LA DEMOCRAZIA COME TEATRO, DIPENDE DAL COPIONE!

LA DEMOCRAZIA COME TEATRO, DIPENDE DAL COPIONE!

di Giuseppe Gullo

Il prof. Zagrebelsky, in un articolo pubblicato su Repubblica, afferma che la Democrazia è “teatro”. In quanto tale, sostiene,  non ha un valore assoluto ma il giudizio su di essa dipende dai contenuti e cioè dal copione. Immagino che l’illustre giurista intenda riferirsi alla Costituzione in primo luogo e poi all’insieme di leggi che regolano la convivenza civile e riconoscono a ciascuno di noi diritti e doveri. Va pertanto guardata nel profondo, oltre i veli e le apparenze, per potere cogliere il bello che in essa vi è ma anche il brutto, gli aspetti negativi anch’essi presenti.

Non solo, per l’ex Presidente della Consulta il giudizio sulla Democrazia nel corso degli anni ha subito una trasformazione peggiorativa, nel senso che si è modificato dall’essere positivo completamente fino a diventare diverso, caratterizzato da un aggettivo che di volta in volta ha assunto un carattere prevalente sul sostantivo: “post-democrazia, tardo-democrazia, democrazia disciplinata o gestita (managed), democrazia come maschera di oligarchie, plutocrazia che si fa teatro con costumi democratici (teatrocrazia), democrazia illiberale, demokratura”, tutti termini che testimoniano la “corruzione” del concetto classico di Democrazia e ci inducono a distinguere, a valutare caso per caso, a non ritenere che il sistema democratico sia necessariamente il migliore o quello attraverso il quale si perseguono la Pace, l’Eguaglianza, la Giustizia, il Bene collettivo.

Una “corruzione” – come viene definita –  della Democrazia in nome della quale sono stati perpetrati crimini enormi in vite umane, spartizioni di territori, sfruttamento di risorse e, in definitiva, di sopraffazione che un tempo si definiva imperialista. All’improvviso, sostiene Zagrebelsky, la guerra contro l’Ucraina ha risvegliato nell’Occidente l’”amore” per i regimi democratici in antitesi a quelli autarchici della Russia e delle potenze asiatiche che, nella sostanza, la sostengono o comunque non le sono ostili. In conclusione, Democrazia sì, ma con disponibilità al dialogo e al confronto senza aumentare l’aggressività e la prevaricazione e chiedendo agli altri di fare altrettanto. L’Occidente Giano bifronte come scrive De Giovanni?

Il richiamo iniziale a Eschilo ed alla grande tradizione della filosofia greca, fatto dal giurista, non può lasciare insensibile chi ritiene di avere quella cultura, madre della nostra, come stella polare. Tuttavia, la realtà e la politica, che ne è espressione nobile e necessaria, richiedono altre risposte e diverse considerazioni.

Non credo alla tesi, affascinante ma di parte, secondo la quale vi è da un lato l’Occidente che utilizza la tecnica e il grande sviluppo della conoscenza per procedere sulla strada della Democrazia e delle grandi conquiste sociali, dell’uguaglianza e della libertà, in un’alleanza tra tecnica e capitalismo, e dall’altro il blocco islamico, russo, cinese e orientale che resiste per mantenere lo status quo. Progresso contro conservazione, buoni contro cattivi, proprio perché non esiste e non è mai esistito un sistema perfetto nel quale i grandi obiettivi universali della Pace, della Giustizia e dell’Uguaglianza, che hanno pervaso l’Occidente con l’Illuminismo e la rivoluzione francese, abbiano trovato piena attuazione.

Se pensiamo al secolo breve che abbiamo appena lasciato e che alcuni di noi hanno per buona parte vissuto, vediamo grandi tragedie che hanno causato milioni di morti, guerre, genocidi, interi continenti saccheggiati e sfruttati e i loro abitanti privati del minimo necessario per la sopravvivenza, mentre ancora oggi il mondo ricco spreca risorse alimentari e aumenta enormemente le spese in generi di lusso alla ricerca del piacere individuale, implementa gli arsenali militari che vengono sempre più riforniti di armi ad altissima tecnologia, tra le quali alcune prodotte da imprese italiane per una parte controllate dallo Stato, spendendo somme da capogiro che se utilizzate a fini umanitari in poco tempo salverebbero milioni di vite.

Non possiamo però ignorare che dal 1945 e sino a più di 120 giorni fa l’Europa ha vissuto il più lungo periodo di pace della sua storia, nel quale le condizioni di vita dei cittadini o della stragrande maggioranza di essi hanno raggiunto traguardi impensabili. Non credo che il Novecento sia stato il secolo che ha destrutturato l’umanesimo. Penso invece che il travolgente sviluppo della scienza, soprattutto nella seconda metà del XX secolo, abbia modificato i parametri classici della valutazione del rapporto tra l’uomo e la natura, i suoi simili e la conoscenza. Tutto questo ha avuto un costo sociale ma i diritti, il progresso e la ricchezza che gli occidentali hanno conseguito in questi decenni saranno ricordati dalle future generazioni come eventi prodigiosi.

Il miracolo l’ha consentito la Democrazia, pur con limiti e manchevolezze ampliando la sfera dei diritti, il benessere e la conoscenza. Esiste un’alternativa che non sia l’autarchia e la compressione delle libertà individuali? Nessuno la indica se non come un auspicio, un desiderio, un Eden che ognuno ricerca, ma che non c’è!

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