LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI MESSINA E IL FENOMENO DE LUCA
di Giuseppe Gullo
La mia opinione sui contenuti e sul modo di amministrare la cosa pubblica di Cateno De Luca è negativa. Ritengo che l’aspirante Presidente della Regione Sicilia sia un guitto, un attore di avanspettacolo che è in grado di creare sceneggiate melodrammatiche manipolando fatti e personaggi, utilizzando espressioni volgari e spesso offensive per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su di sé e mantenerla sempre elevata. A questo fine ha bisogno, di volta in volta, di creare un antagonista vero o presunto, un avversario contro il quale inveire o un evento, grave o giudicato tale, sul quale costruire il canovaccio.
Intendiamoci, non è facile, occorre abilità, parlantina, fantasia, discernimento sui personaggi e sui fatti contro i quali partire lancia in resta. Sul piano amministrativo i risultati sono prossimi allo zero. Il tanto strombazzato risanamento delle casse comunali non è avvenuto, com’è stato certificato dalla sostanziale bocciatura del piano di riequilibrio ad opera della Corte dei Conti; la Città è oggettivamente sporca e la differenziata porta a porta stenta a decollare pur essendo la strada giusta da percorrere; la condizione del traffico cittadino è pessima e l’intasamento causato dal gommato pesante che attraversa la città è frequentissimo; i lavori in corso per il potenziamento del porto di Tremestieri procedono con lentezza; la realtà di via Don Blasco non è merito dell’amministrazione De Luca, che vi ha messo solo il cappello; la qualità della vita in Città, certificata dalle graduatorie del sole 24Ore, è in caduta; i trasporti pubblici hanno avuto un miglioramento nella precedente amministrazione e annaspano ora in una condizione di oggettiva difficoltà; alcune zone, anche del centro, specie quelle della movida, sono in mano alla delinquenza comune, tanto che è pericoloso attraversare quelle zone al calar della sera; il risanamento ha molti padri, i soldi li hanno tirati fuori Stato e Regione e sarà meritorio se la prossima amministrazione riuscirà a utilizzarli per raggiungere l’obiettivo prestabilito. Chi vive in Città sa come stanno le cose, conosce la triste realtà che non è, naturalmente, il risultato di questi anni, ma viene da lontano ed è conseguenza di qualche decennio di amministrazioni che hanno fatto scelte discutibili o addirittura disastrose.
Non è questo tuttavia il fatto che intendo focalizzare. Nonostante tutto questo, e altro che per brevità non cito, De Luca è stato in condizione di far eleggere al primo turno con una percentuale di oltre il 45% uno stimato professionista, sconosciuto a quasi tutti. Moltissimi, come me, l’hanno visto e sentito per la prima volta in occasione della campagna elettorale e ne hanno tratto ciascuno il loro giudizio del tutto personale, ben sapendo che il manovratore è il Sindaco uscente dimessosi anzi tempo per concorrere alla Presidenza della Regione.
Chi ha un minimo di conoscenza di cose politiche sa che ciò che De Luca è riuscito a fare con e per Basile è un unicum o quasi. Lo è certamente per una Città capoluogo di provincia di 220.000 abitanti, nella quale vi sono partiti, associazioni, organizzazioni sindacali, parrocchie, fan club e tanto altro. Personaggi del calibro di Leoluca Orlando o di Enzo Bianco, per restare nel territorio siciliano, non sono stati neppure in condizione di provarci. In riva allo Stretto questo è accaduto, non solo ma in alcuni comuni jonici della provincia, candidati con la stessa targa hanno vinto le elezioni clamorosamente.
Se qualcuno chiedesse se la differenza è nei programmi, si sentirebbe rispondere di no. I due principali contendenti di Basile avevano propositi simili a quelli contenuti nel programma elettorale del neo Sindaco con la differenza che quest’ultimo, ovviamente, sottolineava l’assoluta continuità con l’opera intrapresa dal suo mentore. Peraltro nelle elezioni comunali è di gran lunga prevalente il rapporto di fiducia tra candidato ed elettore anche in ragione del fatto che ciò che il cittadino chiede è, in larga misura, comune a quanto tutti promettono di fare e cioè: una città più pulita, più ordinata, con un traffico normale, con parcheggi, con verde pubblico attrezzato, trasporti pubblici efficienti, scuole pulite e ben tenute, edifici pubblici adeguati alle necessità, cimiteri nei quali è possibile avere rapida e dignitosa sepoltura, marciapiedi nei quali camminare non sia a rischio frattura, e così via. In poche parole una città vivibile che valorizzi al massimo le bellezze naturali e paesaggistiche che la natura ci ha regalato. In sostanza si può affermare che non solo una grossa parte dell’elettorato messinese ha creduto interamente a quanto De Luca ha detto ma ha ritenuto che possa essere realizzato anche per interposta persona.
