È INUTILE DARE LA COLPA AGLI ALTRI

È INUTILE DARE LA COLPA AGLI ALTRI

di Roberto Tumbarello

Sembra che glielo facciano apposta. Appena la Premier si allontana da Roma la scolaresca indisciplinata che compone la maggioranza gliene combina una. E lei deve tornare di corsa per rimettere, rassegnata, le cose a posto, talvolta persino mentendo pur di prendere la difesa dei cuccioli inaffidabili. Ma questa volta che avevano disertato il posto di lavoro, ben retribuito ha perso la pazienza e li ha rimproverati severamente. Erano assenti in 45 quando si votava alla Camera – dove Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono in numero schiacciante – lo scostamento di bilancio per consentire il taglio di un altro punto sui contributi dei lavoratori. La proposta del governo era stata respinta per sei voti. Non sapevano che per quel tipo di votazione è necessaria la maggioranza assoluta.

Mentre il commento accomodante dei capigruppo, che non conoscono il regolamento parlamentare, parlava di errore tecnico ma non politico, Giorgia Meloni li ha presi tutti a male parole. Ridicole e alcune patetiche, infatti, le giustificazioni degli assenti, come a scuola quando si è impreparati all’interrogazione. Chi era a un convegno, chi a una riunione, chi si sottoponeva a un esame diagnostico e persino chi nel momento delle votazioni era in bagno. Che brutta figura, non ho parole, ha commentato pubblicamente la Premier dal n. 10 di Downing Street, dove aveva incontrato il suo omologo Inglese, figlio di emigranti, ora miliardari, quindi contro l’emigrazione.

Da indiscrezioni dello staff trapela, però, che la Premier in privato era furibonda, addirittura fuori dalla grazia di Dio, dicono. Prima ancora che lei tornasse da Londra, però, la scolaresca indisciplinata aveva riconvocato il consiglio dei ministri e approvato in commissione finanze un altro piano da rivotare l’indomani per rimediare alla clamorosa bocciatura. Però, il danno ormai era fatto. Prima di tutto oscurando l’importante incontro inglese della Premier – perché si è parlato continuamente del governo battuto – e poi dimostrando un certo dilettantismo in un ruolo così importante e delicato.

L’opposizione parla di sciatteria, incapacità e inadeguatezza. E non si può contraddire. C’è, però, chi sospetta che le assenze non siano state involontarie. Qualcuno ha voluto dare un lezione alla Premier. Ingrati, l’accusano di darsi troppe arie di autorevolezza, chi crede di essere? Invece si fa continuamente in quattro per rimediare alle gaffes dei neofiti. Infatti, l’assenza di decine di deputati che hanno determinato la caduta del governo denota, comunque, scarso senso di responsabilità. Vuol dire che questi deputati non sono persone del fare. Sono piuttosto uomini e donne che non hanno rispetto per chi li ha eletti.

Che fretta c’era di tornare a Roma? Una volta a Londra, gentile Premier, era un’occasione per trascorrere una vacanza con la famiglia, lontana dalla politica. Si ricordi che il tempo che dedica a sua figlia, che non la tradirà mai, è più utile di quello che investe su Salvini. Tanto, il Primo maggio è festa dei lavoratori quasi in tutto il mondo. Negli Stati Uniti si celebra nel primo lunedì di settembre perché collegato con la legalizzazione dei sindacati nel 1872. In Italia la ricorrenza si festeggia dal 1891, quando il comunismo non esisteva ancora. Mussolini abolì la festività del 1° maggio, ma almeno la accorpò al Natale di Roma, il 21 aprile, che fu festa nazionale durante il fascismo.

Se anche lei, Onorevole Signora, disconosce le feste che altri hanno istituito prima del suo avvento scelga una nuova data. Ma i lavoratori hanno diritto di festeggiare il lavoro, che, seppure manchi, è il fondamento della nostra costituzione. La rappresaglia di lavorare il Primo Maggio non è solo contro i sindacati ma una mancanza di rispetto per la memoria dei tanti operai che muoiono ogni giorno sul lavoro. Mussolini abolì i sindacati, ma bisogna riconoscere che la dignità dei lavoratori la proteggeva lui. Allora tutti vivevano bene. Oggi si privilegiano i datori di lavoro e molti dipendenti non arrivano alla fine del mese.

