Magistrati in politica: stop alle porte girevoli, ma non troppo

Magistrati in politica: stop alle porte girevoli, ma non troppo

Sulla base dei boatos che circolano, le porte girevoli per i magistrati entrati in politica e che ne siano poi usciti non vengono chiuse del tutto, ma solo socchiuse.

L’esercizio successivo della giurisdizione sarebbe vietato per chi sia stato eletto o abbia avuto incarichi di governo nazionale e locale, ma solo se di durata superiore a un anno, e per quelli non eletti solo per i tre anni successivi, come se la terzietà, tipica di ogni magistrato, si possa perdere solo dopo un anno di politica, o si possa riacquistare dopo tre anni dalla candidatura.

Il magistrato che entra in politica, o che provi a farsi eleggere o accetti di farsi nominare a un qualche incarico politico, perde da subito la sua terzietà, e non può tornare a inquisire o giudicare i cittadini, che hanno diritto di trovarsi di fronte un accusatore o un giudice che non solo sia terzo e imparziale, ma anche che lo sembri.

Democrazia Liberale si schiera decisamente con chi ritiene che i magistrati che entrano in politica debbano dismettere definitivamente la toga e, se non ancora pensionabili, debbano poi essere destinati a qualche funzione amministrativa, che poi è ciò cui evidentemente aspiravano.

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