L’ECONOMIA DEL PAESE CORRE, MA LA POLITICA ARRANCA

L’ECONOMIA DEL PAESE CORRE, MA LA POLITICA ARRANCA

di Giuseppe Gullo

Una domanda che in questi giorni ha posto provocatoriamente il Corriere della Sera fa nascere in coloro che l’hanno letta una legittima curiosità: chi saranno i proprietari degli otto castelli sparsi nella penisola che stanno utilizzando la somma di un miliardo di euro dei contribuenti per ripristinare le loro lussuose dimore? La curiosità sembra del tutto naturale se si considera l’entità della somma e la sua destinazione. Paradossalmente, la misura voluta dal Governo a guida 5Stelle, con poche eccezioni, si è risolta in un grande vantaggio per i pochi che hanno avuto la capacità di utilizzare il bonus110 con eccezionale tempestività lasciando fuori i molti che non sono stati in grado di superare le pastoie burocratiche e i vincoli tecnici e finanziari. Questo meccanismo, ai più del tutto oscuro, ha creato una voragine nel bilancio dello Stato che viene quantificata nell’astronomica cifra di circa sessanta miliardi nel 2023, per altro finanziata interamente a debito. Se una parte di questa somma fosse stata investita nel settore della sanità e/o per la formazione professionale e/o la ricerca, coloro che lamentano lunghissime liste d’attesa per esami strumentali o assistono all’incredibile ricerca di personale sanitario proveniente da varie parti d’Europa o del mondo avrebbero potuto avere risposte concrete e non solo vaghe promesse.
Siamo uno strano Paese! L’economia post pandemica ha avuto risultati insperati e sorprendenti; la crescita della nostra economia nei due anni passati è stata la maggiore d’Europa, l’export ha registrato un incremento impressionante, in alcuni casi, ad esempio verso gli Usa, di oltre il 30% in più rispetto ai dati pre pandemici. L’occupazione vola con livelli mai raggiunti negli ultimi vent’anni. Non lavora chi non cerca e chi non vuole. L’inflazione è sotto controllo in misura maggiore rispetto ai maggiori Paesi europei e tutti gli indici sono positivi, spread compreso, tanto da fare sostenere ad economisti di sicuro valore, non schierati dalla parte del Governo, che non è azzardato parlare di un nuovo boom economico con un fenomeno che viene definito come crescita da emulazione. Definizione immaginifica che nella sostanza cerca di spiegare fenomeni che forse razionalmente e scientificamente si avrebbe difficoltà a spiegare. Perfino il debito pubblico da sempre palla al piede del Paese è diminuito di ben 17 punti arrivando al 137%, che è pur sempre una cifra ragguardevole ma non pazzesca considerando quella degli USA, del Giappone e di altri grandi paesi industrializzati.
Nello stesso tempo nel Belpaese l’occupazione femminile è la più bassa d’Europa, manca il personale qualificato in molti settori, specie in quelli tecnologicamente più avanzati, e si deve ricorrere a personale straniero per varie figure professionali. Grandi quantità di denaro preso a prestito vengono impiegate in modo improduttivo o tale da consentire ampie possibilità di speculazione e malaffare, com’è accaduto col c. d. Reddito di Cittadinanza e col bonus110%.
Sul reddito di cittadinanza le polemiche si stanno spegnendo poiché i difensori a oltranza di una misura sbagliata e fatta malissimo si rendono conto che, tolti i beneficiari, nessuno in buona fede può difendere un provvedimento che ha sperperato decine di miliardi di euro l’anno.
Sul bonus 110% i dati dimostrano due fatti sicuri e contrastanti: ha creato una voragine nel bilancio dello Stato che il Ministro del Tesoro ha quantificato in 150 miliardi, e ha creato ricchezza della quale hanno beneficiato in pochi. Tra questi gli abilissimi proprietari degli otto castelli di cui dicevamo che, con un miliardo dei contribuenti, riporteranno all’antico splendore le loro principesche residenze. Niente da dire se sono stati in condizione meglio degli altri di utilizzare i benefici di una legge. Per i comuni mortali non è andata così. Moltissimi non sono neppure riusciti ad accedere ai finanziamenti, posto che ben presto il sistema bancario ha posto paletti rigidissimi, altri che sono riusciti a superare la prima fase hanno vissuto e vivono momenti di angoscia per la preoccupazione che tutto venga bloccato a metà dell’opera con la conseguenza di dovere mettere mano al portafoglio, se possono, per completare i lavori o lasciare tutto incompiuto. I grandi gruppi che hanno gestito la maggior parte dei finanziamenti hanno puntato sulle commesse importanti per cui i piccoli condomini o il singolo privato ha potuto fare ben poco.
Qual è l’insegnamento che viene da queste esperienze? I provvedimenti che hanno finalità diverse dal buon Governo e che inseguono la ricerca del consenso sotto forma neppure troppo mascherata di “do ut des”, sono il vero nodo col quale deve fare i conti la politica italiana, e di conseguenza la prospettiva di sviluppo del Paese.  Le cose vanno chiamate col loro nome. Una forza politica seria e responsabile che opera nell’interesse preminente del Paese propone di investire le non molte risorse disponibili, soprattutto quelle che ottiene a debito, nell’istruzione, nella formazione, nella sanità, nei trasporti , nelle infrastrutture grandi e piccole, negli ammortizzatori sociali, nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze, nell’agricoltura, nella diminuzione della pressione fiscale soprattutto per i redditi più bassi, e non nel dispensare bonus miliardari a beneficio di pochi, o peggio ancora per finanziare chi non vuole lavorare o prende il sussidio in aggiunta a un reddito in nero.
Con la dimostrazione di una vitalità di cui forse non eravamo pienamente consapevoli, l’economia italiana ha dimostrato di essere molto più avanti di coloro che la governano. Immaginiamo per un momento che anche la politica raggiunga quello stesso livello. Avremmo un motore potentissimo con un telaio adeguato e un pilota in grado di governare il mezzo, e forse non ci sarebbe più partita in un’ipotetica “formula uno” della produzione, pur coi limiti di un Paese di soli sessanta milioni di abitanti nel quale l’invecchiamento della popolazione e la denatalità imporrebbero scelte coraggiose di lungo periodo che non si vedono. Il Belpaese stupisce sempre ed è in grado di dare risposte positive alle tante prefiche che fingono di piangere davanti a sciagure che per nostra fortuna non si realizzano. In una congiuntura internazionale difficilissima nella quale le guerre, le tensioni politiche conseguenti, gli embarghi, le produzioni imposte dallo statalismo dirigista, la difficoltà di approvvigionamento di energia hanno reso tutto più complicato, il “made in Italy” aumenta il livello di gradimento e conquista nuovi mercati. Nonostante tutto e superando gli inciampi creati da tanti dilettanti allo sbaraglio.

 

Fonte Foto: Wikimedia CommonsRRZEiconsCC BY-SA 3.0 Deed 

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