LA CASSAZIONE FRANCESE GRAZIA I TERRORISTI ITAIANI

LA CASSAZIONE FRANCESE GRAZIA I TERRORISTI ITAIANI

di Giuseppe Gullo

La Cassazione francese ha definitivamente rigettato la richiesta di estradizione di dieci terroristi rifugiatisi in Francia oltre 20 anni fa dopo essere stati condannati in Italia in via definitiva per gravi fatti di sangue compiuti durante gli anni di piombo. Tra questi l’autore dell’omicidio Calabresi e altri brigatisti autori di numerosi e efferati omicidi.
La decisione della Suprema Corte parigina colpisce per diverse ragioni. Anzitutto per la motivazione legata al riconoscimento del diritto del condannato–latitante a continuare la sua vita in Francia dopo molti anni nei quali ha potuto costruirsi un normale rapporto familiare che merita tutela. Al riguardo mi sembra assolutamente pertinente e condivisibile il commento di Mario Calabresi che mette in evidenza il fatto che la Cassazione non ha tenuto in nessun conto il dolore, lo sconforto, il pregiudizio venuti alle famiglie delle vittime dalle azioni dei condannati mentre ha ritenuto degno di tutela il loro diritto a continuare a mantenere in vita la famiglia e i rapporti che si sono costruiti da latitanti. Vi è proporzione in questo? Vi è equità ? O si è cercato piuttosto un argomento, un espediente per mettere una pietra tombale su fatti che, nonostante i molti decenni trascorsi, sono ancora causa di dolore nei familiari di chi li ha subiti e in tutti coloro che hanno memoria di quanto è accaduto in quel terribile periodo.
C’è davvero motivo per dubitare una volta di più dei meccanismi processuali che portano a decisioni che risultano incomprensibili a chi li esamini con animo sereno e distaccato.
Adriano Sofri, che è stato condannato e ha scontato anni di carcere per concorso nell’omicidio Calabresi, sul Foglio, di cui è stabile collaboratore, scrive che la decisione della Cassazione francese pone fine a quarant’anni di persecuzione e che , comunque, la pena non è finita in quanto la vita stessa per i rifugiati rappresenta una pena. Tralascio quest’ultima affermazione che maschera un cinismo terrificante ammantandolo d’inesistenti contenuti metafisici, per rilevare che continuare a parlare di persecuzione davanti a cadaveri che chiedono Giustizia, a famiglie distrutte che mai supereranno il trauma di ciò che hanno subito, all’intera società italiana che è stata tenuta sotto scacco da un gruppo di sedicenti rivoluzionari che erano e operavano come delinquenti comuni, significa ribadire l’assoluta impermeabilità di chi lo sostiene a qualunque sentimento di pentimento per ciò che è stato fatto e per il dolore che è stato causato.
Una seconda osservazione riguarda il fatto che la decisione di cui parliamo è stata assunta dalla Cassazione francese in palese contrasto con le decisioni della magistratura italiana che ha giudicato in via definitiva i dieci terroristi di cui si chiedeva l’estradizione per fare scontare la pena loro inflitta secondo le leggi dello Stato che li ha condannati. Un altro Stato. anch’esso fondatore dell’Unione europea, invece dispone diversamente e consente a queste persone di continuare a vivere e lavorare liberamente sul proprio territorio. E’ esattamente il contrario di quanto sarebbe stato logico che accadesse se effettivamente vi fosse quello spirito unitario europeo al quale si fa appello secondo utilità e comodità. E’ paradossale poi che alcuni giustifichino la sentenza francese facendo riferimento alla giurisprudenza della Corte dell’Aja in materia di finalità della pena detentiva, ed è davvero incredibile, e forse anche offensivo, che ci si appelli a un argomento del tutto inappropriato per giustificare chi è fuggito all’estero senza fare un solo giorno di carcere.
Ed è infine triste dovere constatare, dopo oltre quarant’anni dai fatti di sangue che hanno segnato una della stagioni più buie della Repubblica, che vi siano ancora persone che con distinguo inaccettabili e arzigogoli risibili in qualche modo giustifichino ciò che ha un nome ben preciso: terrorismo!

Fonte Foto: Wikimedia Commons – DXR

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