ELEZIONI REGIONALI, PD VERSO IL BARATRO

ELEZIONI REGIONALI, PD VERSO IL BARATRO

di Giuseppe Gullo

Vi sono molte probabilità che il PD perda le elezioni per la Regione Lazio e che non abbia nessuna chance per concorrere in modo competitivo alle elezioni regionali della Lombardia. Le due regioni più importanti del Paese vedranno, quasi certamente, il maggior partito della sinistra all’opposizione per l’assoluta incapacità dei suoi dirigenti di avere idee chiare e partecipare per vincere, e non solo per fare testimonianza. E’ una riflessione amara e, in qualche modo, sconfortante da parte di chi ha a cuore il buon governo delle forze progressiste e liberali.

In Lombardia la prestigiosa candidatura del Prof. Cottarelli, neo deputato ripescato nel proporzionale dopo essere stato sconfitto nell’uninominale, è stata malamente bruciata con una sequela di comportamenti degni delle peggiori edizioni di principianti allo sbaraglio! La corazzata della destra che governa la Regione si è spaccata per la rottura della sig.ra Brichetto Arnaboldi sposata Moratti, ex Ministro, ex Sindaco di Milano, ex Presidente RAI, ex vice Presidente della Regione e assessore alla sanità, che ha deciso di candidarsi come Governatore non intendendo continuare a fare la seconda rispetto a Fontana. Al di là delle simpatie personali e dei giudizi politici sull’attività svolta negli ultimi decenni, la sig. ra Brichetto-Moratti è una candidata forte che,  secondo alcuni sondaggisti, potrebbe prevalere con qualunque coalizione si presenti. In una simile situazione un minimo di buonsenso e, perché no?, di sano realismo avrebbe richiesto da parte del PD l’apertura di una trattativa alla luce del sole per concordare con l’aspirante Governatore programmi e organigramma e andare avanti con ottime possibilità di vittoria.

No, troppo facile! Colpo di genio! Viene preso Cottarelli, fresco di sconfitta all’uninominale di Milano, e viene candidato come Governatore in contrapposizione ai due candidati già noti, Fontana e Brichetto-Moratti.  Dopo qualche giorno, com’era facile prevedere, il prof Cottarelli ha dovuto annunciare il suo ritiro, di modo che il PD ha bruciato il suo candidato più prestigioso ed è rimasto in mezzo al guado, senza candidato, senza alleati e senza proposta politica. Questa sindrome, che Giuliano Ferrara chiama inessenzialità della vittoria, dovrebbe essere definita molto più opportunamente autolesionismo o masochismo.

Il duo Calenda-Renzi, invece, ha colto la palla al balzo e ha arruolato la candidata sotto le sue bandiere. Opportunismo? No, sano realismo e volontà di allargare la base elettorale. La sig. ra Brichetto-Moratti non è una candidata che entusiasma l’elettorato di sinistra ed è stata fino ad ieri il n. 2 della Giunta di destra che ha guidato la Lombardia. Rappresenta la grande borghesia industriale meneghina, il che non è certo un demerito, e ha dimostrato di sapere amministrare e di avere voglia di mettersi in gioco. È poco? Non credo. Un partito come il PD che fa la corte, oltre l’immaginabile, a un movimento populista e qualunquista come i 5S, che ritengono dirimente in Lazio e altrove il NO all’inceneritore, diventa all’improvviso difensore dell’ortodossia di sinistra quando invece si tratta solo di fare scelte elettorali su un’ipotesi potenzialmente vittoriosa. Viene davvero il dubbio che l’obiettivo sia quello di volere perdere!

A Milano con il candidato giusto si amministra da anni la città e le elezioni nelle quali Sala si è riproposto sono state vinte con largo margine. Sala SI e  Brichetto-Moratti NO? Ha una logica? Corrisponde a una strategia politica? O è piuttosto il frutto avvelenato di un modo di condurre e gestire il partito ispirato appunto all’inessenzialità della vittoria.

La Regione Lazio è amministrata da dieci anni da Zingaretti, ex Segretario PD e neo Senatore di quel partito, con una maggioranza e una Giunta di cui fanno parte i 5S. Zingaretti non è rieleggibile e molti indicano l’assessore alla salute D’Amato, che ha dimostrato capacità in un settore delicatissimo, come candidato naturale e possibilmente vincente. I 5S, invece di comportarsi da alleati leali e affidabili, non potendo dir male della Giunta della quale fanno parte, alzano strumentalmente i muri delle richieste irrinunciabili e non trattabili a partire dal problema inceneritore, argomento risibile già utilizzato per giustificare la sfiducia al Governo Draghi. Letta & C. si presentano a Conte col cappello in mano implorando un’alleanza che dovrebbe piuttosto essere chiesta dagli interlocutori che provengono da ripetute sconfitte a Roma e nel Lazio.

Come si fa a non capire che la logica dei 5S è quella di erodere l’elettorato del PD? E che pensano di potere rappresentare la sinistra in assenza d’iniziative da parte dei Democratici? Qualcuno addirittura, anche solo per escluderlo, parla di partito unico! Ho l’impressione che si sia perso il senso della misura e che si parli a ruota libera. C’è un solo grande e qualificante tema sul quale vi è un’identità di posizione con i grillini? Nessuno né in politica estera (l’aggressione russa all’Ucraina e la solidarietà atlantica), né in quella interna  (Giustizia, diritti civili, RdC, famiglia).

Su questa strada il PD corre verso il baratro e sembra non accorgersene! Non ha insegnato nulla l’esito delle elezioni per il Sindaco di Roma? Le alleanze innaturali producono effetti nocivi. Gualtieri, appena un anno fa, ha vinto le elezioni con ampio margine e la Raggi, sindaco uscente, non è arrivata neppure al ballottaggio. Oggi a Roma, seppure lentamente e con difficoltà, si vede qualche segnale positivo per quanto riguarda l’igiene cittadina e i servizi di trasporto. La strada è la stessa con la variante, non di poco conto, della possibile e utile alleanza col Terzo Polo con cui vi è, o dovrebbe esservi, un’ampia condivisione di obiettivi. Per completare la torta, la ciliegina la mettono sinistra italiana e i verdi, che intendono allearsi con i 5S, uniti dal NO all’inceneritore e da nient’altro! Questo a distanza di poche settimane dall’alleanza alle politiche col PD, che sull’altare di quell’alleanza ha sacrificato l’intesa politica col terzo polo. A riprova del fatto che gli errori si pagano sempre.

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