IL CENTENARIO DELL’ASSASSINIO DI MATTEOTTI

IL CENTENARIO DELL’ASSASSINIO DI MATTEOTTI

di Giuseppe Gullo

In occasione del centenario dell’omicidio avvenuto il 10 Giugno del 1924, il museo di Roma dedica una mostra alla figura e al martirio di Giacomo Matteotti.  La visita dell’esposizione e la lettura dei testi che l‘accompagnano costituiscono un’occasione unica per ricordare una pagina della nostra storia recente nello stesso tempo tragica e esaltante. Pochi hanno ormai il ricordo personale del ventennio fascista e pochissimi quello degli anni successivi all’eliminazione del leader socialista. Eppure la memoria del martire che ha dato la vita per difendere i principi della Democrazia liberale è ancora viva tra le generazioni del secondo dopoguerra.
Sono state moltissime le vittime della repressione fascista, ma Matteotti è rimasto il simbolo dell’ opposizione democratica che non ha vacillato e non si è piegata davanti alle intimidazioni verbali e fisiche del fascismo. Una figura senza ombre, ancora oggi evocata come esempio di impegno politico ad un tempo intransigente e rispettoso delle ragioni degli altri se fatte valere con sistemi democratici. Un giovane intellettuale, laureato in diritto penale a Bologna, proveniente da una famiglia benestante, spinto dall’esempio e dall’insegnamento del fratello maggiore, che abbraccia la causa dei contadini del Polesine dando voce e organizzando le loro rivendicazioni nei confronti di un ceto di proprietari impermeabile a qualunque apertura. Quando il fratello, maestro e amico muore, egli dopo qualche settimana di sconforto, riprende il suo impegno politico all’interno del Partito Socialista su posizioni moderate distanti da quelle rivoluzionarie che predicavano la rivolta armata e la conquista cruenta del potere. Sull’intervento italiano nella prima guerra mondiale, entra in polemica con Mussolini che, divenuto fervente interventista, lascia la direzione dell’Avanti! Matteotti non cesserà mai di dichiararsi contrario alla guerra anche quando sarà richiamato sotto le armi e frequenterà la scuola allievi ufficiali. Nell’Agosto del 1916 sarà inviato per un breve periodo a Messina. Verrà sempre sorvegliato come sovversivo e considerato pericoloso per le sue idee pacifiste. Eletto deputato del Regno nel 1919, riconfermato nelle successive legislature, dopo la scissione dell’ottobre del 1922, diventa Segretario del PSU. Matteotti porta avanti in Parlamento e nel Paese la battaglia contro il fascismo denunciandone i metodi violenti e la natura totalitaria. Nonostante sia deputato gli viene negato il passaporto per recarsi in Francia e Inghilterra per partecipare alle riunioni degli organismi internazionali dei Socialisti. Si sposta clandestinamente per mantenere i rapporti con i Partiti europei ai cui dirigenti parla dello scandalo Sinclair Oil la cui denuncia, con ogni probabilità, fu una concausa della decisione di Mussolini di farlo eliminare. Chiede in un famoso intervento alla Camera il 30 maggio del 1924, undici giorni prima di essere assassinato, che vengano invalidati i risultati delle elezioni politiche del 6 aprile precedente nelle quali il voto era stato condizionato dalla violenza squadrista
I curatori della mostra scrivono che l’ondata di sdegno suscitata dall’omicidio Matteotti fu la ragione immediata che determinò la decisione di Mussolini di dare una svolta autoritaria al regime. Probabilmente accelerò un processo che era già in corso e che comunque si sarebbe verificato. Quello che è certo è che quell’omicidio sarà  un marchio di infamia che non sarà  mai più cancellato, al pari delle leggi razziali e della repressione del dissenso attraverso altri successivi omicidi.
Scrisse Piero Gobetti, morto due anni dopo Matteotti nel suo esilio francese in conseguenza delle malattie contratte per i pestaggi ad opera delle squadre fasciste, che il Segretario socialista rappresentava colui che “non se la intende col vincitore, che combatte alla luce del sole, che conosce il disprezzo delle sagre, dei gesti, che non si arrende alle allucinazioni collettive, che non ha bisogno di chiamare eroismo la sua ferma coscienza morale”. E ancora  “Del caso Matteotti bisognava fare il caso Dreyfus degli italiani, la pietra di paragone della nostra dignità di popolo moderno.”
Anche il fondatore di Rivoluzione Liberale pagherà con la vita il suo impegno militante contro l’autoritarismo e la violenza fascista.  E auspicabile che le nuove generazioni possano conoscere queste figure di politici integri, profondamente democratici, difensori dei deboli e propugnatori dei principi di libertà e giustizia sociale, ai quali il Paese rende onore ricordandone l’eroico esempio. Nuove figure laiche e cattoliche hanno nei decenni di vita repubblicana contribuito a onorare la Democrazia Italiana. Esempi che contribuiscono a superare fasi critiche della nostra storia che ciclicamente si ripetono e che sono, come nel caso di Matteotti, fari perennemente accesi che squarciano ombre e misteri che potrebbero indebolire le Istituzioni democratiche. E’ la forza della Democrazia che resta la garanzia suprema del bene più grande: la Libertà.

 

Fonte Foto: Wikimedia CommonsPublic domain

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