Tanto più che lei invoca pacificazione. Non sono solo gli altri a doversi pacificare con lei. Anche lei deve contraccambiare la pace agli altri. Se si fosse consultata con la mamma – come spesso le suggerisco – anziché con La Russa prima di convocare il Consiglio dei ministri proprio in quel giorno, le avrebbe consigliato di spostarlo. Per dimostrare che si lavora, bisogna essere soprattutto presenti in parlamento almeno quando c’è da votare un importane provvedimento, non in un festivo. E poi, nella sua pretesa di lavorare nel giorno di festa, coinvolge tanti altri che, invece, hanno diritto di riposare e meditare. Il Concertone, invece, non infrange la festa del lavoro, perché è il dono tradizionale di alcuni lavoratori per enfatizzare la festività. Perché inimicarsi il sindacato, ora che gli operai sono suoi sostenitori?

Piuttosto che per gli eccessivi sbarchi di emigranti il governo dovrebbe invocare lo stato d’emergenza per la corruzione dilagante, che è molto più pericolosa e ci sta trascinando sempre più in basso. Un tempo paese di eroi, poeti, santi e navigatori, oggi siamo ladri, violenti e vigliacchi. Certo, l’emigrazione è un problema non da poco perché, con la situazione precaria che c’è in Africa e in Medio Oriente, l’esodo è in continuo aumento e nei prossimi mesi raggiungerà quote altissime. Non si può arginare, però, la fuga dalla miseria e dalle guerre civili, quindi è un problema di non facile soluzione. Non basta coinvolgere l’Europa per risolverlo perché i profughi, che noi chiamiamo impropriamente clandestini, arriveranno in numero sempre crescente. Aiutiamoli a casa loro non è una soluzione. È come dire che Dio ce la mandi buona.

È un’intenzione giusta ma non va intesa con l’invio di soldi che finiscono in armamenti o nelle tasche dei governanti. Se l’Europa – non l’Italia da sola e magari con il sostegno degli Stati Uniti – è decisa davvero a risolvere il problema, che si fa pressante, deve fare l’operazione inversa alla colonizzazione dei secoli scorsi che ridusse l’Africa nelle condizioni in cui si trova ancora oggi. Altra malevolenza è stata perpetrata disegnandone i confini che non corrispondono all’appartenenza delle etnie. Gli inglesi li tracciarono in modo che scoppiassero continuamente guerriglie tra tribù estranee, però costrette a vivere a stretto contatto con nemici atavici grazie a confini innaturali.

Non è stata sufficiente l’indipendenza. Ora ci vuole educazione e cultura, e anche un certo tempo, forse tre o quattro generazioni. I pochi che hanno avuto l’opportunità di studiare all’Università di Londra, a Harvard o alla Sorbona se ne vanno e svuotano quei paesi dei migliori. Come accade al nostro Sud, da dove la maggior parte di coloro che studiano ed emergono poi emigrano. Non ci sono altre soluzioni. Sono inutili le strette sui migranti, come i decreti Salvini, cioè bloccare i porti, punire i soccorritori, togliere la protezione speciale, ergastolo per gli scafisti. Quella povera gente è esasperata e, se affronta la morte nelle traversate, non ha paura di niente. Solo un naufragio può fermarli.

È inutile chiedergli se sanno a quali pericoli vanno incontro. Lo sanno benissimo. Siamo noi a non immaginare la vita che conducono nei paesi dai quali fuggono. È una vita cui preferiscono la morte. Che, infatti, arriva per molti di loro. Più della metà, purtroppo, annega nel Mediterraneo. Se fossero derrate o animali ci preoccuperemmo. Invece, temiamo la sostituzione etnica e tentiamo di istituire punizioni per chi cerca di salvarne. Capisco il razzismo – lo siamo anche con i meridionali, figuriamoci con gli africani – ma non la crudeltà.

Tutti sono sorpresi della nomina di Di Maio, qualcuno indignato e offeso. Ma, a pensarci bene, non ne abbiamo molti di migliori. Anzi, più importanti sono e più guai combinano. Meglio, forse, i mediocri, che, almeno, non prendono decisioni. Non dimentichiamo che la maggior parte dei nostri problemi sono cominciati dal suggerimento di Tony Blair a Bush jr di invadere l’Iraq dove Saddam nascondeva armi chimiche, che poi non era vero. Seppure non ne abbiano trovate, però, Saddam fu impiccato lo stesso. In quel momento Blair rappresentava il top dell’intellighentia europea e combinò un bel guaio. Di Maio ne combinerà meno di lui. Del resto, in questa corsa per lo stipendio europeo era il migliore dei quattro pretendenti. Figuriamoci che dovevano essere il cipriota, il greco e lo slovacco. Non ci sono tanti uomini e donne su cui l’Europa può contare.

