VIVERE È LA PIÙ GRANDE RICCHEZZA, MA A MOLTI NON BASTA

VIVERE È LA PIÙ GRANDE RICCHEZZA, MA A MOLTI NON BASTA

di Roberto Tumbarello

Dovevamo rivoltare l’Italia come un calzino, invece sta andando tutto storto, forse anche peggio di prima, quando almeno c’erano soldi per la manovra finanziaria. La pacchia è finita per noi, non per l’Europa con cui riprendiamo a litigare e che, invece, può risolverci tanti problemi grazie al PNRR se siamo in grado di gestirlo bene. Credevamo che gli altri non ci sapessero fare, nemmeno Draghi. Adesso ci rendiamo conto che è più facile criticare dall’opposizione che governare. Bisogna anche avere una buona classe dirigente. Noi ce l’abbiamo? Cerchiamo di trattenere le fughe di cervelli, che possono esserci utili. Ma se li paghiamo poco più di un ragioniere, se ne vanno all’estero, dove sono ricercati. Accusiamo Gentiloni di essere anti italiano, invece fa il suo lavoro di Commissario Europeo all’economia in difesa dell’Euro, anche nel nostro interesse. E non replica alle accuse “perché le polemiche potrebbero nuocere all’Italia”. Se tutti facessero deficit oltre il 2%, che è il limite consentito dalle regole dell’Unione, la moneta comune si svaluterebbe. Invece, oggi è più forte del dollaro e garantisce il potere d’acquisto dei cittadini e delle imprese di trasformazione.
Criticavamo Conte e persino Draghi perché non proteggevano a sufficienza le nostre coste, che adesso sono un colabrodo. Da quando governiamo noi arrivano il doppio di migranti degli anni scorsi e non sappiamo come assisterli. I sindaci protestano perché le strutture di ospitalità non sono più adeguate ad accoglierli. Lampedusa è al collasso. Ci sono più migranti che abitanti. Il sindaco ha dichiarato lo stato di emergenza. La situazione è drammatica. Risse, infezioni, carenza di acqua e cibo, mancanza di alloggi e servizi igienici. Un bimbo di 5 mesi è annegato durante il trasbordo. Il Governo non sa come intervenire. È il caos. L’isola può esplodere da un momento all’altro.

Certo, bisogna prendere provvedimenti, tanto più che gli sbarchi continuano a ritmo serrato. Ma dobbiamo ammettere che bloccare le partenze dalla Tunisia, dalla Libia e dalla Turchia è una strategia fallimentare, un vero flop. E c’era da aspettarselo. L’Europa ci è venuta incontro  –  come la Premier aveva suggerito – promettendo di pagare alla Tunisia per questo servizio255 milioni di Euro, che però sembra siano rimasti ancora impagati, forse perché bloccati dal Vice Presidente  dell’UE Josep Borrell. Proponiamo a Von del Leyen altre soluzioni, anziché lamentarci che l’Europa non ci aiuta. Finora ci ha aiutati ma senza successo. Il trattato di Dublino, che impone le pratiche di accoglienza al primo paese di sbarco, è superato dalle circostanze e va rivisto. Nel frattempo si deve risolvere, tutti assieme, un’emergenza umanitaria, sanitaria e sociale. Ma senza minacciare né insultare. Solo facendo capire che a Lampedusa possono scoppiare incidenti gravissimi.

