IL FENOMENO CATENO DE LUCA

IL FENOMENO CATENO DE LUCA

di Giuseppe Gullo

La notte del 25 settembre, seguendo le trasmissioni televisive sulle elezioni, mi sono imbattuto nell’esilarante monologo di Vespa che, dando conto dei risultati in Sicilia, chiedeva ai suoi ospiti ma chi è questo De Luca?”. Nessuno sapeva rispondergli; solo Sorge, palermitano, è stato in grado di riferire che era appena tornato dalla Sicilia e che lì “non si parla d’altro”. In realtà la domanda di Vespa conteneva, io credo, una seconda parte non detta: “com’è che non lo conosco? Che nessuno me ne ha parlato?”. Un protagonista come lui – cronista delle storie di tutti i palazzi del potere, un frequentatore di tutti gli ambienti che contano, un amico o almeno conoscente di chiunque abbia una qualche voce in capitolo o abbia possibilità di averla – non ne aveva mai sentito parlare!
De Luca ha avuto nell’isola poco più del 24% dei voti, secondo solo dopo la corazzata coalizione di Renato Schifani; ha preceduto di molto la candidata del PD che porta un cognome, Chinnici, che in Sicilia ha un’importante storia nella lotta alla mafia, seconda solo rispetto a quella di Falcone e Borsellino.  Ha fatto eleggere una senatrice e un deputato nei collegi uninominali di Messina candidando due componenti della Giunta della città dello Stretto, che, da sindaco, aveva presieduto fino alle dimissioni per presentarsi candidato alla Presidenza della Regione. Qualche mese prima era riuscito a fare eleggere Sindaco di Messina, al primo turno, il suo Direttore Generale del Comune. Cose mai viste!
Credo che in tutta la storia delle autonomie locali non vi siano esempi che possano tenere il confronto, neppure alla lontana. I numeri sono impressionanti: mezzo milione di voti come Presidente, un gruppo parlamentare all’ARS costituito da sette deputati, col quale necessariamente il Presidente eletto e la sua maggioranza dovranno confrontarsi. Chi conosce il personaggio e ne ha seguito l’ascesa politica è consapevole che si tratta di un fenomeno non inquadrabile secondo gli schemi classici dei precedenti politici.
Per un attimo, mi è venuto in mente il “boia chi molla” di Reggio Calabria degli anni 70. Quello, però, è stato un caso del tutto diverso, causato dal trasferimento della capitale della Regione da Reggio Calabria a Catanzaro, patito dalla popolazione reggina come un’offesa umiliante e strumentalizzato dai neo-fascisti di allora con violenza e  barricate, con problemi di ordine pubblico di eccezionale gravità, e che poi ebbe un reflusso elettorale portando il capo della “rivolta” in Parlamento.
Nel caso di De Luca la “violenza” è sempre stata solo verbale, sebbene spesso, a mio giudizio, del tutto ingiustificata e ingiustificabile. Non conosco altri esempi in nessun modo assimilabili a quello di cui scrivo. Vi sono state persone che hanno ricoperto incarichi politici per decenni facendo in modo, talvolta, di sistemare qualche congiunto o sodale in incarichi elettivi anche importanti, ma dentro i partiti e come loro espressione; e comunque senza questa forza e capacità pervasiva sul territorio.

Siccome nessuno ha saputo rispondere con cognizione di causa a Bruno Vespa, provo a farlo io in questo articolo, anche traendo da Wikipedia le informazioni essenziali.

La carriera politica di Cateno De Luca è stata un susseguirsi di colpi di scena, di alti e bassi che lo hanno visto talvolta trionfare e tal altra nella polvere dalla quale non sembrava potersi rialzare, e questo fino al risultato incredibile di queste elezioni. Muove i primi passi politici nel suo paese d’origine, Fiumedinisi, un centro di un migliaio di abitanti nell’entroterra ionico della provincia messinese. All’età di 18 anni comincia la sua carriera politica venendo eletto al Consiglio Comunale del suo paese; a 22 anni viene nominato assessore dello stesso comune. Dopo aver perso, alle elezioni comunali del 1998 la corsa per la sindacatura di Fiumedinisi, si ricandida nel 2003, questa volta vincendo, e viene poi riconfermato sindaco nel 2008.

Nel 2006 si candida alle elezioni regionali siciliane col Movimento per le Autonomie (MpA) nella circoscrizione provinciale di Messina; nel 2007 inscena una spettacolare protesta e mettendosi in mutande nella sala stampa di Palazzo dei Normanni per protestare contro la decisione dell’allora presidente dell’ARS di escluderlo dalla Commissione Bilancio.

Sempre tra le file dell’MpA viene rieletto alle successive regionali del 2008; nel 2011 si dimette da sindaco di Fiumedinisi e alle regionali siciliane del 2012 si candida alla Presidenza della Regione, sostenuto dalla lista Rivoluzione Siciliana, che comprendeva anche l’associazione autonomista Sicilia Vera, da lui fondata dopo la fuoriuscita dal MpA; ottiene tuttavia solo l’1,23% dei voti, non venendo rieletto all’ARS; si candida poi come sindaco di Santa Teresa Riva, altro comune della costa ionica messinese, vincendo al primo turno e rimanendo in carica fino al 2017, allorché col suo movimento, Sicilia Vera, stringe un accordo con l’UDC, in vista delle regionali siciliane di novembre, allorché viene eletto deputato regionale, ma il 20 dicembre lascia quel partito e aderisce al Gruppo misto.

