Cosa se ne fa la premier dell’autonomia differenziata?
di Roberto Tumbarello
Se ci fosse ancora Giorgio Almirante si starebbe rivoltando nella tomba, e la destra non può non rendersene conto. La verità è che l’obiettivo in questo momento storico non è governare bene – certo, si governicchia alla meno peggio – ma attirare il consenso del maggior numero di parlamentari possibili sulla riforma costituzionale per istituire il cosiddetto semi-presidenzialismo. Cioè, togliere il potere al Parlamento e affidarlo a una sola persona, come in Francia e in Ungheria, in Europa. Di questi due paesi, infatti, non si conoscono altri personaggi che Macron – e la Le Pen per le varie sconfitte elettorali – e Orban, che, invece, non ha nemmeno opposizione. Quindi, è la realizzazione di un programma, persino così poco conservatore da non sembrare proposto da un partito nazionalista. Neppure l’autonomia regionale differenziata, che è stata concessa a Calderoli, è degna di “patrioti” come quelli di FdI.
La Lega pare non capire le conseguenze che avrà questa legge sull’elettorato
Nessuno dei padani si rende conto che, con l’insano progetto che propongono da vent’anni, potrebbero fare la stessa fine che intendono far fare al Sud. Un divario tra regioni purtroppo esiste già per la natura peninsulare del paese, che per più di metà è immerso nel Mediterraneo, quindi senza entroterra e lontano dai centri di consumo. Del resto, se i leghisti fossero politicamente svegli, nel 2019, quando avviarono la crisi per andare a elezioni anticipate, avrebbero capito che in parlamento c’era pronta un’altra maggioranza.
Anche alle elezioni per il Quirinale dello scorso anno, con quel minimo vantaggio di cui per la prima volta la destra godeva, avrebbero potuto ottenere un Capo dello Stato un po’ meno di sinistra. Invece, proposero la rielezione di Sergio Mattarella. Tanto che quando la Meloni sentì la proposta di Salvini rimase allibita e incredula. Né Forza Italia si chiede perché mai un partito così legalitario come Fratelli d’Italia dovrebbe abolire le intercettazioni. Forse è un’esca per attirare l’altra componente povera della coalizione nel progetto del potere sottratto al Parlamento?
La profezia di Almirante sull’autonomia differenziata.
Nel lontano 1970, anno in cui furono istituite le regioni, Almirante aveva profetizzato – perché il solo ad averlo intuito, insieme a Malagodi – che sarebbero diventati carrozzoni clientelari costituendo luoghi di potere contrari a quello statuale, con sprechi e interessi locali. Memorabile – applaudissimo persino da chi, poi, non lo votò – fu il suo intervento di nove ore alla Camera dei Deputati. Ma alla fine, contrari alla legge istitutiva furono solo liberali, monarchici e missini. Come avevano previsto Almirante e Malagodi, le regioni sono state centri di potere enormi e spesso caratterizzati da gestioni allegre, scandali e inchieste giudiziarie, che hanno processato e mandato in galera decine di consiglieri e personaggi corrotti.
Il frazionamento è un problema molto delicato. Mentre i comuni sono indispensabili perché hanno un ruolo amministrativo, le Regioni e anche le Province, che sembrano d’imminente restaurazione, hanno un ruolo politico e quindi di potere. I personaggi che sono candidati a quei ruoli, però, non sono sempre di primo piano e hanno determinato il deterioramento della morale e del comportamento. Infatti, le regioni, come pure le province, hanno contribuito alla formazione di una classe politica di basso livello.
Chissà che cosa accadrebbe domani se dovesse passare la riforma per l’autonomia differenziata con cui le regioni aumenterebbero ancora di più la loro deriva morale.