Ha una spiegazione un simile fenomeno? Si potrebbe fondatamente disquisire sulle profonde lacerazioni del centro-destra e sulla scelta dei candidati fatta dagli schieramenti che si opponevano a quello del Sindaco uscente. Si potrebbe sostenere che il vantaggio del neo Sindaco di avere iniziato la campagna elettorale con largo anticipo rispetto ai suoi competitori è stato notevole e non è stato recuperato. Si potrebbe argomentare che il notevole calo dei votanti, circa il 10% rispetto alle precedenti amministrative, ha penalizzato centro-destra e centro-sinistra, mentre è stato indifferente per Basile-De Luca. Questo e altro non spiegherebbe comunque, a mio avviso, il fenomeno. Prima dell’introduzione dell’elezione diretta del Sindaco nel 1993, forti personalità, soprattutto in piccoli comuni, riuscivano a ricoprire la carica per decenni. Dopo, sia per il diverso sistema elettorale che per il vincolo dei due mandati, questo non è più avvenuto. Leoluca Orlando è stato un’eccezione, ma lui personalmente e nessuno in sua vece o per sua designazione.
A mio giudizio, occorre modificare il tradizionale metro di giudizio e utilizzarne uno nuovo. Il linguaggio anzitutto. De Luca comunica con gli elettori non usando alcun tecnicismo nel quale cade quasi sempre il politico. Usa termini crudi, anche troppo, ma diretti e comprensibili, con ciò apparendo un esponente del popolo pur non essendolo per titolo di studio, laurea e reddito stratosferico (oltre un milione di euro l’anno). Il contrasto verbale che spesso rasenta l’ingiuria, viene utilizzato come elemento rafforzativo della fondatezza delle sue ragioni. Allo stesso modo l’uso di espressioni dialettali viene fatto con l’obiettivo evidente di dimostrare una totale estraneità rispetto ai salotti e ai dibattiti astratti.
La ricerca della competizione piuttosto che del confronto è nella logica di far ritenere che gli obiettivi vengono perseguiti senza compromessi ma con la precisa volontà di affrontare e abbattere l’avversario. Partito da Fiumedinisi, 1200 abitanti, approda a S. Teresa Riva, otto volte più grande, senza essere originario di quest’ultimo comune. Chi ha una qualche esperienza in questa materia sa che nelle elezioni comunali l’essere originario del luogo o, in ogni caso, avere con esso un forte legame di appartenenza, è fondamentale. Il “papa straniero” normalmente non viene accolto con favore. Dal comune jonico fa il gran salto alla Regione, e da lì al comune di Messina vincendo il ballottaggio con il candidato del centro destra che al primo turno aveva avuto quasi 10 punti di vantaggio.
Il resto è cronaca recente. E’ destinato a durare? O sarà una meteora come in Sicilia, in altri tempi e con altre modalità, abbiamo avuto modo di vedere? Difficile, come sempre, fare previsioni. Ritengo che alla prossime regionali potrà ottenere un buon risultato e avere 4/5 deputati coi quali diventare interlocutore della futura coalizione vincente. Tranne che le liti, i veti incrociati, le inimicizie, i differenti interessi non creino una tale frammentazione che spiani la via allo sceriffo del Nisi verso Palazzo d’Orleans e la conquista del più antico Parlamento del mondo.
Se dovesse accadere, sarebbe opportuno proporre all’Accademia di Svezia la creazione di un nuovo Nobel da assegnare alla personalità che riesce a fare i miracoli.
Credo di non sbagliarmi ritenendo che più che un plebiscito per Basile e de Luca sia stato un plebiscito contro i potentati dei Genovese e degli altri politici che hanno governato per decenni senza risolvere un problema e pensando solo ai fatti loro.