Salvini parla di atto di guerra e suggerisce di schierare la marina militare a difesa dei porti. Quella povera gente, di cui la metà già muore annegata durante la traversata, fugge dalla carestia e dalla guerra, e se ne troverà un’altra ad accoglierli. Infatti, Forza Italia si oppone a un provvedimento che condannerebbe a morte tanti migranti, soprattutto bambini e le loro madri. Non dia retta a Salvini. Signora Premier, né a chi la istiga contro Francia e Germania, e a usare il pugno duro per farsi valere. I nemici dell’Italia non sono in Europa, Non abbiamo nemici. Non è saggio fare la guerra all’Europa di cui facciamo parte, né uscirne. Adesso che è al governo da quasi un anno avrà certamene capito che al di fuori dell’UE non conteremmo nulla. E credo che prima di lei e di Salvini l’abbiano capito gli italiani. Quindi è inutile lamentarsi e accusare. Orban non è un buon esempio. È meglio seguire le regole, come fanno gli altri. Si accontenti del successo che ha e cerchi di mantenere i consensi ricevuti. Perché – ricordi e cerchi di farlo capire ai suoi alleati – da Palazzo Chigi è più facile perdere voti che acquistarne. Del resto, per ora ha il giudizio positivo del mondo libero. Lei è la prima Premier di destra di un Paese dell’Europa occidentale dopo la Seconda guerra mondiale, ma non ha – almeno non ancora – combattuto l’Europa, ribaltato la politica migratoria o limitato l’aborto o i diritti degli omosessuali. Anzi, è rimasta una sostenitrice della NATO e dell’Ucraina, addirittura come le democrazie nordiche. Continui così, senza finte né secondi fini.
Però, se gli italiani sostengono Meloni, i suoi alleati l’accusano d’incompetenza. Pur alludendo al complotto che vede una regia – dell’Europa? della sinistra? dei poteri forti? I mediocri hanno sempre bisogno di un nemico e se non c’è debbono crearlo – a organizzare tanti sbarchi. “Però, quando era Salvini ministro dell’Interno questo non succedeva”, dice Calderoli, e intende che la Premier non è capace di frenare l’ondata di sbarchi. Forse è stato un errore non responsabilizzare Salvini e mettere al Viminale un suo sodale, che, però, lui manipola. Mentre Tajani asseconda Meloni in tutto, Marina Berlusconi l’ha criticata fortemente per il prelievo alle banche. Nella disperazione per racimolare più soldi possibile per la manovra finanziaria, la Premier non ha solo disatteso il parere autorevole di Giorgetti, contrario al prelievo, ma ha dimenticato che anche i referenti di Forza Italia sono banchieri. Non è prudente toccargli i soldi. Non sarà neppure facile colpevolizzare la sinistra in questa faccenda tutta familiare.

Biasimavamo che la benzina costasse tanto per colpa delle accise. Oggi è ancora più cara e abbiamo capito che le accise servono al bilancio dello Stato. Se aumenta il costo dei trasporti, di conseguenza tutti i prodotti rincarano. L’inflazione sta diminuendo ma i prezzi al consumo rimangono alti perché non sappiamo come controllare le speculazioni. Purtroppo neppure l’evasione fiscale è diminuita. Il PIL, che si diceva essere più alto che in Cina e negli USA, ora è sceso quasi a zero e anche il livello dell’occupazione diminuisce. Molti lavoratori non arrivano alla fine del mese e noi, per fare un dispetto all’opposizione, ci ostiniamo a non volere stabilire un salario minimo. Sarebbe anche giusto stabilire che al di sotto di 9 € l’ora è sfruttamento del lavoro. Servono 30 miliardi per la manovra economica e noi ne abbiamo soltanto otto e mezzo. Anche la Bce è contraria al prelievo alle banche. L’ha scritto la stessa Christine Lagarde al ministro Giorgetti, che lo sapeva già. Intanto, perché i proventi di quella tassa non possono essere usati per far quadrare i conti della manovra di bilancio com’è nell’intenzione della Premier. E poi perché mette in difficoltà soprattutto le banche più piccole, oltre che creare una perdita di fiducia degli investitori nel settore bancario italiano. Ma Meloni si è incaponita: “Non intendo tornare indietro”.
Insomma, dobbiamo ammettere che non è possibile – né era necessario – rivoltare l’Italia come un calzino. Anche quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno avevano fallito. Falliscono sempre le rivoluzioni epocali, Basterebbe migliorare qualcosa che va male: 1) La corruzione è estesa anche alle categorie che dovrebbero dare esempio di comportamento; 2) La droga miete vittime tra i giovani e priva di comprendonio i superstiti; 3) molte zone del paese sono in mano alla criminalità organizzata perché lo stato è assente; 4) la delinquenza minorile è fuori controllo; 5) la scuola è diventata una fucina d’ignoranza per i discenti e di precariato per i docenti: 6) gli incidenti sul lavoro sono una piaga, muoiono mediamente tre operai al giorno; 7) la sanità è penalizzata, tanto da dare l’impressione che si stia indirizzando il Paese verso il settore privato. Se riuscissimo a correggere queste lacune sarebbero rispettate le promesse elettorali.