Dopo avere annunciato, già nell’aprile del 2017, la sua candidatura a sindaco di Messina per le elezioni comunali del 2018, capeggia una coalizione di sei liste civiche centriste, e al primo turno arriva secondo con il 19,81%, ma al ballottaggio del 24 giugno, con uno strabiliante 65,28%,  sbaraglia il candidato di centro-destra Dino Bramanti, nonostante nessuna delle liste di appoggio  avesse conquistato alcun seggio; diviene così anche sindaco dell’omonima Città Metropolitana. Il 30 ottobre 2018 rassegna le dimissioni da deputato regionale per potere mantenere la carica di sindaco di Messina, e alla regione gli subentra il suo fedelissimo Danilo Lo Giudice, secondo nella lista dell’UDC, che lo aveva già sostituito come sindaco di Santa Teresa Riva e che, come De Luca, si iscrive al gruppo misto. 

Per le elezioni europee del 2019 stringe un accordo con Gianfranco Miccichè, plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia, e candida nelle liste di Forza Italia l’assessore comunale messinese Dafne Musolino, che ottiene un mare di preferenze ma non viene eletta; si rifarà proprio in queste elezioni politiche, venendo eletta al Senato nel Collegio uninominale di Messina, battendo la più nota deputata uscente Matilde Siracusano.

Nell’ottobre del 2021, in occasione dell’assemblea di Sicilia Vera, annuncia la sua intenzione di candidarsi l’anno dopo per la presidenza della Regione Siciliana, nelle elezioni allora previste per il mese di ottobre, sfidando il Presidente uscente Nello Musumeci che aspirava a ricandidarsi, e, per poterlo fare, il 25 gennaio 2022, rassegna le dimissioni da sindaco di Messina.

Nel corso della pandemia, come Sindaco di Messina, era diventato famoso coi suoi interventi “anomali” per imporre il rispetto dei divieti e per l’aperta e rumorosa contestazione nei confronti del Prefetto di Messina, del Ministro dell’Interno e del Presidente della Regione; e sul piano amministrativo, al termine del mandato, dichiara di avere risanato il bilancio comunale e di avere approntato il piano di risanamento dei debiti pregressi, che tuttavia non ha ancora superato il vaglio della Corte dei Conti, e anche di avere risolto il problema secolare dello sbaraccamento della Città, utilizzando i fondi che finalmente una legge nazionale aveva destinato, e la cui gestione gli viene però sottratta dal Governo, che la affida al Prefetto. Sta di fatto che, nelle conseguenti elezioni amministrative anticipate di giugno sostiene come sindaco di Messina il candidato di Sicilia Vera, Federico Basile, già segretario generale del Comune, che viene eletto al primo turno, e poi lo stesso De luca, da neo consigliere comunale, il 13 luglio viene eletto Presidente del Consiglio Comunale di Messina con 23 voti su 32, con qualche voto in più rispetto a quelli dei suoi consiglieri. Il 27 giugno 2022, a supporto della sua candidatura alla presidenza della Regione, fonda il movimento “Sud chiama Nord” in cui assume il ruolo di Coordinatore, mentre Segretario ne diviene l’europarlamentare Dino Giarrusso, ex M5S, col quale alcuni giorni prima aveva sviluppato un’intesa politica, quasi subito sfumata nel mese di agosto, proprio a ridosso delle elezioni; della nuova formazione politica entra a far parte anche l’ex-giornalista de Le Iene Ismaele La Vardera, nel ruolo di presidente federale del partito e portavoce nella campagna elettorale di De Luca per le elezioni regionali, che hanno poi avuto l’esito che ha suscitato la curiosità dell’opinione pubblica e dei media, oltre che di Bruno Vespa.

Una carriera politica fulminea e incredibile, coltivata, giorno per giorno, con una tenacia incrollabile che gli ha fatto percorrere centinaia di chilometri, anche a piedi, visitando centinaia di comuni grandi e piccoli e tenendo altrettanti affollati comizi; un percorso che si è per ora concluso con l’esito delle elezioni del 26 settembre, che l’hanno visto soccombere dinanzi al candidato della coalizione di centro-destra, il potente politico di lungo corso Retano Schifani, ex presidente del Senato, che tuttavia ha dovuto subire, rispetto alla sua coalizione, un voto disgiunto di circa il 10 % proprio a favore di De Luca.

Quale che sia la valutazione che ciascuno può dare di questa straordinaria carriera politica, resta il fatto che De Luca è riuscito a godere di un consenso elettorale di dimensioni mai viste, facendo eleggere nei collegi uninominali di Messina, senza alcun supporto di coalizioni o di partiti nazionali, un deputato (Francesco Gallo) e un senatore (Dafne Musolino) che hanno conseguito un risultato elettorale che ha sorpreso tutti i commentatori.
Confesso di non riuscire a capire quale sia stato il “sentiment“ che ha portato mezzo milione di persone ad accordargli fiducia come presidente della Regione Siciliana; aggiungo che – nonostante il pianto col quale ha accompagnato il suo comizio postelettorale nella natia Fiumedinisi, mostrando delusione per un successo che riteneva a portata di mano –  ho la sensazione che il suo percorso non sia finito qui e che ne sentiremo parlare ancora a lungo.
Una grande Regione di quasi cinque milioni di abitanti, con alle spalle una civiltà millenaria, terra di menti superiori nel campo della pittura, della letteratura, della matematica e delle scienze, sede di alcuni dei siti archeologici più belli al mondo, crocevia delle più importanti civiltà occidentali e orientali, ha manifestato il suo amore per un nuovo cavaliere senza paura.
Diamogli allora le chiavi di Palazzo dei Normanni, della Cappella Palatina e del Parlamento più antico del mondo, se questa è la volontà del popolo sovrano, e attendiamo con serenità l’avvento di un nuovo “Stupor Mundi”!

 

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