ESPLOSIVA TESTIMONIANZA DI DI MATTEO NEL PROCESSO DI BRESCIA A DAVIGO
di Giuseppe Gullo
Bisogna essere grati a radio Radicale per la possibilità che ci dà di potere ascoltare le registrazioni integrali di vari eventi tra i quali il processo di Brescia, nel quale l’ex magistrato Piercamillo Davigo è imputato di rivelazione di segreto d’ufficio. Il dibattimento è nella sua fase cruciale e l’ascolto delle testimonianze da parte di testi eccellenti vale integralmente i contributi pubblici con i quali sopravvive quell’emittente. Nel corso dell’udienza dello scorso 15 novembre sono stati ascoltati cinque testimoni di cui quattro componenti del CSM uscente e il Presidente della Commissione Antimafia, l’ex Senatore Morra, non rieletto e cessato dall’incarico. Sono molte ore di registrazione alcune delle quali meritano ampiamente il tempo che occorre per ascoltarle.
Di gran lunga la più interessante è stata la deposizione del Dr. Di Matteo, componente del CSM ancora in carica, ex PM a Palermo dove ha rappresentato l’accusa nel processo c.d. Stato-mafia, anzi “senza così detto”, come ha tenuto a precisare il teste, in aspettativa quale sostituto della Direzione Nazionale Antimafia. Magistrato molto noto, il cui nome è stato fatto ricorrentemente quale possibile Ministro Guardasigilli, Direttore del Dipartimento Penitenziario, eletto al CSM come indipendente sebbene, come lui stesso dichiara, candidato su sollecitazione del suo amico e collega Ardita e votato da buona parte della corrente Autonomia e Indipendenza, di cui era leader riconosciuto Davigo, sebbene non avesse avuto con quest’ultimo alcun rapporto se non di superficiale conoscenza. Tutti i passaggi delle sue dichiarazioni sono degni di rilievo. Alcune dichiarazioni lo sono in modo particolare perché del tutto inedite e estremamente significative. La registrazione supera i 90 minuti tra esame, contro esame e domande del presidente del Collegio che interviene spesso e opportunamente.
Dall’insieme di quanto affermato dal Dr. Di Matteo traggo alcune indicazioni importanti. Dichiara apertamente di essere amico di Ardita dal 1991, quando lo conobbe avendo superato entrambi lo stesso concorso e avendo mantenuto sempre ottimi rapporti, mai incrinati. La sua stima nei confronti del collega è incondizionata e tale è rimasta anche dopo le notizie di una sua ipotetica partecipazione alla Loggia Ungheria, alla quale non ha mai creduto e che ha ritenuto diffamatoria e tendente a screditarlo nella funzione esercitata. Riferisce di essere stato invitato e di avere partecipato a una riunione molto ristretta nello studio di Davigo al CSM nell’immediata vigilia della decisione sulla nomina a Procuratore di Roma. A tale riunione erano presenti, oltre a Davigo, lui stesso, Ardita, Pepe, componente del CSM, Marra, componente del CSM, e un’altra persona non facente parte del Consiglio. In quell’occasione Di Matteo riferisce di avere assistito a un violentissimo attacco di Davigo nei confronti di Ardita, al quale avrebbe rivolto a voce altissima e alterata l’invito a votare Prestipino per Procuratore di Roma aggiungendo “altrimenti sei fuori dall’organizzazione. Tu mi nascondi qualcosa.” La frase fu ripetuta più volte e aveva un contenuto chiaramente minaccioso tanto che egli stesso ( Di Matteo) intervenne per dire che non lo avevano impaurito le minacce di Riina, figurarsi se si faceva intimidire da quelle di Davigo. La risposta di quest’ultimo è stata tranciante: “non parlo di te che sei fuori dall’organizzazione”. Il destinatario era uno soltanto: il suo ex braccio destro Ardita, col quale aveva fondato la corrente e scritto un libro presentato in giro per l’Italia.
La riunione finì con un nulla di fatto e con essa i rapporti tra Davigo e Ardita al quale il primo negò perfino il saluto. Davigo, all’epoca di questa riunione, marzo 2020, non era a conoscenza del contenuto dei verbali delle dichiarazioni di Amara che erano antecedenti ma che non erano ancora stati consegnati all’ex PM di Mani Pulite. Qual era allora la ragione della violentissima aggressione verbale contro Ardita? Di Matteo dice che Davigo fece riferimento a colloqui di Ardita con qualcuno dei partecipanti alla riunione dell’Hotel Champagne, dalla quale avrebbe preso le mosse il caso Palamara, ma aggiunge che, a posteriori, pensò che Davigo sapesse più di quanto genericamente avesse detto.
A distanza di poche settimane dalla riunione, Di Matteo riferisce di aver ricevuto per posta un plico anonimo contenente la stampa in formato word delle dichiarazione rese da Amara alla procura di Milano e contenente anche una busta più piccola con un dattiloscritto, con correzioni a mano, nel quale veniva messo in guardia contro persone che volevano incastrarlo. Non ha esitazioni a fare alcuni dei nomi contenuti nelle carte: dall’allora Primo Ministro Conte al Comandante dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, al consigliere del CSM Ardita. A proposito di quest’ultimo, Di Matteo precisa di avere avuto subito la chiara impressione che si trattasse di affermazioni diffamatorie se non calunniose e che l’intento fosse quello di screditarlo nello svolgimento della sua attività nel CSM. Pensò pure, considerati i suoi rapporti con Ardita, che ci fosse un tentativo di coinvolgerlo. Dopo avere riflettuto qualche giorno, decise di informare il Procuratore di Perugia che conosceva e che incontrò in una caserma di Roma. Avvisò in seguito il v. Presidente Ermini che avrebbe reso noto tutto davanti al plenum del CSM.
La seconda circostanza inedita, mai riferita prima d’ora, è la richiesta fatta a Di Matteo dal PG della Cassazione Salvi, in presenza del v. Presidente Ermini, pochi minuti prima dell’inizio del plenum del 27 aprile 2020 nel quale Di Matteo ha poi reso pubblico il contenuto del plico anonimo ricevuto. Il PG chiese a Di Matteo di non rendere pubblica la vicenda in quanto aveva già avuto contatti con varie Procure tra cui quella di Milano. Di Matteo disse no e proseguì per la sua strada facendo scoppiare quello che definisce un “bubbone”.
Riferisco i fatti senza alcun commento. Ciascuno può valutarli come ritiene, tenendo conto dei protagonisti, del luogo nel quale i fatti si sono verificati e, per dirla con Sciascia, del contesto in cui accaddero. A metà Gennaio, nella prossima udienza, sarà sentita la parte civile Ardita. Le sorprese sono finite? Non credo proprio!