Saranno centri di maggiore spesa e distribuzione di prebende. In effetti, proprio con questo obiettivo furono istituite. Oggi aumenterebbero i vantaggi di alcune, mentre altre, soprattutto quelle del Sud, verrebbero ingiustamente penalizzate. Il frazionamento regionale convenne soprattutto al Partito Comunista, che alle elezioni arrivava sempre a una spanna dalla Democrazia Cristiana, ma mai al potere. Perché allora gli elettori erano più saggi. Rafforzavano l’opposizione senza, però, portarla al potere perché erano comunisti. Con l’istituzione delle regioni, ebbero la possibilità di governarne d’importanti – come Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Marche – in cui avevano storicamente la maggioranza. Almirante aveva pure capito che, nonostante il Sud producesse più cultura, era meno ricco delle regioni del Nord, non per incapacità ma per motivi geografici.
La tattica della Premier: autonomia differenziata e altre “grane”
La Premier, che è politicamente molto scaltra, da un lato frena, impedendo che il Paese si divida in regioni privilegiate e altre penalizzate. Ma lascia che la Lega s’illuda, fissando la votazione della legge dell’autonomia contemporaneamente a quella del presidenzialismo. Tanto per fidarsi! Poi si vedrà. La stessa tattica la Premier esercita con la limitazione delle intercettazioni che stanno a cuore a Forza Italia. Nordio, ministro della Giustizia, e molti altri non l’hanno capito, perché la politica è la scienza – o l’arte? – più difficile.
Non basta essere intelligente, né avere successo negli affari o nella professione. Non basta neppure lo studio, che non troppi politici per altro hanno completato. Per capirla ci vuole una particolare attitudine, una sorta di dono naturale. Ma anche chi non ha tutte queste doti può rendersi conto che con tutto quello che succede e di cui l’Italia necessita, la priorità non è l’autonomia regionale e neppure il presidenzialismo. Essendo dopo 78 anni di nuovo al potere, è comprensibile che qualche straccio possa volare verso la sinistra. Del resto, ce ne hanno dette tante loro in tutto questo tempo!
È vero che c’è stata una lunga parentesi di governo di centro destra fino a dieci anni fa, ma mai di destra come questo.
Quindi, è umano togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Ma non è politicamente conveniente, perché il più delle volte sono boomerang che tornano indietro e creano problemi alla Premier, che poi deve metterci una toppa. Non conviene “sfruculiare” quei quattro gatti di avversari, che non hanno alcun potere. Però – non so che ascendente abbia lei, Signora, su ministri e sottosegretari – sarebbe più prudente che si consultassero con Palazzo Chigi prima di aggredire, senza motivo e inutilmente, gli avversari.
Perché, gli elettori ascoltano e le polemiche possono avere ripercussioni negative sull’intero governo. Che senso ha, per esempio, aggredire la sinistra con un’accusa improbabile alla quale nessuno crede? Un membro del governo deve avere maggiore senso dello Stato e, frenando i suoi istinti ideologici, non travisare i fatti. Perché non è elegante né utile. Alludo alla visita che quattro parlamentari del PD hanno fatto a Cospito in carcere per ragioni umanitarie. Rispondevano a un appello di Don Ciotti, preoccupato per la salute dell’anarchico, da quattro mesi in sciopero della fame e in condizioni precarie, tanto da essere in pericolo di vita.
Oltre l’autonomia differenziata
Dovrebbe preoccuparsi anche lei, Signora. Infatti, se l’anarchico dovesse morire, sarebbe un bel guaio per la nostra Democrazia. La società occidentale sarebbe unanime nel biasimarci perché – come ci ricorda Mattia Feltri sulla Stampa – i dissidenti muoiono nella Russia di Putin, nell’Iran di Khamenei e nelle dittature, non nelle democrazie liberali. Non si possono accusare senza prove gli avversari di avere incoraggiato, durante la visita, Cospito a continuare la battaglia contro lo Stato.
