QUANDO LA GIUSTIZIA SPARISCE DAL PROGRAMMA ELETTORALE

QUANDO LA GIUSTIZIA SPARISCE DAL PROGRAMMA ELETTORALE

di Giuseppe Gullo

Sto leggendo, con l’attenzione che merita, il programma elettorale del PD e ho iniziato dalla parte dedicata alla Giustizia, tema incandescente degli ultimi trent’anni della storia politica del Paese per le strette connessioni e le forti refluenze che l’ordine giudiziario ha esercitato sulle Istituzioni.

La prima cosa che colpisce è ciò che manca in tutto o in parte. Non vi è un solo rigo sulle tempeste che hanno scosso la magistratura negli ultimi anni con vicende che hanno riguardato i suoi vertici e le più importanti Procure italiane. da Milano a Roma, passando per Palermo, Brescia e Perugia. Nessun riferimento agli scandali nati dal caso Palamara, riportati e documentati nei libri campioni di vendita. Nulla sui casi che hanno incrinato l’immagine della Procura di Milano da sempre emblema di efficienza e trasparenza. Non un giudizio, non un proposito, nessuna intenzione di fare chiarezza fino in fondo. Niente di niente. Si ha l’impressione che chi ha scritto il programma abbiano ritratto la mano temendo di ustionarsi al contatto con un magma incandescente.

L’annoso problema della separazione delle carriere della magistratura inquirente dalla giudicante, segue la stessa sorte. Nessun accenno, neppure di passaggio o per inciso. Rimosso totalmente. Il problema non esiste. E’ così? Ritengo, unitamente a milioni d’italiani che hanno votato SI al referendum, che la questione esista e sia cruciale per un corretto funzionamento della giustizia penale. Il ruolo unico dei magistrati è la causa di una distorsione nel processo, non solo e non tanto per i passaggi da un ruolo a un altro, quanto per il fatto, oggettivo e facilmente riscontrabile, che il rapporto di colleganza tra chi accusa e chi decide altera l’equilibrio processuale. La limitazione della facoltà di transito è giusta ma non è sufficiente. Solo la distinzione dei ruoli e delle carriere, oltre che delle funzioni, può garantire una reale parità tra accusa e difesa, e quindi provare a realizzare il giusto processo. Ovviamente si può essere di diverso avviso e possono essere formulate differenti proposte. Non occuparsene è un’omissione colpevole che ha tutto il sapore di non volere modificare lo status quo per non incorrere nella reazione di chi non vuol proprio sentire parlare di separazione delle carriere, e quindi dei magistrati organizzati nell’ANM.

Funzionamento del CSM. Il Consiglio Superiore della Magistratura non viene mai nominato né per elogiare la recente riforma che troverà applicazione tra breve, e vedremo con quali risultati, né per indicare possibili rimedi a storture nelle nomine agli incarichi direttivi di cui abbiamo avuto prova lampante in molti casi anche recenti. Tranne a ritenere che l’applicazione del criterio cronologico sia sufficiente a immunizzare l’organo di autogoverno dallo strapotere delle correnti e dalla eventualità, tutt’altro che teorica, di accordi a “effetto differito” che potrebbero facilmente aggirare le scadenze temporali. Al riguardo il programma prevede: “Proponiamo di istituire con legge di revisione costituzionale un’Alta Corte competente a giudicare le impugnazioni sugli addebiti disciplinari dei magistrati e sulle nomine contestate”. Proposta quest’ultima degna di sostegno e condivisione se fosse più precisa nei suoi contenuti. I tempi di approvazione di una legge costituzionale sono molto lunghi e richiederebbero una convergenza più ampia di quella rappresentata dalle forze che presumibilmente rappresenteranno la sinistra. Al di là di ciò, sarebbe interessante sapere come dovrebbe essere composta l’istituenda Alta Corte e da chi dovrebbe essere nominata, con quali maggioranze e cosa si intenda per nomine contestate. Da chi? Per quali ragioni e sulla base di quali motivazioni?

Non affrontare questi aspetti potrebbe fare ritenere che si tratti più di una proposta di facciata piuttosto che di un punto realmente impegnativo del programma.

E ancora:  progressione della carriera dei magistrati e verifiche di produttività? Non pervenute. Mancanza di spazio?

I programmi dei partiti sono per loro natura, anche se non sempre, sintetici, il che è, ovviamente, cosa diversa dall’essere carenti su alcuni aspetti fondamentali. In questo caso, mi pare, siamo nella seconda ipotesi.

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