IL TRIONFO DELLA FORMA SULLA SOSTANZA

IL TRIONFO DELLA FORMA SULLA SOSTANZA

di Giuseppe Gullo

Vi sono fatti obiettivamente secondari che non appartengono direttamente alla sfera della politica nel suo significato più alto e pregnante, che inducono tuttavia a fare considerazioni più ampie.
Mi riferisco in modo specifico al modo di apparire, all’immagine che intendono trasmettere all’opinione pubblica, che è poi costituita in massima parte dal corpo elettorale, le due signore che impersonano in questo momento il livello più elevato della scena politica italiana: la prima Presidente del Consiglio della Storia d’Italia e la prima Segretaria eletta direttamente dagli iscritti e dai simpatizzanti del maggior Partito della sinistra. Non è probabilmente un fatto “rivoluzionario” ma è certamente un forte segnale di novità, di domanda di cambiamento e, in ultima analisi, una cesura epocale. Le due signore, Meloni e Schlein, del tutto diverse per nascita, formazione, cultura, esperienza politica, militanza, temperamento, esperienze personali e sentimentali rappresentano la maggiore novità del mondo politico dei primi due decenni di questo secolo. Le protagoniste sono pienamente consapevoli di questo e non perdono occasione per darne prova e interpretare i rispettivi ruoli seguendo un copione ben preparato nel quale, con ogni probabilità, nulla è lasciato al caso.
La posta in gioco è alta forse più di quanto ciascuno possa ritenere di primo acchito. La società nella quale viviamo è dominata dalla frenesia dell’apparire, da una ricerca spasmodica di “esserci” nelle occasioni importanti che non sono quelle il cui contenuto le rende tali, bensì quelle che lo diventano per la presenza di una telecamera, di un personaggio famoso che rilascia un’intervista, di network che la rilanciano e di social che se ne impadroniscono. Un importante convegno su qualunque tema di grande spessore culturale è nulla o quasi rispetto ad una iniziativa che discuta di una qualunque banalità che abbia passaggi televisivi o che sia ripresa dai principali talk show o che sia oggetto di una artificiosa polemica similpolitica.
Mi sembra questa la spiegazione più plausibile della decisione della Presidente, appena insediata, di portare con sé la figlioletta al G20, dall’altra parte del mondo, giustificandola con il legittimo desiderio di stare con la bambina un po’ di tempo in più e, forse, non sottovalutando il fatto che una tale singolarità sarebbe stata ghiotta preda dei media. O il servizio televisivo, ovviamente richiesto, nel quale la premier spiega i contenuti dei provvedimenti che saranno votati dal CdM mentre si reca nella sala delle riunioni e fa tintinnare la campanella che dà inizio alla seduta. Sull’altro versante quale significato dare al servizio fotografico nel quale la Schlein indossa capi di alta sartoria e dichiara di servirsi di un consigliere per armonizzare i colori che indossa, e ciò dopo che era apparsa un’infinità di volte in jeans piuttosto larghi e giacche in molte occasioni disarmoniche? Spettacolo, puro e semplice apparire!
Se questa è la società,  se l’audience chiede questo, ebbene è ciò che avrà. È la vittoria senza limiti dell’omologazione, del modo di comportarsi, di vestirsi, di parlare, di mangiare, in sostanza di vivere che viene “imposto” dall’apparire, dal dover piacere a tutti i costi per essere accettato e apprezzato.
È questa un’osservazione molto triste in generale per ciò che significa dal punto di vista della capacità di valutazione critica e autonoma delle persone che inseguono questi falsi miti. Diventa inaccettabile quando riguarda persone che rivestono importanti incarichi pubblici che hanno chiesto di avere, per i quali si sono spesi con tutte le loro forze e che difendono con determinazione. L’uomo pubblico non deve e non può inseguire l’immagine per piacere, per apparire, per ottenere un maggiore ascolto. Egli deve, al contrario, privilegiare in modo assoluto ciò che propone, i contenuti di cui è portatore, i valori che rappresenta insieme alla comunità di cui è espressione. La forma è la cornice che può anche essere pregevole, ma che è sprecata se delimita un contenuto scarso o mediocre. È il dipinto che vale e che la cornice può meglio valorizzare, ma se esso è senza anima e senza tecnica anche con una cornice magnifica, resterebbe un’opera di scarso rilievo.
La sobrietà è una qualità, nel personaggio pubblico è un merito rilevante. La società della comunicazione e dell’immagine dimostra ogni giorno che appare solo chi vuole. Avete mai visto una foto della vedova Marchionne e dei suoi figli? Qualcuno sa che fine hanno fatto la vedova e la figlia  di Giovanni Agnelli jr? Durante il periodo della sua Presidenza vi sono state occasioni nelle quali la signora Draghi è comparsa accanto al marito, se non quando era imposto dal Protocollo ?    La famiglia di Lucio Battisti cosa fa? Mille esempi potrebbero essere fatti, dal mitico Cuccia, gran banchiere di cui pochi conoscevano la voce, a Salinger, fenomeno letterario americano, celebre per il solo libro pubblicato e della cui morte si ebbe notizia parecchio tempo dopo che era avvenuta. Per non dire poi delle famiglie dei maggiori esponenti della c.d. prima Repubblica. Le famiglie di Andreotti, Berlinguer, Malagodi, Moro chi le conosceva? Quella del leader assassinato dalle BR ebbe grande notorietà solo dopo il suo sequestro e la terribile morte, e chi ha vissuto quei tragici giorni non dimenticherà mai le foto della sventurata vedova.
Questa non è la società dell’immagine, piuttosto la società di chi cerca l’immagine a tutti i costi!

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