Le pare, Signora Premier, che queste siano accuse che si fanno in parlamento? Ora il PD ha chiesto la convocazione di un Giurì d’onore che valuterà la gravità delle accuse. Le creano certamente imbarazzo per il putiferio che hanno scatenato non solo nei rapporti con l’opposizione, ma anche nella maggioranza e, più grave ancora, soprattutto nel governo. Tant’è vero che Berlusconi si sta agitando preoccupato. Comunque, non si erano mai sentite simili provocazioni alla Camera, né al tempo in cui si tiravano i calamai, e neppure nelle più accanite campagne elettorali. Perché proprio adesso, quando tutti sanno che la sinistra non vale nulla? Quindi, qual è l’interesse di molestarla?
I meriti che vanno riconosciuti. Ben al di là dell’Autonomia differenziata
Seppure con tutti i difetti che le conosciamo, per la verità, ha sempre combattuto la mafia, il terrorismo e qualsiasi forma di aggressione allo stato, pagando persino con la vita di parlamentari, magistrati, giornalisti, intellettuali, sindacalisti e tanti altri personaggi con ruoli di responsabilità civile. A cominciare da Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello Stato, che, nel 1980, mentre era presidente della Regione Siciliana, fu assassinato in pieno centro a Palermo, per avere pronunciato un durissimo discorso contro Cosa Nostra, allora capeggiata da Riina e Provenzano, in seguito all’omicidio del conduttore radiofonico Peppino Impastato, candidato sindaco di Democrazia Proletaria a Cinisi.
Due anni dopo fu ucciso anche l’On. Pio La Torre, deputato comunista. E poi tanti altri di cui tutti ricordano la tragica fine. Certo, è comprensibile che, essendo ora la destra finalmente in maggior numero, cerchi di restituire le accuse che per tanti anni hanno fatto quelli di sinistra. Ma erano meschinità da non imitare. Soprattutto non si deve dare adito a polemiche inutili che possono solo nuocere chi è alla guida del Paese. Se no, cominciano i cortei, le manifestazioni, le proteste, gli incidenti, che, per fortuna, non la intimoriscono, signora Premier. Ma sono fastidiosi per l’ordine pubblico, perché, poi, s’infiltrano facinorosi e malintenzionati che provocano tafferugli e incidenti spiacevoli.
Dall’autonomia differenziata alla ricerca di un po’ di centro
Berlusconi, che sembrava deciso a lasciare il centro e sostenere la Destra, si è accorto che Forza Italia sta per essere fagocitata da Meloni. E adesso reclama nuovamente un po’ di centro. Stiamo andando troppo a destra, si sarebbe lamentato il fondatore del centro-destra. E da qualche giorno lo rivendica spesso con i suoi sodali. Ecco perché sembra che nell’ultima settimana di campagna elettorale abbia deciso di sostenere Moratti in Lombardia. Stasera vedremo. Nonostante l’età è ancora lui a monitorare le oscillazioni della maggioranza. L’episodio alla Camera dei Deputati delle accuse superflue a una sinistra, che se ne sta buona in un angolo, l’ha preoccupato.
C’è già la guerra in Ucraina a tenere tutti col fiato sospeso perché non sappiamo come finirà né se ne saremo coinvolti. Perché creare altri problemi? È ammirevole che l’Italia di destra sostenga la libertà e l’indipendenza di un popolo aggredito. Ma non basta. Con l’armamento ci si può difendere ed è già una cosa buona, ma non si fanno progressi verso la pace. Purtroppo a lungo andare tutti questi aiuti risulteranno inutili perché si tratta di una lotta tra il gatto e un topolino. Ma non bastano le armi che ricevono dalla Nato?
Autonomia differenziata e pace nel mondo?