In tutti i paesi del mondo – almeno, quelli in cui si può criticare l’operato del governo – c’è chi è al potere e chi gli fa le pulci. Era così anche da noi al tempo della c. d. Prima Repubblica. Poi, dall’avvento di Berlusconi, la sinistra viene colpevolizzata se critica il governo. Oggi, con una Premier donna, che dovrebbe essere più tollerante, questa insolita consuetudine si è vieppiù radicalizzata. Meloni si ritiene vittima di PD e M5S che ce l’hanno con i suoi familiari chiacchieroni e per di più tutti al potere. Forse è vero che la sorella fa politica da quando aveva 17 anni, ma non è un titolo di merito. Anzi, è da pigri. Sarebbe stato meglio che avesse continuato a studiare. Fare politica da lunga data non dà il diritto di gestire il partito di cui la sorella è Premier. Anche il cognato – marito della sorella promossa – è ministro e, da quando lei è Premier, il suo compagno detta la morale dal pulpito della TV. Consenta almeno alla sinistra, gentile Signora, di trovare anomali tanti privilegi e di muoverle qualche critica, come sto facendo io, pur essendo dalla sua parte. Le ho già ricordato che nemmeno Mussolini, dittatore con pieni poteri, mise mai familiari a posti di comando. Anzi, mandò il figlio Bruno, a 23 anni, in guerra, da cui, povero ragazzo, non tornò. Galeazzo Ciano era suo genero, marito di Edda, ma lo nominò ministro degli Esteri perché era un diplomatico molto acuto e lungimirante, parlava cinque lingue e non si era laureato alla Niccolò Cusano a 50 anni, ma alla Sapienza di Roma con lode a 23 anni. L’unico paese al mondo dove la sorella del Premier occupa un posto di prestigio nella nomenclatura è la Corea del Nord. E ora l’Italia. Quindi, non si lamenti delle vignette pungenti. Non è fango, ma legittime critiche, non essendo usuale tanto familismo in un i paese democratico. E, per la verità, nemmeno nelle dittature. Non abbiamo notizia che Putin o Xi Jinping abbiano inserito familiari nel governo o nelle alte cariche dello stato. Noi italiani siamo sempre all’avanguardia anche nel nepotismo. Approfitti, quindi, da buona italiana, del successo e lo condivida pure con i familiari, che, per fortuna non sono molti. Ma non si lamenti. Goda dei privilegi con dignità, che è la caratteristica fondamentale dello statista, senza la quale i benefici del successo diventano scrocconeria. Lasci perdere la sinistra, anche se lei la reputa anti italiana, come Gentiloni, perché biasimano il suo operato. È il gioco della politica che è lei a non rispettare perché deve sempre dare la colpa a qualcun altro delle sue lacune. Persino del raddoppio degli sbarchi lei dà la colpa ai precedenti governi, che ne subivano la metà. Abbia almeno la dignità di tacere e lasciar fare a PD e M5S la contestazione che ogni opposizione ha il diritto di fare. Tanto, ha una maggioranza così ampia che la sinistra non può nemmeno scalfirla. Anzi, sono talmente assenti da sembrare suoi alleati. Se non riesce a risolvere i problemi è solo colpa sua e prima o poi gli elettori se ne accorgeranno. Quindi, non le conviene alzare polveroni. Cerchi soprattutto di formare una classe dirigente in grado di agire secondo le sue direttive. Perché non basta occupare tutti i posti di potere grazie allo spoil system. Bisogna pure sapere far funzionare il Paese.

Si è accorta, Signora, che in Italia conviene delinquere? Intanto, perché non è detto che si venga scoperti. Polizia, carabinieri e finanza sono talmente oberati di lavoro che non hanno la possibilità di perseguire tutti i delinquenti, che sono in crescita continua. Per di più non si va in prigione se la condanna è inferiore a 4 anni. In attesa di processo, solo chi fa una strage di innocenti va in carcere o agli arresti domiciliari. Se no, circola liberamente e può commettere altri delitti. Comunque, qualsiasi sentenza penale è scontata di 3 anni per effetto di un’amnistia che istituì il parlamento nel 2005 su proposta del  governo Berlusconi. Inoltre, come avviene durante la stagione dei saldi per invogliare a comprare, il Ministero della Giustizia, grazie alla legge Gozzini del 1986, ogni anno di detenzione sconta tre mesi. Un’occasione da non perdere. Ma le agevolazioni non finiscono qui. Una volta estinta la pena, spesso non tutta trascorsa in prigione, ma in parte affidati ai servizi sociali, si ha diritto alla riabilitazione, grazie alla quale, una volta ottenuta, si ritorna alla condizione di incensurato. Tutti questi criminali danneggiano, oltre che i cittadini probi. pure il turismo, che è la nostra industria più produttiva. Molte strutture – alberghi, ristoranti, bar e negozi – sono gestiti da mafia e camorra. Così combattiamo il sovrappopolamento turistico di cui, anziché essere soddisfatti, ci lamentiamo, non essendo mai contenti di niente, seppure capiti solo in rare zone – per esempio, a Venezia – e solo nei mesi di luglio e agosto.