Almeno Di Maio è italiano, un ragazzo del Sud svogliato e ignorante ma astuto, che sa introdursi. Ieri ministro degli Esteri, oggi ambasciatore europeo. Anziché indignarci per la sua nomina dovremmo preoccuparci per il livello in cui sono precipitati l’UE e i vertici da cui dipendono le nomine. È una notizia preoccupante perché vuol dire che quelli che mandiamo a Bruxelles, non solo dall’Italia, ma da tutta Europa, sono del suo stesso modesto livello. Tanto da crederlo capace di operare in una delle aree più critiche del mondo. Chiediamoci, però, se meritiamo di più. Non essendoci neppure a destra tanta competenza, perché non nominare un diplomatico di carriera dalle competenze accertate?

Lo stesso percorso dovrebbe tentare Di Battista, che, invece, avendo voglia di protagonismo ha creato Schierarsi, un nuovo movimento con l’ovvia speranza che si trasformi in partito di successo. Non se ne sente la necessità, ma, visto che nessuno lo candida, né a destra né a sinistra e meno ancora nell’ex cosiddetto terzo polo, ha fatto la scelta più logica. Di Battista è la tipica immagine di chi non sapendo fare altro, vede soltanto nella politica il proprio futuro. Per la non ammirevole convinzione che l’Europa dovrebbe lasciare gli ucraini al loro destino, quindi preda della violenza russa, è il solo a essere vicino a Conte, che si è guardato bene dal prenderlo con sé al M5S, seppure sia stato uno dei fondatori e seguace del Vaffa politico. Però, fece il grave errore di uscirne. Chissà come maledice quella stolta decisione.

La pillola sarà distribuita gratuitamente per il trastullo di uomini, donne e ragazzini, senza il rischio della gravidanza. Almeno le coppie, anche quelle occasionali che sono la maggioranza, possono divertirsi a piacimento con gli organi genitali. La natura non immaginava che l’avremmo raggirata e utilizzato l’apparato riproduttivo come fonte di piacere continuo e gratuito. Ma non si rischia di danneggiare il delicato organo dato che tutte le donne assumono la pillola dai 15 ai 50 anni. Che effetto fa sull’apparato genitale femminile così delicato e su milioni di donne per 35 anni, già da diverse generazioni? Quel povero organo non subirà prima o poi qualche danno?

Un senatore lascia il PD e va con Renzi perché, dopo appena due mesi che la Schlein è segretaria, si è accorto che è massimalista e non progressista come lui. Renzi, esultando, annuncia altre defezioni dalla sinistra in favore del suo partitino. A raggiungerlo sono i suoi fedeli che quello sprovveduto di Letta non ha saputo individuare e li ha ingenuamente candidati, sacrificando personaggi come Monica Cirinnà, Emanuele Fiano e altri fedeli del partito. Tutti sapevano che i renziani erano infiltrati che prima o poi avrebbero tradito il PD. Ma ci volevano altre mentii per capirlo. Passando a Forza Italia, Caterina Chimici, europarlamentare e candidata del PD alla Presidenza della Regione Siciliana, onora la memoria del padre, magistrato assassinato nel 1983 perché fondatore del pool antimafia. Così si è ridotta la politica italiana, dove anche i colpi proibiti non sono solo consentiti, ma anche applauditi, approfittando del fatto che al giorno d’oggi gli elettori capiscono con notevole ritardo ciò che accade a loro danno. Però, si tratta solo di passaggio di transfughi, non di voti.

Pur andando controcorrente, sento il dovere di spezzare una lancia in favore di Elly Schlein. Oggi è di moda parlarne male, pur essendo troppo presto per giudicarla. Quelli che sembrano errori, magari sono strategie che stanno facendo recuperare voti al PD. Si comporta in modo totalmente diverso dai segretari di ultima generazione, che hanno ridotto il partito nelle condizioni in cui si trova. Quindi, qualsiasi cosa faccia, peggio non può andare. Visto che quelli che chiedono il salario minimo sono ormai di destra, come gli operai della Mirafiori, e che da trent’anni molti sono affascinati dall’uomo più ricco d’Italia, anziché i lettori di Rinascita la Schlein ha scelto quelli di Vogue. Vuole forse far capire così che non è massimalista né troppo di sinistra.

La moda è un must degli italiani, apprezzato ovunque nel mondo. Non ci sono più proletari in Italia, né giornali di un tempo che guidavano le battaglie operaie. Oggi chi è iscritto alla CGIL vota a destra. Il mondo della moda non si è ancora schierato politicamente, è vergine. Quindi la Schlein pensa di poterlo coinvolgere. Del resto, tutti si debbono vestire e, anche chi ha poche possibilità, cerca di vestirsi bene. È a costoro che è rivolta l’intervista, non solo ai lettori di Vogue e a chi si occupa di moda. Non è mica stupida la ragazza! Comunque meno infida di chi cambia partito e meno stupida di chi si crede autorizzato a giudicare chi la pensa diversamente.

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