In parallelo agli sforzi economici che sosteniamo per rifornire gli ucraini sarebbe necessario istituire un think tank che sia al di sopra delle parti e proponga iniziative scientifiche e culturali che favoriscano la pace, partendo dalle motivazioni pretestuose addotte da Putin, che si dovrebbero contestare per additarle a chi simpatizza con lui. È pure opportuno coinvolgere Xi Jinping, che ha tanti interessi da difendere in occidente e non gli conviene assecondare la Russia in questa insana guerra da cui la Cina non ha nulla da guadagnare. Dobbiamo evitare che si riattivi con la Cina la guerra fredda che dal 1947 caratterizzò i rapporti tra USA e URSS e che influenzarono negativamente per tanti anni l’economia dell’Occidente. Bisogna individuare e neutralizzare chi vuole che la guerra continui il più a lungo possibile. È ridicola l’operazione speciale di Putin per sanare l’Ucraina – paese che ha eletto un presidente ebreo – dalla presenza di nazisti.
È anche stupido lasciare la Turchia come unica mediatrice tra le due parti. Qualcuno dovrebbe intervenire su Putin – sugli scienziati, artisti e scrittori russi – per fargli soprattutto capire che l’economia globale non consiglia più conquiste militari che sono sconvenienti e gravose, oltre che per l’immagine del paese, anche per la propria economia. Qualcuno dovrebbe parallelamente intervenire anche su Israele, polveriera del mondo occidentale – seppure geograficamente in Medio Oriente – per farle capire che sarebbe più saggio lavorare per un accordo di pace con i paesi arabi perché non è verosimile vivere in guerra con i vicini di casa da un secolo e volere continuare per l’eternità, visto che i confini non possono cambiare. Anche perché questa capacità non sarà eterna. Finirà con la fine della supremazia USA.
Prenda lei, Signora Premier, l’iniziativa, che dovrebbe essere di Ursula von der Leyen
Ma la presidente tedesca, seppure persona civile e garbata, non ha la nostra creatività. A designarla fu la Merkel, di cui, però, la beniamina non possiede alcuna dote. Draghi era già sulla buona strada per prendere le redini dell’Europa. Si attorni di persone sagge, Signora. Sfrutti maggiormente il ministero della Cultura, da cui dipendono, anche i musei, ma l’evoluzione del Paese, il suo benessere e persino la creazione di posti di lavoro. Mentre altri dividono l’Italia per migliorare le condizioni del proprio territorio, lei la farà crescere, soprattutto le regioni di serie B – come lei stessa le ha giustamente definite – non perché manchi la voglia, la capacità e la cultura. Ma per ragioni geografiche, senza entroterra. Per andare da Reggio Calabria a Roma ci vuole più del doppio del tempo che da Roma a Milano.
Non assecondi idee malsane come l’Autonomia differenziata dei suoi alleati e rispetti Berlusconi, che è l’unico che capisce e può metterle il bastone tra le ruote
Si comporti in modo che nessuno pensi di dissociarsi dal suo governo. Anzi, faccia vedere sin d’ora a tutti, non solo agli alleati, che la persona forte è lei, che non è nostalgica – non solo non ricattabile, ma neppure gestibile – e crede in quello che fa, non in ciò che si faceva un secolo fa, ma quello che si farà nel futuro che lei cercherà di anticipare. Se no, perché è stata votata? Non può certo bastare una proposta di un’autonomia differenziata a farla crollare.
Precisazione
Nel mio editoriale della scorsa settimana, parlando delle aggressioni al Papa da parte di cardinali, ho scritto ”La nostra religione, che non obbliga nessuno a credere, detta da due millenni le regole di comportamento della società civile”. Un lettore teme che questa innocente affermazione possa istigare all’odio religioso. Pur rispettando il parere di chiunque, respingo qualsiasi intenzione d’istigazione, che non può mai emergere dal contesto, né dal mio pensiero. Volevo solo dire che la religione cattolica, essendo dominante rispetto alle altre nella società occidentale, detta la morale anche ai miscredenti e a chi ha un’altra fede. Non credo che su questo ci siano interpretazioni dubbie.