi. Ma ormai gli elettori non prendono in considerazione onestà e corruzione. Non fanno differenza neppure tra efficienti e inetti. Votano per simpatia e tradizione, perché il padre e il nonno erano fascisti o comunisti anziché per la valutazione del merito, né per il bene della loro famiglia.
L’errore è nel proposito di rivoltare il paese come un calzino. Basterebbe, invece, una maggiore immissione di cultura e moralità per migliorare gli italiani. Il Paese ha tutte le carte in regola: storia, arte, economia, prestigio, bellezza. Ma non è ancora una nazione, come molti si ostinano erroneamente a chiamarla. Troppa corruzione, indifferenza, ignoranza. Non sono le leggi e i governi a fare grande un paese, ma la popolazione, che non si considera comproprietaria dello Stato, ma “res nullius” che ognuno può sfruttare, Infatti lo chiamiamo affettuosamente “Pantalone”.

C’è ancora tanta brava gente sulle cui spalle grava il sostegno del Paese
Ma la maggior parte è pigra, svogliata, improduttiva, scroccona, avida di denaro che mette da parte perché non sa nemmeno spenderlo. È inutile mettere la fiducia per fare approvare al Parlamento la legge finanziaria. Se neppure l’ampia maggioranza è convinta dell’efficacia della manovra vuol dire che è sbagliata. Del resto non piace neppure alla Confindustria, né ai sindacati e neppure a Bankitalia. Bisogna prima convincere almeno gli alleati, poi mettere in condizione l’opposizione di non poterla criticare.

Forzare il parlamento non serve. Anzi, è un errore
Infatti, lo faceva la sinistra. Non parliamo di Berlusconi con le leggi ad personam. Ha dovuto farlo persino Draghi, che non era unto ma illuminato dal Signore. È un espediente italico cui ricorrono coloro che crediamo grandi perché abbiamo modelli sbagliati e falsi. Patriota ha un significato romantico che negli ultimi tempi nessuno merita. Finora non si è notata differenza tra quelli di prima e quelli di oggi, anche la presunzione è stata di tutti.

Eppure in questa coalizione c’è il meglio dell’Italia conservatrice
Ci si è riversata tutta la destra, che sommata ha lo stesso peso di tutti gli altri. Quindi, la buona politica cercherebbe di simpatizzare con chi non l’ha votata. Invece, si colpevolizzano gli avversari e talvolta si dileggiano credendosi vincitori universali. Basta guardare la Lega, che nel 2019 sembrava padrona d’Italia, mentre non lo è neppure più del Nord, per la difesa dei cui interessi era nata. Non lo è più neppure Forza Italia, il cui declino cominciò molto prima che il suo leader invecchiasse. La ruota gira col tempo e il comportamento, non con l’età.
Basta ricordare la prima Repubblica, il potere della DC e quello di Craxi. Chi avrebbe mai immaginato che crollassero con un tonfo che ha scosso l’Europa e parte del mondo, nella polvere della corruzione. E l’URSS, che in poche ora soffocava la rivoluzione ungherese? Oggi al successore non bastano dieci mesi per piegare il paese omologo dell’Ungheria, solo un po’ più grande e aiutato.

Per durare un po’ di più dovremmo essere aperti alla migrazione
Non per dovere di accoglienza, né per assecondare le esposizioni dell’Unione Europea, ma per convenienza. Anche se siamo razzisti, soprattutto con quelli che hanno un diverso colore della pelle, ci conviene fingere di essere accoglienti. Noi assimiliamo il nero alla sporcizia, anche se un tempo lo erano le nostre camicie. In questo momento storico la politica suggerisce di rispettare gli emigranti, anche i clandestini e chi non ne ha diritto. Perché – non noi né i nostri antenati – noi europei abbiamo un debito con loro: li abbiamo colonizzati e schiavizzati per più di due secoli.
I mercanti di esseri umani non sono gli scafisti, che si pagano la traversata del Mediterraneo pilotando quelle carrette del mare e spesso annegando con gli altri. Non obbligano nessuno a partire, né all’arrivo li consegnano a chi li sfrutta. Erano i negrieri bianchi che catturavano i giovani neri e li vendevano nel nuovo mondo, dove, fino a qualche anno fa, vivevano in cattività. L’Italia e il solo paese europeo che ha avuto una breve colonizzazione, e non sempre comportandosi bene. Le donne somale ed etiopi le abbiamo anche sposate. Ed è per questo che siamo il solo paese europeo a non avere subito il terrorismo islamico, non solo quello dell’ISIS. Tutti gli altri hanno subito gravi attentati anche perché i giornali umoristici hanno dileggiato le divinità e le fedi altrui, mentre noi ne abbiamo sempre rispettato i simboli e i personaggi.
Ecco perché non dobbiamo accusare la povera gente che scappa dalla guerra o dalla fame di infrangere i nostri diritti sbarcando sulle prime coste che incontra, perché neppure noi europei avevamo il diritto di deportarli e venderli al mercato degli schiavi. Quelli erano mercanti di esseri umani, non gli scafisti.

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