Gentile Premier, volevo segnalarle – con tutti gli impegni che ha le sarà forse sfuggito – che l’iniziativa di fissare il prezzo dei voli aerei per le isole non è stata saggia né opportuna. Infatti, oltre a minacciare di interrompere i collegamenti con Sicilia e Sardegna, Ryanair ha definito spazzatura il decreto del Governo. E io mi sono un po’ vergognato per quella volgarità che vorrei il mio Paese non ricevesse in risposta. Forse serviva maggiore prudenza, trattandosi di un vettore di cui abbiamo bisogno per convogliare turisti in quelle zone. Ecco perché la prego di controllare personalmente le attività dei vari ministeri, visto che non si può fidare neppure dei familiari che parlano a vanvera. È vero che quelli della low cost irlandese sono arroganti, ma se dovessero lasciare l’Italia, sarebbe un gravissimo danno per la nostra economia, non avendo un vettore che ci colleghi con tante città europee. Noi abbiamo ITA, che, peggio di Alitalia, ci dà più problemi che vantaggi. Chi ha avuto l’idea? Cerchi di rimediare lei, che è tanto brava a ricucire i rapporti. Il ruolo di Premier le conferisce privilegi, ma anche pesanti oneri, che non può trasferire su altri.
Nel suo ultimo intervento all’Europarlamento Ursula von der Leyen ha parlato del nostro paese, citando, però, Draghi, non lei, gentile Signora, né i suoi congiunti e neppure uno dei nostri leader, definendo l’ex premier «una delle menti economiche più grandi d’Europa», e gli ha chiesto di preparare un progetto sul futuro della competitività europea e la difesa dell’Euro. E lei, invece, un po’ presuntuosa, lo bocciava quando era lui a capo del governo. Perché lei è condizionata dall’ideologia che falsa i meriti e premia gli accoliti, danneggiando il paese.
Ci volevano gli stupri di Caivano, dopo un anno di governo, per farle capire che le baby gang sono pericolose e turbano gravemente la tranquillità delle città. Spesso sono le stesse famiglie che avviano i minori alla criminalità perché non sono punibili. Ora finalmente anche chi non ha ancora compiuto 18 anni può essere arrestato se colto in flagranza di reato. Inoltre, il questore dispone adesso di misure restrittive, tra cui il sequestro del cellulare, che sembra essere la punizione più temuta dai giovani delinquenti. Ma lo Stato dov’è? Basta questo provvedimento per sradicare la camorra dal territorio che ha occupato?

Il testamentato di Berlusconi è esecutivo. Seppure la ripartizione non sia equa per tutti i cinque figli, è ammirevole che gli eredi abbiano accettato tutte le clausole senza polemiche né contestazioni per rispettare la volontà del padre, anche se non più nelle piene facoltà di intendere. A Piersilvio e Marina va il 52% dell’impero – cioè il 26% ciascuno – a Barbara, Eleonora e Pierluigi il 48%. Il 18% a ognuno. Seppure i due figli di primo letto siano privilegiati, sono tutti e cinque ugualmente ricchi perché al di sopra di un certo livello non c’è differenza di ricchezza. Con un miliardo ognuno può vivere in una villa o in un palazzo al centro di Milano con abbondante servitù, può spostarsi con l’aereo personale, trascorrere le vacanze in barca o in una villa in una località vip e può vivere di rendita per almeno altre due generazioni, come chi possiede cento miliardi. Quindi, ammiro la saggezza dei tre giovani penalizzati che hanno accettato senza sprecare soldi per avvocati ed evitare sentimenti avversi. Anche perché il secondo gruppo di figli non mi sembra affascinato dal potere televisivo – ecco perché il padre lo ha assegnato agli altri –  che, anzi, può diventare una prigione.

