LA FILIAZIONE DI UNA VOLTA E QUELLA DI OGGI

LA FILIAZIONE DI UNA VOLTA E QUELLA DI OGGI

di Giuseppe Gullo

Fino alla metà del secolo scorso le famiglie benestanti che non avevano avuto figli e temevano di non poterne più avere, ricorrevano a sistemi “alternativi” abbastanza frequenti, tenendo conto della peculiarità del caso, per  garantirsi una discendenza. Avveniva che bambini appena nati o di poche settimane, figli nati fuori dal matrimonio o da donne che vivevano in condizione di grande indigenza, venivano affidati a queste famiglie, dichiarati dal padre che li riceveva, e poi cresciuti e allevati come figli legittimi. Talvolta la loro condizione restava nascosta per tutta la loro esistenza. In altri casi i genitori quando ritenevano che fosse il momento opportuno, lo comunicavano al ragazzo o alla ragazza per evitare che poi venisse a saperlo e questo potesse creare un trauma. in realtà nei paesi, soprattutto in quelli più piccoli, i fatti erano noti e nella maggior parte dei casi giustificati, sia per il desiderio da parte della famiglia “adottiva” di avere la prole, sia per la considerazione che la famiglia o la madre biologica non avrebbe mai potuto assicurare al bambino o alla bambina un futuro dignitoso.
Più raramente avveniva che il concepimento fosse ad opera o col consenso di uno dei coniugi che avendo accertato di non potersi riprodurre consentiva che la moglie o il marito potesse farlo con altra persona. Questo avveniva di rado sia per la resistenza, soprattutto della donna, a consentire di essere fecondata da un altro uomo, cosa che sarebbe stata conosciuta nel paese, sia talvolta per la resistenza del marito, che non avrebbe voluto apparire di fronte alla comunità come incapace di fecondare la propria donna.
Esistevano anche altri casi, non sporadici, di uomini, quasi sempre, ma non esclusivamente, che in prevalenza per relazioni extraconiugali, avevano figli fuori dal matrimonio . Spesso il concepimento avveniva con donne sposate per cui i figli non potevano essere riconosciuti dal padre o dalla madre biologici  e risultavano , pertanto, figli legittimi di persone che in realtà non avevano con loro nessun legame di sangue. Talvolta avveniva che la donna nubile potesse riconoscere il frutto della relazione sostenendo l’onere morale ed economico della sua crescita. I casi di figli nati da rapporti extra coniugali di uno dei coniugi erano più numerosi di quanto si possa pensare. Nella stessa casa convivevano fratelli che talvolta non erano figli di entrambi i genitori. Solitamente nelle famiglie non venivano fatte differenze e i bambini/e erano allevati e istruiti allo stesso modo. E non era raro che il marito-padrone tenesse in casa l’amante senza che nessuno potesse sollevare obiezioni.
Era una società molto diversa da quella di oggi nella quale la figura del capo famiglia era predominante e se costui aveva una vita sregolata, i margini di contestazione e/o ribellione erano minimi. Il fenomeno riguardava tutti i ceti ma era più evidente e anche più diffuso tra le persone più abbienti sia per ragioni economiche sia per il fatto che i borghesi ordinariamente non lavoravano e occupavano il tempo in prevalenza con questi ozi libertini. Come in tutti i fatti della vita non era la regola il libertinaggio né la “normalità “ il rapporto familiare tranquillo e senza scossoni. Era una società nella quale i problemi attuali della famiglia non erano neppure all’orizzonte e nemmeno concepibili.
Nell’arco di tempo compreso tra il 1879 e il 1940, a fronte di sedici milioni di matrimoni, le domande di separazione furono in tutto meno di duecentomila, di cui solo un terzo avrebbe avuto seguito dal punto di vista legale. Addirittura tra il 1866 ed il 1879 le coppie sposate che si separavano erano appena lo 0,2%, anche se vi andrebbero aggiunte le separazioni di fatto, non quantificabili ma – secondo la storiografia – relativamente frequenti e spesso “coperte” dalle emigrazioni dei mariti. È dal 1970, con l’entrata in vigore della legge che consentì lo scioglimento degli effetti civili del matrimonio, che il numero delle separazioni aumentò costantemente a fronte della continua diminuzione dei matrimoni e del costante incremento delle convivenze. In 50 anni il Belpaese ha coperto la differenza che lo separava dagli altri paesi europei, mentre il ruolo della donna e il suo diritto all’auto determinazione crescevano e si affermavano come elementi imprescindibili e irrinunciabili della società.
Di pari passo con lo sviluppo e il progresso della scienza sono nati nuovi problemi che hanno posto a tutti ed alle donne in primo luogo scelte difficili e personalissime. Oggi il dibattito verte sulla maternità surrogata, un fenomeno che è appartenuto “silenziosamente” al nostro passato, pur sempre nel contesto della famiglia tradizionale che non subiva traumi personali o sociali, e che ora si ripropone in termini nuovi in una società che ha diverse sensibilità, differenti valori e nella quale le certezze di un tempo sono evaporate senza essere sostituite da altre.
Questa materia, tuttavia, è talmente delicata, personale, profonda e con così tante implicazioni che tutte le posizioni sono legittime e a loro sostegno possono invocarsi argomenti comunque validi e difficilmente confutabili. Nessuna ideologia può validare una soluzione o un’altra, né la questione può classificarsi in termini di conservazione o di progresso, perché conta solo come ciascuno avverte il problema.
Il compito del legislatore è davvero arduo e a nessuno dovrebbe essere consentito di strumentalizzarlo per soddisfare un capriccio personale o per sostenere un’impostazione ideologica, e così finendo per giocare sulla pelle di bambini/e che non sanno neppure di essere al centro di tante dispute.

 

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