LE ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE, TRA FIAMME TRICOLORI E PROBLEMI REALI

LE ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE, TRA FIAMME TRICOLORI E PROBLEMI REALI

di Giuseppe Gullo

Vi sono argomenti che infiammano all’improvviso questa campagna elettorale, che si svolge per la prima volta durante una delle più torride estati del secolo, per sviare l’attenzione dai grandi temi che interessano la società italiana, salvo spegnersi dopo qualche giorno senza lasciare traccia. Per la massima parte queste polemiche non meritano, a mio avviso, alcuna considerazione proprio per le loro finalità strumentali e per la pochezza dei contenuti.

Tra queste, forse, merita qualche attenzione l’invito rivolto da più parti alla Presidente di Fratelli d’Italia di togliere dal simbolo del Partito la fiamma tricolore che fu il logo del partito neo fascista per molti anni nella storia parlamentare della Repubblica. Alla richiesta partita dal PD e ripresa dal Presidente dell’ANPI e dalla senatrice Segre, hanno fatto seguito le risposte piccate da parte dei principali esponenti di FdI. In particolare ha destato clamore quella del sen. La Russa, siciliano trapiantato al nord di fede fascista mai rinnegata, al quale la natura ha fornito oltre ad un’innegabile vivacità intellettuale un viso da gerarca che lo identifica immediatamente. Questi ha ricordato alla senatrice Segre i trascorsi di missino militante del marito il quale fu anche candidato nelle liste di quel partito. Certo la moglie non può essere responsabile per le scelte politiche del marito. Tuttavia, forse, sarebbe stato prudente, avendo il cadavere in casa, non tirare fuori l’argomento considerato anche il fatto che non si ricordano prese di distanza della senatrice rispetto alle simpatie politiche del consorte.

Che senso ha una simile richiesta e la conseguente polemica in piena campagna elettorale? Nessuno che sia serio, a mio giudizio. Chi segue le vicende politiche del Belpaese sa come è nato FdI, quali sono i numi tutelari del partito, qual è la storia personale e politica dei suoi esponenti di spicco a cominciare dalla Presidente e aspirante Primo Ministro. “Fratelli d’Italia è un partito politico italiano di destra ed estrema destra fondato nel 2012 da Ignazio La Russa, Guido Crosetto e Giorgia Meloni, la quale lo presiede dal 2014. È descritto come un partito nazional-conservatore, nazionalista, tradizionalista, nativista, post-fascista e sovranista”. Wikipedia non è certamente il miglior testo in materia di storia dei Partiti politici ma è il sito più noto d’informazione. Basta leggere gli aggettivi che usa per avere un’idea precisa di quello di cui stiamo parlando con la possibilità per ognuno di aggiungere e togliere ciò che ritiene errato, fermo restando il fatto che la sostanza resta quella che tutti sappiamo.

Una breve biografia della Presidente ripercorre la sua carriera politica; sempre su Wikipedia: “Giorgia Meloni è una politica italiana. Dal 2006 al 2008 è stata vicepresidente della Camera dei deputati e dal 2008 al 2011 Ministro per la gioventù nel quarto governo Berlusconi. È stata presidente della Giovane Italia, dopo aver ricoperto la medesima carica in Azione Giovani e Azione Studentesca” Quale può mai essere la matrice politica di chi fin da giovanissima è stata presidente di Azione Giovani, Azione studentesca e Giovane Italia? Risposta scontata.

Ma il punto della questione è diverso, a mio avviso. Vi è un pericolo fascista nel nostro Paese? Esiste il rischio di una deriva autoritaria nel senso di una compressione o addirittura di un’eliminazione di alcuni diritti fondamentali dei cittadini? Ritengo di no. Il fenomeno storico del fascismo non è ripetibile per mille ragioni che sono state sviscerate dagli studi storici che continuano ad approfondire tutti gli aspetti del ventennio. L’Italia di oggi è parte integrante di una realtà europea dalla quale nessuno vuole distaccarsi, neppure gli euro scettici che di tanto in tanto tornano a farsi sentire, e fa parte di un’alleanza politica e militare nord atlantica alla quale tutti fanno dichiarazioni di fedeltà e lealtà nonostante le “sbandate” filo putiniane e populiste della Lega e di Forza Italia.

I rischi politici sono altri. In primo luogo una caduta di prestigio a livello internazionale, europeo anzitutto. Draghi era la massima garanzia in questa direzione. Qualcuno pensa che se Primo Ministro fosse stato l’on. Meloni, nonostante il suo ostentato atlantismo, sarebbe stata invitata a far parte della delegazione europea con Macron e Scholz che si è recata a Kiev per portare visivamente la solidarietà europea al popolo Ucraino? È lecito qualche dubbio. Le incertezze e le ambiguità nei rapporti con la Russia e la Cina dei principali alleati di FdI avrebbero pesato notevolmente sul giudizio internazionale nei confronti del nostro Paese, così come gli ammiccamenti e gli affari con l’aggressore. Allo stesso modo l’affidabilità e la credibilità italiane nella comunità internazionale subirebbero un duro colpo ed un forte ridimensionamento.

L’altro aspetto sul quale avremmo un forte arretramento è quello dei diritti civili a cominciare dal definitivo abbandono delle proposte di legge sul fine vita, sullo “ius scholae”, sull’ergastolo ostativo, su una disciplina seria e aperta in materia di immigrazione, e sul vasto e articolato mondo dei transgender e sulla realtà carceraria. In materia economica la tassa piatta, se introdotta, aumenterebbe le diseguaglianze e si risolverebbe in un beneficio esclusivo dei contribuenti più abbienti. Di tutto questo e di tanto altro si parla e si discute pochissimo mentre ci si concentra su richieste provocatorie del tutto inutili. FdI cambierebbe la sua natura se non avesse la fiamma nel proprio simbolo? I suoi dirigenti diventerebbero d’incanto paladini dell’antifascismo e della Resistenza? Sarebbe come chiedere a Forza Italia di non fare riferimento a Berlusconi o a +Europa di disconoscere la Bonino, la quale per altro continua a volere occupare uno scranno parlamentare per i suoi innegabili meriti pregressi al fianco di Pannella, ormai lontani nel tempo.

Sarebbe più produttivo per tutti occuparsi di altro. Mi permetto di suggerire alcuni temi di confronto e riflessione per la maggior parte indicati da un mio amico e sui quali sembra che sia calato il massimo disinteresse.

  1. l’idea di confine: il globo;
  2. il Pianeta”: la nostra casa;
  3. l’esaurimento della riserva di “energia inanimata”, la crisi della terza rivoluzione industriale.
  4. un nuovo modello di sviluppo sostenibile: scuola e ricerca scientifica, formazione e merito;
  5. gli scopi della produzione: lotta alla povertà e nuova Giustizia sociale;
  6. diritti e regole della convivenza umana: la democrazia e gli strumenti di partecipazione nell’era dei social, Libertà e limiti;
  7. le Istituzioni: adeguatezza in una società digitalizzata;
  8. le soglie della conoscenza: intelligenza artificiale, linguaggio digitale, fine vita, sessualità e riproduzione;
  9. nazioni: potenze, globalizzazione, Europa incompiuta e prorompente sviluppo di Cina e India;
  10. umanità: in cammino verso la ricerca di nuovi valori;
  11. la crisi dell’Occidente e lo scontro tra civiltà che si preannunzia, in Europa e nel mar cinese meridionale, e forse anche negli USA a partire da novembre.

Vogliamo parlarne?

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