Nel 1913, quando già si sentiva alle porte la guerra con la Germania, gli inglesi chiedevano l’abdicazione di Giorgio V, un Hannover di origine tedesca. Ma non si sapeva con chi sostituirlo. Un giorno un gruppo di nazionalisti esibì un decreto, probabilmente falso, con cui Carlo II Stuart – regnò dal 1660 e morì nel 1685 senza lasciare legittimi eredi, non potendo la moglie, Caterina di Braganza, avere figli – riconosceva come suo erede James Scott, nato dalla relazione con Lucy Walter, una delle tante amanti del re. A lui, I duca di Monmouth, spettava la corona d’Inghilterra. Ma il duca non ci pensava minimamente di rinchiudersi nella reggia per occuparsi di noiosi affari di Stato anziché divertirsi da uomo libero con tutti i soldi che aveva. Quindi, proclamò che, seppure il trono spettasse a lui, Giorgio V si era dimostrato talmente inglese che meritava di continuare a regnare. L’aneddoto non finisce qui perché il duca dovette evitare un secondo attentato alla sua libertà. Un giorno bussò alla porta del suo palazzo il Lord Ciambellano per invitarlo a Buckingham Palace dove Giorgio V lo aspettava per prendere assieme il tè delle cinque. Il sovrano non aveva bisogno di preavviso per invitare qualcuno. Durante il tragitto in carrozza il duca chiese al Ciambellano se per caso sapesse il motivo dell’invito. Il lord finse di non essere al corrente, ma suppose che, grato al duca, volesse dargli in sposa la figlia. E, vedendolo perplesso, aggiunse che ovviamente non poteva rifiutare, non essendo sposato, né impegnato. Il duca si terrorizzò perché si diceva a Londra – ma in questo caso si sbagliava essendo la principessa Mary molto carina – che non esistessero ragazze più brutte delle figlie del re d’Inghilterra. Allora bussò alla cassetta del vetturino chiedendogli se avesse per caso una figlia da marito. “Ne ho una molto bella e virtuosa”, rispose il cocchiere. E il duca la chiese in moglie, proprio sulla soglia della reggia.

In questi tre mesi di assenza del “caro estinto” sembra che siano morti anche tanti individui ai quali era lui a dare la vita. Scomparse, come se non fossero mai esistite, badanti, infermiere, fidanzate e parlamentari scodinzolanti. Era prevedibile. Secondo me anche il seggio di Monza al Senato – le elezioni suppletive si terranno il 22 e 23 ottobre prossimi – è in bilico col buon Galliani, che, senza più Berlusconi a sostenerlo potrebbe non farcela, anche se non tutti i partiti che si dicono all’opposizione appoggeranno Cappato. Il M5S, per esempio, è tentato di candidare inutilmente uno dei suoi, che non prenderebbe più del 2%. Ma per camuffare l’esiguo consenso, forse indicherà ai suoi elettori di votare per Cappato.
Ciò che trovo anormale – probabilmente anche lei concorda con me, onorevole Premier – è che su un patrimonio talmente enorme, gli eredi diretti non paghino un centesimo di tasse e gli estranei pochissime, mentre le vincite al superenalotto sono tassate al 20% e la mia pensione al 43%. In Italia c’è chi riesce ad accumulare una tale ricchezza anche per merito della struttura sociale che ha un costo. In Moldava o in Albania non esistono eredità così cospicue perché è impossibile accumularle. Ma non è mia intenzione creare una polemica inutile, dato che non solo il suo governo, gentile Signora, ma anche quelli che l’hanno preceduta hanno sempre avuto un occhio di riguardo per i ricchi più che per la povera gente, anche se ora reclamano l’istituzione del salario minimo.
Ciò che le suggerisco, invece, è di creare degli incentivi per cui al de cuius convenga lasciare qualche soldo in beneficienza o alla ricerca scientifica perché gli eredi paghino meno tasse o non ne paghino affatto, come adesso. Infatti, non riesco a capire come mai chi ne ha già tanti non pensi a chi vive in miseria e in sofferenza. Io, nel mio piccolo, dedico parte del reddito all’adozione di un bimbo africano e ad altre iniziative caritatevoli, soprattutto alla Lega del Filo d’Oro. Non vivrei tranquillo senza dare un contributo per quei bimbi sordi e ciechi e sono grato a chi, come Renzo Arbore, se ne occupa. E pensare che Berlusconi era generoso con tutti, tranne con i bisognosi. Quindi, non per tirchieria, ma perché non pensava alla povera gente.

