LA NATO DOPO MADRID

LA NATO DOPO MADRID

di Salvatore Carrara*

Nel Summit di Madrid è stata concordata una nuova strategia della NATO per il 2030, che ora dovrà essere tradotta in azioni concrete; e certamente il fallimento strategico dell’intervento in Libia del 2011 e in Afghanistan nel 2021 non ha portato dei risultati positivi e ha reso più difficile una riconfigurazione del Trattato, che, giustamente, Il Presidente Macron aveva definito, all’epoca, un’organizzazione che andava verso la sua morte cerebrale (brain dead). Dopo l’aggressione all’Ucraina si è assistito a un rafforzamento della Nato e al suo ritorno alla missione originaria, la difesa dell’area Euro-Atlantica, con l’allargamento ai paesi Scandinavi, Finlandia e Svezia, che hanno chiesto di aderirvi, e con la necessità di una revisione dei concetti operativi.

La visione del passato (Lisbona 2010) vedeva una scarsa possibilità di un attacco convenzionale e vagheggiava la visione della Russia come un partner “affidabile” per la stabilità in Europa, mentre non dava alcuna attenzione particolare alle mire strategiche della Cina.

Nel nuovo concetto strategico di Madrid, sul quale si è ottenuto il consenso, la NATO ha dichiarato che fra Russia e Cina esiste un legame strategico che può minacciare l’Alleanza e ha richiamato il ricorso all’art. 5° del Trattato che recita: “Le parti convengono che un attacco contro una o più di esse in Europa o nell’America Settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza, convengono che, se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della Forza Armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico  settentrionale. Ogni attacco di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza dell’ ONU. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.

Assumono particolare importanza, oggi, le innovazioni tecnologiche, ma le novità riguardano soprattutto l’incremento delle forze dispiegate nel fianco orientale con la creazione di gruppi di combattimento di rapido impiego, l’aumento delle Forze di Risposta da 40.000 a 300.000 prontamente impiegabili e l’ammissione della Finlandia e della Svezia. In effetti, dopo il via libera della Turchia, la Nato raggiungerà una valida unione politica e espanderà la sua presenza per circa 866.000 kilometri quadrati. Questi incrementi richiederanno sicuramente un forte impegno economico da parte dei singoli Paesi. Naturalmente, l’esperienza della conduzione dei combattimenti durante l’aggressione russa all’Ucraina sarà fondamentale nella preparazione dei futuri piani.

Nel summit di Madrid gli alleati hanno dovuto esaminare la posizione di Pechino che sembra rappresentare una reale sfida all’attuale ordine internazionale. Per la prima voltala NATO ha cambiato registro su Pechino, tenendo conto dell’attuale partnership sino-russa. “Una delle cose che la Cina sta facendo è cercare di minare l’ordine internazionale basato su regole a cui aderiamo, in cui crediamo, che abbiamo contribuito a costruire”, ha affermato Antony Blinken, Segretario di Stato degli USA; e Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO, ha spiegato: “Pechino sta sostanzialmente rafforzando le sue forze militari, comprese le armi nucleari, facendo il prepotente con i suoi vicini, minacciando Taiwan, monitorando e controllando i propri cittadini attraverso la tecnologia avanzata e diffondendo bugie e disinformazioni russe”.

E’ ovvio che il nuovo Concetto Strategico ritiene che la stabilità si ottiene, oltre che con la deterrenza, la difesa, il controllo degli armamenti e la riduzione degli stessi, anche attraverso reciproci dialoghi diplomatico-politici.

E’ necessario ora mettere in pratica quanto deciso e passare ad azioni concrete._

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*Salvatore Carrara è generale di C. A in pensione, Presidente dell’Associazione Nazionale Ufficiali Provenienti dal Servizio Attivo (ANUPSA), membro del Consiglio Direttivo del Comitato per i Diritti e le Libertà Civili, Vice Presidente Nazionale e Responsabile Nazionale per la Geostrategia, Difesa e Sicurezza di Democrazia Liberale.

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