UFFICI GIUDIZIARI SGUARNITI, MA TALPE SEMPRE IN AZIONE

UFFICI GIUDIZIARI SGUARNITI, MA TALPE SEMPRE IN AZIONE

di Giuseppe Gullo

“Considerando i procedimenti ancora pendenti relativi a vacanze del 2018 o 2019 – rispetto alle quali sono intervenute vicende patologiche – sono da conferire, con un ritardo purtroppo divenuto fisiologico, numerosi incarichi vacanti dal 2021 – 35 direttivi e 56 semidirettivi – e la sostanziale totalità di quelli resisi vacanti nel 2022 – 81 direttivi e 91 semidirettivi”.
Le affermazioni sopra riportate sono state pronunziate dal Vice Presidente del CSM in occasione dell’insediamento del nuovo organo che “governa” la Magistratura. Sono dichiarazioni estremamente gravi che testimoniano in modo brutale e preoccupante lo stato dell’Ordine giudiziario.
Una prima valutazione deve essere fatta considerando che il CSM appena cessato è stato eletto nel 2018 e a quel momento, secondo quanto dichiarato dal sen Zanettin,  all’epoca componente di quel Consiglio, non vi era arretrato. Ciò significa che in quattro anni è stato accumulato un arretrato enorme con pratiche non evase che risalgono agli anni 2018 e 2019, 35 incarichi direttivi e 56 semidirettivi non assegnati del 2021, e l’intero 2022 con 81 incarichi direttivi e 91 semidirettivi non trattati. A oggi quindi ben 116 posti di dirigente e 147 di aggiunti sono vacanti e retti provvisoriamente da magistrati solo per via della maggiore anzianità nel ruolo. Un disastro vero e proprio!
L’elezione e l’insediamento del nuovo Consiglio hanno messo a tacere, momentaneamente, le discussioni e le polemiche molto accese sul ruolo del Csm, sul suo operato soprattutto negli ultimi cinque anni e sugli scandali che hanno investito l’intero Ordine giudiziario e in modo specifico gli uffici più importanti della magistratura inquirente e per ciò stesso gravati delle maggiori responsabilità. Nessuno dei problemi sul tappeto è stato seriamente affrontato e men che mai avviato a soluzione. L’attuale CSM è lottizzato nella stessa misura dei precedenti.
Tutti i consiglieri laici sono stati designati dai partiti e hanno una precisa etichetta a tutti nota. Tra l’altro, per una ragione che non mi è nota, sul sito on line del Consiglio per sette dei dieci membri eletti dal Parlamento manca la scheda con il curriculum e le esperienze professionali. Allo stesso modo tra i togati sono stati eletti quelli indicati dalle correnti con la sola eccezione del consigliere Mirenda, magistrato indipendente noto per avere rifiutato un incarico direttivo in polemica con il criterio spartitorio usato dal Csm. Tutti gli altri hanno militanza correntizia e sono stati eletti con i consensi raccolti tra gli associati. L’obiettivo dichiarato dalla riforma approvata in extremis è stato clamorosamente fallito.
La lottizzazione regna sovrana oggi come ieri. È cambiata la maggioranza in Parlamento e tra i giudici e questo ha portato all’elezione di un vice Presidente di area leghista, in passato difensore di noti esponenti del Carroccio. Cambierà la musica? È molto difficile che accada se lo spartito è uguale. Può cambiare il modo di eseguire, i tempi dell’orchestra, l’abilità del direttore e dei suonatori ma la musica certamente no. Lo verificheremo molto presto appena si tratterà di affrontare i nodi più intricati e di toccare i nervi scoperti che sono tanti e che per mancanza di cure si sono irritati ancora di più.
Nel contempo i marosi che si erano alzati minacciosi a rendere difficile la partenza delle riforme annunciate dal nuovo Guardasigilli, si sono placati. La scena è stata occupata dalla vicenda Cospito-Del Mastro nella quale, a ben guardare, la posta in gioco è ben poca cosa se paragonata alla separazione delle carriere o a una seria riforma del CSM. Può avvenire che la testa dell’improvvido deputato salti ma, in fondo, tutti considereranno che in qualche modo se l’è cercata. Sono finite per il momento le dichiarazioni a raffica sulla necessità delle intercettazioni per tutti i tipi di reato e stiamo godendo del beneficio di non dovere ascoltare coloro che ci spiegano con sussiego che le leggi attuali vanno bene, anzi sono le migliori possibili, tanto che funzionano benissimo e garantiscono il massimo di riservatezza e di uso assolutamente limitato all’oggetto dell’indagine e alle persone indagate! Talvolta però il caso è capriccioso e crea coincidenze imbarazzanti. Alla Procura di Roma, negli uffici che si occupano delle intercettazioni, è scoppiato lo “scandalo” della vendita delle informazioni riservate emerse dall’ascolto delle conversazioni. La Procura ha richiesto e ottenuto l’arresto di una praticante avvocato e del fidanzato per la corruzione di uno o più addetti all’ufficio intercettazioni per ottenere informazioni riservate sulle attività investigative disposte nei confronti di indagati. Le “informazioni“ illecitamente ottenute venivano trasmesse agli interessati i quali prendevano le opportune contromisure. Non è noto con certezza quanti siano i funzionari e/o i militari interforze nei cui confronti sono in corso riscontri, ma sono state fatte numerose perquisizioni domiciliari e negli uffici.
C’è attinenza tra la discussione sulla limitazione dell’uso delle intercettazioni e il caso delle talpe negli uffici romani? Da anni, da molte parti e con ragione, si lamenta il fatto che il contenuto di intercettazioni riservate diventasse pubblico. Era difficile immaginare che quelle stesse notizie, magari giorni o settimane prima, arrivassero agli indagati? Occorreva molta fantasia per pensare a quali potessero essere i canali attraverso i quali queste informazioni raggiungevano i destinatari?
L’ampliamento a dismisura dei casi di utilizzo delle intercettazioni ha ovviamente contribuito non poco ad aumentare la “domanda” di notizie riservate e con essa il pericolo d’inquinamento e di ricerca di scorciatoie illecite. Anche la necessità di utilizzare un gran numero di persone per questo servizio ha contribuito a renderlo permeabile e potenzialmente esposto a maggiori rischi. Il maggiore di questi è il convincimento che il sistema sia eccellente e non debba essere assolutamente modificato. mentre il campo andrebbe ristretto e il personale a esso assegnato andrebbe selezionato adeguatamente.

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