Forse per i ricchi la miseria non esiste. Dev’essere un’invenzione della sinistra per creargli rimorsi, che, invece, i ricchissimi non hanno, tanto da morire con la coscienza tranquilla. Un mio caro amico argentino scoprì in età avanzata che sugli aerei, dietro la prima e la business class, c’è la classe turistica. Lui credeva che ci fossero i bagagli e che in aereo viaggiasse solo chi era ricco come lui. Gli altri in treno o in piroscafo. In altre parti del mondo, invece, le persone ricche lasciano parte della propria eredità a fondazioni caritatevoli perché gli eredi beneficino di agevolazioni fiscali. Visto che siamo in crisi, cerchiamo di stimolare lasciti alle associazioni dedite all’assistenza dei poveri, alla cultura o alla ricerca cui noi non pensiamo perché preferiamo destinare il denaro pubblico alla raccolta di voti. Ci pensi, cara Signora. Può essere una risorsa e un vantaggio anche per i dimenticati della società che continueranno a votarla.
Anche il proprietario di Esselunga ha lasciato centinaia di milioni ai figli, alle ex mogli e persino 70 milioni alla segretaria anziana e nubile. Nemmeno un centesimo alla povera gente, né alla Caritas o a Sant’Egidio. Anche Del Vecchio, fabbricando occhiali, ha lasciato centinaia di milioni ai figli, alle ex mogli e anche ai loro figli avuti con altri mariti. Da noi, al massimo, si lascia qualche appartamento ai partiti, Ricorda, Signora, le proprietà immobiliari del MSI e la casa di Montecarlo? Non è per cattiveria, ma per dimenticanza che non si pensa a chi ne avrebbe tanto bisogno. Invece, c’è tanta gente per la quale la vita è una sofferenza. Ecco perché quando passa un disabile, un emigrante, un barbone, un poveraccio dovremmo toglierci il cappello, metterci sull’attenti e presentargli l’onore della armi, oltre che dargli quel che possiamo. Perché è uno sconfitto della vita che merita rispetto e considerazione, non compassione né disprezzo.

Visto com’è andato quello di New Delhi, forse al G20 conviene non partecipare più perché la maggior parte dei paesi, anche se in polemica tra loro, sono legati da un anti americanismo che coinvolge tutto l’Occidente. È inutile andare per abbracciare o stringere le mani a chi ci vuole male. Ne è prova il comunicato congiunto emesso in India che non colpevolizza la Russia, né cita la sua aggressione in Ucraina. Di fronte a tanta dimostrazione di parzialità, l’unica reazione efficace è ignorare questi paesi che, incivili, arretrati e incolti, credono che coalizzandosi possano sovrastare la supremazia del dollaro e degli Stati Uniti. Il comportamento della Russia è la cartina di tornasole per valutare il peso di questi paesi nel mondo, alcuni dei quali vivono di assistenza. Basta notare come amministrano i propri cittadini e le discriminazioni continue che fanno per capire che non sono del livello dell’occidente, non hanno le stesse conquiste scientifiche né sociali. che, anzi, abbiamo spesso condiviso con loro per cercare di farli evolvere, ma senza successo né riconoscenza. Non si può essere a favore della Russia, che ha palesemente aggredito un paese sovrano e continua a distruggerlo. Se la lezione di New Duelli è servita, converrà disertare il prossimo G20 in programma in Brasile nel 2024.

