Il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale ha cambiato marcia

Il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale ha cambiato marcia

di Giovanni Mollica
Responsabile per il Nuovo Meridionalismo

Sembra finalmente prendere forma una nuova strategia per lo sviluppo del Mezzogiorno. Draghi è d’accordo ad abbandonare il fallimentare modello a trazione settentrionale? Su questa strada entrambi troveranno Democrazia liberale pronta a sostenerli.

Democrazia liberale non è stata mai tenera col Ministro Carfagna in quanto il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale appariva incapace di liberarsi da una concezione vecchia dello sviluppo del Meridione, condizionata da apparati ministeriali e consiglieri economici usi a perpetuare i collaudati sistemi che hanno accresciuto il divario tra Il Mezzogiorno e il resto del Paese degli ultimi decenni.

Al Ministro sembrava sfuggire la necessità di un cambio radicale di strategia, indispensabile per far sì che Coesione non sia una parola vuota, bensì un obiettivo concreto ed eticamente irrinunciabile che deve guidare il processo di crescita dei singoli Paesi e della stessa Unione.
Non a caso, l’articolo 174 del suo trattato di funzionamento (TFUE) sancisce che, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale, si deve ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni… con particolare attenzione alle zone meno favorite o insulari e a quelle che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici.
E’ grazie a questo imperativo che l’Italia può usufruire di una quota così ingente di Recovery Fund.

Le ragioni delle nostre perplessità erano principalmente due: l’impressione che il Ministro non difendesse con la giusta decisione la quota (70%) delle risorse che erano state destinate al Mezzogiorno e la mancanza di una visione chiara su quali dovessero essere le iniziative idonee a promuovere un solido e irreversibile processo di coesione e sviluppo.
In un Paese da decenni spaccato in due economicamente, socialmente e culturalmente.
In altre parole, avrebbe dovuto pretendere più risorse e sapere come spenderle efficacemente.

Non era un richiamo fine a se stesso – Democrazia liberale bada alla sostanza, non agli schieramenti – ma la naturale conseguenza dell’acquiescenza mostrata dal Ministro nell’accettare e condividere un PNRR trasformato in un patchwork di microinterventi privi di visione unitaria. Un Piano che tradisce platealmente gli scopi indicati dal Next Generation Plan EU,.

Un tema sul quale si gioca il futuro di un paio di generazioni di italiani ma che sembra interessare solo Democrazia liberale; preso atto dell’incapacità di immaginare un modello di sviluppo che guarda al Mediterraneo da parte delle altre forze politiche nazionali. Stolidamente impegnate a tentare di ingrandire – a favore delle rispettive lobby di riferimento – la fetta del malloppo datoci dall’Europa. Al contrario, Democrazia liberale crede che sia proprio la capacità di un Ministro di volare alto, di avere una visione sistemica dei problemi del Paese a marcare la differenza con i tantissimi esponenti della vecchia e miope politica clientelare.
Non è un compito facile quello di Carfagna, soprattutto se negli altri componenti del Governo manca – ed è evidente – una strategia di sviluppo del Mezzogiorno conforme alle indicazioni dell’Ue.

Nel comunicato, forse memore del famoso “sorpasso” alla Gran Bretagna, annunciato da Bettino Craxi nel 1987, il Ministro si chiede “Cosa sarebbe l’Italia se Calabria, Campania e Sicilia avessero lo stesso Pil e gli stessi tassi di crescita di Lombardia e Veneto”. Ci piace interpretarlo come un monito a chi ha imposto il modello di sviluppo a trazione settentrionale degli ultimi 35 anni, visto che oggi siamo diventati di oltre il 50% più poveri dei “perfidi albionici”. Prova inequivocabile dei clamorosi errori strategici che qualcuno vorrebbe perpetuare.

Per altro, lo stesso Presidente Draghi non ha ancora mostrato quella determinazione al cambiamento che ci saremmo aspettati, né Giovannini, Cingolani e Giorgetti si sono mostrati disponibili ad affrontare organicamente i problemi del Sud in armonia con le finalità espresse dall’Ue. A riprova del fatto che la spaccatura dell’Italia non è solo di natura economica e sociale ma è anche intrinseca nella cultura di chi la governa.

L’ultimo comunicato del Ministro Carfagna, invece, mostra i segnali di un cambio di strategia.
Non tanto per i miliardi impegnati per “… rendere il Sud più vicino col resto d’Italia e d’Europa”, quanto per la pubblicazione del “primo bando per 2.800 tecnici da inserire nelle amministrazioni del Mezzogiorno per rafforzare la loro capacità di progettazione e attuazione degli investimenti”.
Tutto il contrario di quanto chiesto da Sala, Gori e Zaia.

Speriamo di non sbagliarci ma il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale sembra avere compreso più dei suoi colleghi la vera natura del mancato sviluppo dell’Italia.
E lo ribadisce: “Dove dovessero presentarsi ancora delle carenze, dei bisogni e delle necessità, siamo pronti a intervenire con qualunque strumento perché non un euro vada sprecato”, precisando che la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato un decreto che “ripartisce il fondo per la progettazione territoriale .. per ingaggiare professionisti esteri (!!!) e dotarsi di un parco progetti”.

Una rivoluzione copernicana. Altro che trasferire a Regioni e Comuni del Nord ulteriori quote di PNRR: è il primo passo verso l’attivazione di quei poteri sostitutivi previsti dalla Costituzione in grado di innescare processi di sviluppo e coesione nel Meridione. Come richiede l’Ue.
Forza, Ministro Carfagna, continui su questa strada e troverà Democrazia liberale al suo fianco.

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