È difficile credere che grazie a Le Pen, alleata della Lega, l’Europa sarà più libera, come vuole far credere Salvini, orgoglioso di invitarla al tradizionale raduno di Pontida. Tajani dissente mentre Meloni finge disinteresse per cercare di apparire più moderata, ma va in Ungheria a trovare il suo amico Orban, che paralizza col suo veto l’attività dell’Unione Europea e simpatizza con Putin. Col dittatore ungherese Meloni stipula un patto “per difendere Dio, patria e famiglia”. È ridotto proprio male questo povero Dio per dover ricorrere alla difesa di Orban, che non sembra molto credente, e di Meloni. Chissà di quale Dio si tratta e da chi o che cosa è necessario difenderlo. Non sarà per caso l’intenzione d‘introdurre un qualche clericalismo di Stato? Intanto Mario Monti, che è laico ma non di sinistra, ha individuato nel nazionalismo il male del nostro paese. Infatti, amicizie e alleanze non dipendono dal modo di vivere ma dall’ideologia di appartenenza. Quindi, il criminale può essere amico, mentre il galantuomo acerrimo nemico. Infatti, un altro alleato, che secondo Salvini dovrebbe garantire libertà in Europa, è l’AFD, il partito di ispirazione nazista che sta risorgendo in Germania, protetto dal principio, che il nazismo nega, secondo cui ogni cittadino è libero di esprimere la propria tendenza politica. Però, a margine della festa dei giovani di Forza Italia, il Segretario Nazionale Tajani ha ribadito che partiti come quelli che Salvini corteggia “”non possono mai essere nostri alleati né in Europa né altrove perché i nostri valori sono totalmente diversi da quelli che Le Pen e AFD esprimono”. Come sempre, Meloni non si esprime, sparisce per qualche giorno e aspetta che dell’argomento non si parli più.
Non so se voi lettori vi chiedete, come me, perché, anziché pensare a governare e risolvere i tanti problemi in cui l’Italia si dibatte, la maggior parte delle attenzioni ed energie sono dedicate alle prossime elezioni europee che si svolgeranno tra quasi un anno. Eppure, se i sondaggi sono giusti, la coalizione di maggioranza ormai viaggia sicura oltre il 50%. Non sarebbe più saggio, anche fingendo, dedicarsi al Paese? Tanto più che non è quella dell’Europarlamento, per cui voteremo, l’Europa che per noi conta, ma quella dell’Unione che distribuisce soldi e stabilisce principi che noi facciamo fatica a rispettare. Per di più vi mandiamo personaggi di livello inferiore, che godendo di un ottimo stipendio, superiore a quello dei parlamentari nazionali, non intralciano le ambizioni di chi è al potere. Quindi, perché tanta dedizione e interesse? È inutile chiederlo ai quotidiani, un tempo autorevoli, che, oggi bipartisan, seguono l’andazzo senza mai criticare, né riportare il pensiero degli elettori, che è considerato marginale.

Ritiene una garanzia, gentile Premier, che la nuova funzionaria assunta al Senato appartenga alla sua cricca? Ed è sufficiente per darle fiducia? Infatti, è di origine russa, filo nazista e persino ammiratrice di Putin pur avendo la cittadinanza italiana, non si sa perché né come ottenuta. Sembra una gag di comicità demenziale. Una russa nelle istituzioni, dice la gente, soprattutto di estrema destra, è un pericolo. Le persone di buonsenso temono che sia stata una scelta avventata da parte di La Russa, che ha certamente seguito l’iter della promozione e l’ha approvata,. Infatti, Irina Osipova, nata a Mosca 35 anni fa, ha scalato diverse posizioni in graduatoria grazie agli orali. Perché inserire una persona sospetta in un’istituzione da cui si possono trasmettere importanti informazioni, potendo accedere a dati riservati da una sede privilegiata? Abbiamo avuto l’esempio di Donzelli e Del Mastro, che, pur essendo parlamentari fidati e italiani puro sangue, oltre che patrioti, senza rendersene conto hanno rivelato notizie segrete apprese proprio in quella fonte. Figuriamoci la figlia dell’ex direttore del Centro di Scienza e Cultura italo-russa a Roma, di cui non si sa nulla perché “non parla con i giornalisti”. Ricordo che mio padre, nominato direttore di uno di questi centri pseudo culturali, si dimise quando scoprì che erano un covo di spie. Figuriamoci adesso. In questi giorni a Londra è stato arrestato un funzionario inglese che passava informazioni alla Cina. Lavorava a Westminster, alle dipendenze della Segretaria per la Sicurezza nazionale. Ormai nella società occidentale il denaro tenta chiunque. Per evitare un rischio assai probabile, in questi concorsi, vinti forse per qualche compiacenza, sarebbe opportuno prevedere un certificato di massima sicurezza, cioè una garanzia analoga alla buona condotta di un tempo. Lei che è donna di buonsenso dovrebbe concordare con i suoi elettori che non approvano l’assunzione. Non crede che stiamo esagerando nella gestione di un potere di cui siamo solo usufruttuari precari e, invece, ci crediamo padroni?

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